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Riduzione della penale: quando il giudice non interviene

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società sanitaria che chiedeva la riduzione della penale per il ritardo nella riconsegna di un immobile. La Corte ha stabilito che, sebbene il potere di riduzione sia esercitabile d’ufficio, la richiesta deve essere supportata da argomentazioni specifiche e pertinenti, non essendo sufficiente la mera allegazione dell’assenza di danno per la controparte o il fatto che quest’ultima svolgesse la propria attività altrove.

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Riduzione della Penale: La Cassazione Chiarisce i Limiti del Potere del Giudice

La clausola penale è uno strumento contrattuale fondamentale per predeterminare il risarcimento in caso di ritardo o inadempimento. Tuttavia, la legge prevede la possibilità di una riduzione della penale quando questa risulti manifestamente eccessiva. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha delineato con precisione i limiti di questo potere del giudice, anche quando esercitabile d’ufficio, sottolineando l’importanza di argomentazioni concrete e pertinenti da parte di chi la richiede.

I Fatti di Causa: Un Ritardo nella Riconsegna dell’Immobile

Una società operante nel settore sanitario, a seguito di lavori di manutenzione straordinaria che interessavano l’intero edificio in cui aveva in locazione alcuni locali, stipulava un accordo con un centro diagnostico, a sua volta locatario di una porzione minore dello stesso stabile. L’accordo prevedeva la riconsegna dei locali rinnovati entro 45 giorni, con l’applicazione di una penale giornaliera di 77,50 euro, fino a un massimo di 27.800,00 euro, per ogni giorno di ritardo.

Il centro diagnostico, lamentando un ritardo di 233 giorni, otteneva un decreto ingiuntivo per una somma complessiva di 43.503,00 euro. La società sanitaria si opponeva, sostenendo che la penale fosse infondata poiché il centro aveva trasferito la propria attività altrove, non subendo di fatto alcun danno. Il Tribunale accoglieva l’opposizione, ma la Corte d’Appello ribaltava la decisione, condannando la società sanitaria al pagamento della penale.

La Decisione della Corte e la Riduzione della Penale

La società sanitaria proponeva ricorso per cassazione, lamentando principalmente due aspetti: una valutazione errata delle prove e, soprattutto, la mancata applicazione del potere del giudice di ridurre la penale ai sensi dell’art. 1384 c.c. Secondo la ricorrente, il giudice avrebbe dovuto ridurre la penale, poiché il suo ammontare era sproporzionato e ingiustificato, configurando una sorta di danno punitivo.

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sulla questione della riduzione della penale.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha ritenuto il primo motivo di ricorso inammissibile in quanto mirava a una rivalutazione dei fatti e delle prove, attività preclusa nel giudizio di legittimità. Il giudice di merito aveva solidamente motivato la sua decisione, evidenziando la mancanza di prove circa un invito formale o informale a riprendere possesso dei locali, confermando così il ritardo nella riconsegna.

Sul secondo motivo, cuore della controversia, la Cassazione ha precisato che la richiesta di riduzione della penale era stata formulata in modo apodittico. La ricorrente si era limitata a postulare che il potere di riduzione dovesse essere esercitato perché la controparte aveva continuato a svolgere la sua attività in un “diverso centro operativo”. La Corte ha giudicato questa argomentazione irrilevante. Anche se il potere di riduzione è esercitabile d’ufficio, non si può prescindere da una prospettazione di fatti specifici e pertinenti. La circostanza che la parte creditrice operasse anche altrove è stata considerata del tutto estranea al rapporto contrattuale in questione e, quindi, inidonea a giustificare una riduzione della penale pattuita per il ritardo nella consegna di quello specifico immobile.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione ribadisce un principio fondamentale: la riduzione della penale, pur essendo un potere esercitabile d’ufficio dal giudice per ricondurre il contratto a equità, non può basarsi su allegazioni generiche o fatti estranei al rapporto contrattuale. La parte che invoca la riduzione, o il giudice che intende disporla, deve fondare la propria valutazione su elementi concreti che dimostrino la manifesta eccessività della penale rispetto all’interesse che il creditore aveva all’adempimento. Non è sufficiente affermare che il creditore non ha subito un danno effettivo, in quanto la funzione della penale è proprio quella di predeterminare forfettariamente il risarcimento, esonerando il creditore dall’onere di provare l’esatto ammontare del pregiudizio subito. Pertanto, per ottenere una riduzione, è necessario fornire argomenti specifici che attengano all’equilibrio contrattuale tra le parti.

È sufficiente affermare che la controparte non ha subito danni per ottenere la riduzione della penale?
No. Secondo la Corte, la funzione della penale è quella di esonerare la parte dalla prova sull’esistenza e l’ammontare del danno. La mera allegazione che la controparte non abbia subito danni, o che abbia trasferito la propria attività, non è un argomento sufficiente a giustificare la riduzione.

Il potere del giudice di ridurre la penale può essere esercitato senza alcuna specifica allegazione da parte dell’interessato?
Sebbene il potere sia esercitabile anche d’ufficio, la Corte ha chiarito che non può basarsi su una postulazione apodittica. Devono essere prospettati fatti ed elementi concreti e pertinenti al rapporto contrattuale che dimostrino la manifesta eccessività della penale, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

Il fatto che la parte creditrice abbia continuato la propria attività in un’altra sede è rilevante ai fini della riduzione della penale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che si tratta di una circostanza del tutto estranea al rapporto contrattuale tra le parti e, pertanto, non può essere utilizzata come elemento per giustificare la riduzione della penale dovuta per il ritardo nella riconsegna di uno specifico immobile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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