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Riduzione fideiussione sproporzionata: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che i garanti hanno diritto alla riduzione della fideiussione quando questa risulta manifestamente sproporzionata rispetto al debito residuo. In un caso riguardante un mutuo edilizio parzialmente estinto, la Corte ha cassato la decisione d’appello che negava la riduzione, criticandone la motivazione come carente e illogica per non aver adeguatamente giustificato il divario tra la garanzia di 700.000 euro e il debito principale di circa 414.000 euro. La Corte ha sottolineato la necessità di una motivazione concreta che vada oltre il generico richiamo a ‘interessi e spese’.

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Riduzione Fideiussione: Quando la Garanzia Supera il Debito, il Giudice Deve Intervenire

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 16552/2024 offre un importante chiarimento sul diritto alla riduzione fideiussione quando l’obbligazione principale si è notevolmente ridotta. La pronuncia stabilisce che i giudici di merito non possono rigettare tale richiesta con motivazioni generiche o apparenti, ma devono fornire una spiegazione logica e concreta, specialmente in presenza di un’evidente sproporzione tra la garanzia e il debito residuo. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti di Causa

Nel 2002, una società costruttrice ottiene da una banca un mutuo di 700.000 euro per la realizzazione di un immobile. A garanzia del finanziamento, vengono iscritte un’ipoteca per 1,4 milioni di euro e prestate tre fideiussioni personali per un massimale di 700.000 euro ciascuna.

Una volta ultimati i lavori, la società vende alcuni appartamenti e gli acquirenti si accollano le rispettive quote di mutuo. Di conseguenza, il debito residuo della società verso la banca scende a circa 178.000 euro.

A fronte di questa significativa riduzione del debito, la società e i suoi fideiussori chiedono alla banca di ridurre proporzionalmente sia l’ipoteca che le garanzie fideiussorie. La banca, tuttavia, rifiuta e continua a segnalare alla Centrale Rischi l’intero importo delle garanzie, limitando di fatto l’accesso al credito per i garanti.

Il Percorso Giudiziario e la questione della riduzione fideiussione

Il Tribunale di primo grado accoglie solo parzialmente le richieste, ordinando la riduzione dell’ipoteca a 800.000 euro ma rigettando la domanda di riduzione delle fideiussioni e quella di risarcimento danni.

La Corte d’Appello conferma la decisione, sostenendo che la società non aveva provato che l’accollo del mutuo da parte degli acquirenti fosse di natura liberatoria. Per quanto riguarda le fideiussioni, la Corte ritiene che non vi fosse un “sostanziale divario” tra il massimale garantito (700.000 euro) e l’obbligazione principale (quantificata in circa 414.000 euro), poiché a quest’ultima andavano aggiunti “interessi, spese ed oneri accessori”.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla riduzione fideiussione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ribalta la decisione d’appello limitatamente alla richiesta di riduzione fideiussione.

La Suprema Corte accoglie il motivo di ricorso dei fideiussori, censurando la motivazione della Corte territoriale come gravemente carente, al punto da scendere al di sotto del “minimo costituzionale”. Secondo gli Ermellini, affermare che non esiste un divario sostanziale tra un debito di 414.000 euro e una garanzia di 700.000 euro, giustificandolo con un generico riferimento a “interessi e spese” non provati né quantificati, rende la decisione “inspiegabile” e priva di fondamento logico.

Le Motivazioni

La Cassazione ha chiarito che, sebbene la garanzia fideiussoria copra capitale, interessi e spese, il giudice che nega la riduzione di fronte a una palese sproporzione ha l’obbligo di spiegare concretamente perché tale sproporzione non sussiste. Non è sufficiente un vago richiamo a oneri accessori futuri e incerti. La Corte d’Appello avrebbe dovuto verificare l’esistenza e l’ammontare di tali oneri (ad esempio, interessi di mora o spese esecutive), ma non lo ha fatto, né dagli atti risultava alcuna prova in tal senso.
Questa omissione ha reso la motivazione meramente apparente, violando il diritto a una decisione comprensibile e logicamente fondata. La Corte ha quindi cassato la sentenza su questo punto, rinviando la causa a un’altra sezione della Corte d’Appello per una nuova valutazione che sani il vizio motivazionale riscontrato.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio fondamentale di correttezza e proporzionalità nei rapporti di garanzia. I fideiussori non sono tenuti a rimanere vincolati da garanzie palesemente eccessive rispetto a un debito che si è ridotto nel tempo. La richiesta di riduzione fideiussione è un diritto legittimo e i giudici devono valutarla con rigore, fondando le loro decisioni su elementi concreti e provati. Una motivazione generica o illogica non è sufficiente a giustificare il mantenimento di un onere sproporzionato a carico del garante.

Quando un garante può chiedere la riduzione della fideiussione?
Un garante può chiedere la riduzione della fideiussione quando l’obbligazione principale garantita si è notevolmente ridotta, creando una manifesta sproporzione tra l’importo massimo garantito e il debito effettivamente residuo.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello sulle fideiussioni?
La Cassazione ha annullato la decisione perché la motivazione era insufficiente e illogica, scendendo al di sotto del “minimo costituzionale”. La Corte d’Appello non ha spiegato in modo concreto e comprensibile perché una garanzia di 700.000 euro non fosse sproporzionata rispetto a un debito di circa 414.000 euro, limitandosi a un generico riferimento a “interessi e spese” non provati né quantificati.

L’assunzione del debito da parte di un terzo (accollo) libera automaticamente il debitore originario?
No. Come confermato dalla sentenza, l’accollo del debito libera il debitore originario solo se è di tipo “liberatorio”, ovvero se il creditore ha espressamente dichiarato di liberarlo. In assenza di tale dichiarazione, l’accollo è “cumulativo” e il debitore originario resta obbligato insieme al nuovo debitore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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