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Rimborso spese legali: quando è dovuto? Analisi Cass.

Una cittadina, dopo aver versato una cospicua somma a un istituto di credito nell’ambito di una procedura esecutiva immobiliare, si vedeva costretta a richiedere la restituzione della cifra a seguito della decadenza dall’aggiudicazione. La Corte d’Appello negava il rimborso delle spese legali sostenute per ottenere tale restituzione. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribaltato questa decisione, stabilendo che le spese sostenute per ottenere un provvedimento di condanna alla restituzione costituiscono un danno emergente e devono essere rimborsate, chiarendo un importante principio sul rimborso spese legali.

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Rimborso spese legali: quando è dovuto? Analisi Cassazione

L’ordinanza in esame affronta una questione di notevole rilevanza pratica: la possibilità di ottenere il rimborso spese legali sostenute per recuperare una somma indebitamente trattenuta da un creditore. La vicenda, nata da una complessa operazione immobiliare, ha permesso alla Corte di Cassazione di chiarire importanti principi in materia di restituzione, interessi e risarcimento del danno, offrendo spunti fondamentali per chiunque si trovi in situazioni simili.

I fatti del caso: una complessa vicenda immobiliare

Una cittadina si era aggiudicata un immobile all’asta, versando una cospicua somma direttamente alla società creditrice procedente, come previsto dalla legge. Successivamente, veniva però dichiarata decaduta dall’aggiudicazione per il mancato versamento di alcuni oneri. A questo punto, chiedeva la restituzione della somma versata, ma la otteneva solo dopo tre anni e mezzo e a seguito di un ordine specifico del Giudice dell’esecuzione.

La cittadina decideva quindi di agire in giudizio contro la società creditrice per ottenere il risarcimento dei danni subiti, tra cui gli interessi per la tardiva restituzione e, punto cruciale, il rimborso delle spese legali sostenute per avviare il procedimento di recupero della somma.

La decisione della Corte d’Appello

In secondo grado, la Corte d’Appello accoglieva solo parzialmente le richieste della donna. Le riconosceva gli interessi sulla somma, ma solo a partire dalla data della domanda di restituzione al Giudice dell’esecuzione. Rigettava, invece, la richiesta di rimborso delle spese legali. Secondo i giudici d’appello, l’acquisizione della somma da parte della creditrice era inizialmente lecita e il ritardo nella restituzione era dovuto a una ‘protratta inerzia’ della stessa richiedente. Questa motivazione è stata il fulcro del successivo ricorso in Cassazione.

Il Rimborso spese legali e l’analisi della Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato attentamente il quinto motivo di ricorso, relativo proprio al negato rimborso spese legali. La ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse erroneamente respinto la sua domanda di risarcimento per i costi legali sostenuti per ottenere l’ordine di restituzione. La Cassazione ha ritenuto questo motivo fondato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo relativo al rimborso delle spese legali, operando una netta distinzione. Ha affermato che la statuizione della Corte d’Appello, pur essendo idonea a giustificare la decorrenza degli interessi dalla data della domanda (momento in cui viene meno la buona fede del creditore), era ‘del tutto erronea’ per quanto riguarda il rigetto della domanda di ristoro delle spese legali.

Secondo gli Ermellini, ‘le spese fatte per ottenere detto provvedimento sono infatti un danno emergente che, se sostenuto da una puntuale attività di allegazione e prova, spettavano alla ricorrente’. In altre parole, i costi legali affrontati per costringere la controparte a restituire una somma non più dovuta non sono una conseguenza dell’inerzia del richiedente, ma un danno diretto causato dal comportamento della parte che ha trattenuto il denaro. Questo ha portato alla cassazione della sentenza impugnata su questo punto, con rinvio alla Corte d’Appello per una nuova valutazione e per la liquidazione delle spese.

Conclusioni: Implicazioni pratiche della sentenza

La decisione della Cassazione stabilisce un principio fondamentale: quando si è costretti a ricorrere a un avvocato per ottenere la restituzione di una somma che la controparte è legalmente tenuta a versare, i costi legali sostenuti non sono una mera spesa accessoria, ma un vero e proprio ‘danno emergente’. Questo danno deve essere risarcito dalla parte inadempiente. Questa pronuncia rafforza la tutela del creditore di una prestazione restitutoria, chiarendo che il diritto a riottenere quanto versato deve essere pieno ed effettivo, includendo anche i costi necessari per far valere tale diritto in giudizio.

Quando iniziano a decorrere gli interessi su una somma da restituire a seguito della risoluzione di un contratto o di una decadenza?
Secondo la Corte, gli interessi decorrono dal momento della domanda di restituzione, poiché è da quella data che viene meno la buona fede del soggetto che ha ricevuto il pagamento (l’accipiens), il quale non può più disconoscere che il pagamento è diventato indebito.

Le spese legali sostenute per ottenere la restituzione di una somma sono rimborsabili?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che le spese legali affrontate per ottenere un provvedimento giudiziale di condanna alla restituzione costituiscono un ‘danno emergente’. Pertanto, se adeguatamente provate, devono essere rimborsate dalla parte che ha trattenuto illegittimamente la somma.

Cosa si intende per ‘buona fede’ del creditore che riceve un pagamento?
La buona fede è intesa in senso soggettivo, come l’ignoranza (anche se dovuta a colpa grave) dell’effettiva situazione giuridica. Si presume fino a prova contraria. Nel caso di una somma da restituire, la buona fede cessa con la domanda giudiziale di restituzione, perché da quel momento il creditore è reso consapevole del suo obbligo restitutorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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