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Rinuncia al ricorso: come estingue il processo

Una curatela fallimentare agiva in giudizio per far dichiarare la simulazione assoluta di una vendita immobiliare. Dopo aver perso in primo e secondo grado, la società acquirente proponeva ricorso in Cassazione. Tuttavia, prima della decisione, la stessa società presentava una rinuncia al ricorso, che veniva accettata dalla controparte. La Corte di Cassazione, di conseguenza, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, senza pronunciarsi nel merito e senza regolare le spese, rendendo definitiva la sentenza d’appello.

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Rinuncia al Ricorso in Cassazione: il Caso della Simulazione di Vendita

Nel complesso mondo del diritto processuale, esistono meccanismi che possono porre fine a una controversia prima che si giunga a una sentenza definitiva. Uno di questi è la rinuncia al ricorso, un atto che, se accettato dalla controparte, determina l’estinzione del giudizio. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio pratico di come funziona questo istituto e quali sono le sue conseguenze, in un caso originato da un’azione per simulazione assoluta di una vendita immobiliare.

I Fatti del Caso

La vicenda ha inizio quando la curatela del fallimento della società “Beta S.r.l.” cita in giudizio la società “Alfa S.r.l.” dinanzi al Tribunale. L’obiettivo era ottenere una dichiarazione di simulazione assoluta, e di conseguenza di nullità, di un contratto di compravendita di un immobile. In pratica, la curatela sosteneva che la vendita fosse stata solo apparente e che le parti non avessero mai voluto trasferire realmente la proprietà del bene.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda, dichiarando l’atto di vendita simulato e quindi nullo e inefficace. La società Alfa, soccombente, decideva di appellare la decisione.

Il Giudizio d’Appello e il Ricorso in Cassazione

Anche la Corte d’Appello, tuttavia, dava torto alla società Alfa, rigettando il gravame e confermando integralmente la sentenza di primo grado. La Corte territoriale riteneva corretta la valutazione degli elementi probatori che avevano portato a qualificare la vendita come simulata.

Non dandosi per vinta, la società Alfa proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a tre motivi principali:
1. La violazione dell’art. 100 c.p.c., sostenendo che la curatela non avesse un reale “interesse ad agire”, data la presenza di un’ipoteca sul bene che avrebbe comunque vanificato i benefici di un’eventuale accoglimento della domanda.
2. La violazione dell’art. 132 c.p.c., lamentando una motivazione apparente e contraddittoria della Corte d’Appello sul mancato pagamento del prezzo di vendita.
3. La violazione degli artt. 2727 e 2729 c.c. (norme sulle presunzioni), affermando che la decisione fosse basata su presunzioni prive dei requisiti di gravità, precisione e concordanza.

La Sorprendente Rinuncia al Ricorso e l’Estinzione del Processo

Quando il caso sembrava destinato a una decisione di merito da parte della Suprema Corte, è avvenuto il colpo di scena. Con un atto notificato nel marzo 2024, la società ricorrente, Alfa S.r.l., ha formalmente dichiarato la propria rinuncia al ricorso. Pochi giorni dopo, la curatela della società Beta ha notificato l’accettazione di tale rinuncia.

Questo evento ha cambiato radicalmente le sorti del processo. La rinuncia agli atti del giudizio è un atto dispositivo con cui una parte manifesta la volontà di non proseguire la causa. Se, come in questo caso, la controparte accetta la rinuncia, l’effetto è l’estinzione immediata del processo.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia e della successiva accettazione, non ha potuto fare altro che applicare il combinato disposto degli articoli 390 e 391 del Codice di procedura civile. Questi articoli stabiliscono che la rinuncia, se accettata, estingue il processo. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato estinto il giudizio di legittimità.

Una delle conseguenze più rilevanti di questa decisione riguarda le spese processuali. La Corte ha specificato che, data l’adesione alla rinuncia, le spese del giudizio non dovevano essere regolate, lasciando che ogni parte sostenesse le proprie. Inoltre, è stato chiarito che non trova applicazione l’obbligo di versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto “doppio contributo”), previsto in caso di rigetto o inammissibilità del ricorso, poiché l’estinzione del processo è una fattispecie diversa.

Conclusioni

Questa ordinanza evidenzia l’importanza strategica della rinuncia al ricorso come strumento per chiudere definitivamente una lite. L’estinzione del giudizio di Cassazione comporta che la sentenza impugnata, quella della Corte d’Appello, diventi definitiva a tutti gli effetti. Nel caso specifico, la declaratoria di simulazione della vendita immobiliare è diventata incontestabile. La decisione dimostra come, anche nell’ultimo grado di giudizio, le parti possano scegliere di porre fine al contenzioso, evitando una pronuncia sul merito e regolando autonomamente le conseguenze economiche della chiusura del processo.

Cosa succede quando una parte rinuncia a un ricorso in Cassazione e l’altra parte accetta?
In base agli artt. 390 e 391 c.p.c., il processo si estingue. La Corte di Cassazione non entra nel merito della questione ma si limita a dichiarare l’estinzione del giudizio.

In caso di rinuncia al ricorso accettata, chi paga le spese legali?
Come specificato nell’ordinanza, a seguito dell’adesione alla rinuncia, le spese del giudizio non vengono regolate. Ciò significa che, di norma, ciascuna parte si fa carico delle proprie spese legali sostenute in quella fase processuale.

Dopo la rinuncia, è dovuto il pagamento del doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115/2002, non si applica in caso di estinzione del giudizio per rinuncia, ma solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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