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Ricorso straordinario: inammissibile se non decisorio

Due promissari acquirenti hanno presentato un ricorso straordinario contro un decreto che autorizzava un curatore fallimentare a registrare un trasferimento immobiliare. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’appello inammissibile, ribadendo che tale rimedio è valido solo contro atti decisori che incidono su diritti soggettivi, e non contro provvedimenti meramente ordinatori come quello in esame.

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Ricorso Straordinario: Quando è Ammissibile?

Il ricorso straordinario per Cassazione, previsto dall’articolo 111 della Costituzione, rappresenta un fondamentale strumento di tutela. Tuttavia, la sua applicazione è soggetta a limiti precisi, come chiarito da una recente ordinanza della Suprema Corte. Il caso analizzato riguarda l’inammissibilità di un ricorso avverso un provvedimento del giudice delegato in ambito fallimentare, ritenuto di natura puramente ordinatoria e non decisoria. Questa pronuncia offre spunti essenziali per comprendere la differenza tra atti che gestiscono la procedura e atti che decidono sui diritti.

I Fatti del Caso: L’Acquisto Immobiliare e il Fallimento del Venditore

La vicenda ha origine dalla stipula di un contratto preliminare di compravendita immobiliare. I promissari acquirenti, dopo aver ottenuto una sentenza favorevole dalla Corte d’Appello che disponeva il trasferimento della proprietà in loro favore (ex art. 2932 c.c.), si sono trovati di fronte al fallimento della società venditrice. La sentenza subordinava l’effetto traslativo al pagamento del saldo prezzo, che gli acquirenti hanno regolarmente versato nelle casse della curatela fallimentare.

Successivamente, il giudice delegato al fallimento ha autorizzato il curatore a compiere gli atti necessari per rendere effettivo il trasferimento: annotare la sentenza nei Registri Immobiliari e l’avveramento della condizione sospensiva (il pagamento). Gli acquirenti, tuttavia, hanno proposto reclamo contro tale provvedimento, lamentando presunti inadempimenti da parte degli organi della procedura. Il Tribunale ha respinto il reclamo, sostenendo che le doglianze avrebbero dovuto essere fatte valere attraverso la procedura di ammissione al passivo fallimentare.

La Decisione sul Ricorso Straordinario

Contro la decisione del Tribunale, gli acquirenti hanno proposto ricorso straordinario per Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su un principio consolidato della propria giurisprudenza.

Il ricorso straordinario è ammissibile solo contro provvedimenti che possiedono due caratteristiche fondamentali:
1. Definitività: non devono essere impugnabili con altri mezzi ordinari.
2. Decisorietà: devono incidere su diritti soggettivi con efficacia di giudicato, risolvendo una controversia.

Nel caso di specie, il provvedimento impugnato si limitava ad autorizzare il curatore a dare esecuzione a una sentenza già passata in giudicato. Non risolveva alcuna controversia né statuiva su diritti soggettivi. Si trattava, pertanto, di un atto meramente ordinatorio, finalizzato a regolare l’iter procedurale per la trascrizione dell’atto di trasferimento.

Le Motivazioni della Suprema Corte: la Natura non Decisoria del Provvedimento

La Corte ha sottolineato che il decreto del giudice delegato, e di conseguenza quello del Tribunale che lo ha confermato, era privo di valenza decisoria. L’atto non precludeva agli acquirenti di far valere le loro eventuali pretese (ad esempio, per inadempimenti del curatore) nelle sedi appropriate. La Suprema Corte ha infatti confermato la correttezza della pronuncia del Tribunale laddove indicava la via corretta da seguire: l’insinuazione al passivo fallimentare. Le questioni relative a presunti diritti soggettivi nei confronti della procedura esulavano completamente dall’ambito del reclamo contro un atto di natura gestoria.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione riafferma un principio cruciale: non tutti i provvedimenti emessi nell’ambito di una procedura concorsuale sono impugnabili con il ricorso straordinario per Cassazione. È fondamentale distinguere tra atti gestionali/ordinatori, che si limitano a regolare lo svolgimento della procedura, e atti decisori, che risolvono controversie su diritti. Per i creditori o i terzi che vantano pretese nei confronti di un fallimento, la via maestra per la tutela dei propri diritti rimane quella dell’ammissione allo stato passivo. Agire con lo strumento processuale sbagliato, come in questo caso, conduce a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente dispendio di tempo e risorse.

Quando è ammissibile un ricorso straordinario per cassazione?
È ammissibile solo se il provvedimento impugnato ha natura sia definitiva (cioè non altrimenti impugnabile) sia decisoria, ovvero capace di incidere su situazioni di diritto sostanziale con l’efficacia del giudicato.

Un provvedimento che autorizza il curatore fallimentare a trascrivere una sentenza è di natura decisoria?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che si tratta di un provvedimento di natura meramente ordinatoria, poiché si limita a dare esecuzione a una decisione già presa e non risolve alcuna controversia su diritti soggettivi.

Come devono essere fatte valere le pretese creditorie, come quelle per inadempimento del curatore, nei confronti di una procedura fallimentare?
Secondo la sentenza, tali pretese devono essere fatte valere attraverso il procedimento di ammissione dei crediti allo stato passivo, e non tramite reclamo contro atti ordinatori del giudice delegato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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