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Rinuncia ricorso Cassazione: cosa succede?

Una società di costruzioni, dopo aver presentato ricorso in Cassazione per una controversia relativa a un contratto di appalto, ha deciso di ritirarlo. La controparte ha accettato la rinuncia. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La decisione chiarisce che, in caso di rinuncia al ricorso accettata, non vi è condanna alle spese e non si applica l’obbligo del versamento del doppio contributo unificato.

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Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Come e Perché si Estingue il Giudizio

La rinuncia al ricorso è un istituto processuale che consente di porre fine a una controversia in modo definitivo. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un’occasione preziosa per analizzare le conseguenze pratiche di questa scelta, in particolare per quanto riguarda le spese legali e il contributo unificato. Il caso in esame riguarda una disputa nata dall’esecuzione di un contratto d’appalto, ma i principi espressi sono applicabili a un’ampia gamma di contenziosi.

I Fatti di Causa: Dalla Richiesta di Pagamento alla Cassazione

La vicenda trae origine da una controversia legata all’esecuzione di un contratto di appalto. Una società di costruzioni aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per il pagamento del corrispettivo dovuto. La controparte si era opposta e il Tribunale di primo grado aveva accolto parzialmente l’opposizione, rideterminando la somma da pagare.

La Corte d’Appello, successivamente adita, aveva parzialmente riformato la decisione di primo grado. Insoddisfatta della sentenza d’appello, una delle società coinvolte, nel frattempo posta in liquidazione giudiziale, decideva di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, articolando tre distinti motivi di doglianza relativi a presunte violazioni di legge e omesso esame di fatti decisivi.

La Rinuncia al Ricorso e l’Impatto sul Processo

Il colpo di scena è avvenuto durante il giudizio di legittimità. La curatrice della liquidazione giudiziale della società ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso. Questo atto è stato prontamente accettato dalla controparte. Tale accordo tra le parti ha cambiato radicalmente le sorti del processo.

Di fronte alla rinuncia e alla successiva adesione, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prendere atto della volontà delle parti di porre fine alla lite. Conformemente a quanto previsto dal codice di procedura civile, ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio.

Le Motivazioni: Le Conseguenze Giuridiche della Rinuncia

La decisione della Corte si fonda su precise disposizioni normative e su consolidati orientamenti giurisprudenziali. L’estinzione del giudizio per rinuncia è disciplinata dall’art. 391, comma 1, del codice di procedura civile. Questo meccanismo processuale riflette il principio della disponibilità del processo, per cui le parti, di comune accordo, possono decidere di non proseguire il contenzioso.

Le due principali conseguenze pratiche, chiarite nell’ordinanza, sono di fondamentale importanza:

1. Nessuna Condanna alle Spese Legali: Quando la rinuncia viene accettata dalla controparte, si presume che le parti abbiano raggiunto un accordo anche sulla gestione delle spese. Pertanto, la Corte non emette alcun provvedimento in merito, lasciando che siano le parti a regolarle secondo i loro accordi. L’adesione alla rinuncia, infatti, preclude una decisione giurisdizionale sulle spese.

2. Inapplicabilità del Doppio Contributo Unificato: L’art. 13, comma 1-quater del d.p.r. 115/2002 prevede che la parte impugnante, se sconfitta, debba versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato già pagato. La Corte, citando un proprio precedente (Cass. n. 25485/2018), ha ribadito che questa norma non si applica nei casi di estinzione del giudizio. La ratio è che la norma sanziona la parte che ha proposto un’impugnazione infondata e che viene rigettata nel merito, non la parte che, per ragioni strategiche o di accordo, decide di abbandonare il giudizio.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Parti

L’ordinanza in esame conferma che la rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento efficace per chiudere definitivamente una lite, specialmente quando le prospettive di vittoria sono incerte o quando si raggiunge un accordo transattivo. La decisione di rinunciare, se accettata dalla controparte, cristallizza la situazione processuale e produce effetti vantaggiosi, come l’azzeramento del rischio di una condanna alle spese del giudizio di Cassazione e l’esclusione del pagamento del raddoppio del contributo unificato. Per le parti e i loro legali, è fondamentale conoscere queste implicazioni per valutare correttamente la strategia processuale più opportuna.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso per cassazione e l’altra accetta?
Il giudizio si estingue. La Corte di Cassazione prende atto della volontà delle parti di porre fine alla controversia e dichiara la chiusura del processo senza una decisione nel merito.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia accettata, chi paga le spese legali?
La Corte non emette alcun provvedimento sulle spese legali. L’adesione della controparte alla rinuncia preclude una pronuncia del giudice su questo punto, lasciando che le parti regolino la questione in base ai propri accordi.

La parte che rinuncia al ricorso deve pagare il “doppio contributo unificato”?
No. La declaratoria di estinzione del giudizio esclude l’applicazione della norma che obbliga la parte impugnante non vittoriosa a versare un’ulteriore somma pari al contributo unificato già versato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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