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Ricorso per Cassazione: quando è improcedibile?

La Cass. Civ., Sez. II, n. 7671 del 19/03/2019, dichiara il ricorso per cassazione improcedibile perché il ricorrente, pur allegando la notifica della sentenza impugnata, non ha depositato la copia autentica con la relata di notifica. La Corte ribadisce che tale onere è inderogabile per dimostrare la tempestività dell’impugnazione secondo il termine breve.

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Introduzione: l’importanza degli adempimenti formali

Nel complesso mondo del diritto processuale, la forma è spesso sostanza. Un errore, anche apparentemente banale, può avere conseguenze fatali per l’esito di una causa. La sentenza della Corte di Cassazione, Sezione II Civile, n. 7671 del 19 marzo 2019, offre un esempio lampante di come il mancato rispetto di un onere formale possa portare a un ricorso per cassazione improcedibile, precludendo ogni possibilità di esame nel merito. Questo caso sottolinea l’importanza di un adempimento cruciale: il deposito della copia notificata della sentenza impugnata.

I fatti di causa

La vicenda ha origine da un verbale di contravvenzione notificato a un cittadino, il quale decide di opporsi dinanzi al Giudice di Pace. Il ricorso viene però rigettato. L’interessato propone appello al Tribunale, ma anche questo viene dichiarato inammissibile perché depositato tardivamente rispetto ai termini di legge.

Non dandosi per vinto, il cittadino presenta ricorso alla Corte di Cassazione. Nel suo atto, egli stesso dichiara che la sentenza del Tribunale gli era stata notificata in una data specifica. Questo dettaglio, apparentemente innocuo, si rivelerà decisivo.

La questione: quando un ricorso per cassazione è improcedibile?

Il fulcro della decisione della Cassazione non riguarda il merito della multa, ma una questione puramente processuale. Il Procuratore Generale eccepisce l’improcedibilità del ricorso. Il motivo? Il ricorrente, pur avendo affermato che la sentenza di secondo grado gli era stata notificata, non ha depositato in Cassazione la copia autentica di tale sentenza munita della relativa relata di notificazione.

Questo adempimento è previsto dall’art. 369, comma 2, n. 2, del codice di procedura civile. La norma impone al ricorrente di depositare, a pena di improcedibilità, proprio la copia autentica della sentenza impugnata con la relazione di notificazione, se avvenuta. Lo scopo è permettere alla Corte di verificare d’ufficio la tempestività del ricorso rispetto al cosiddetto ‘termine breve’ di 60 giorni, che decorre proprio dalla data di notifica.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte Suprema accoglie l’eccezione del Procuratore e dichiara il ricorso improcedibile.

Le motivazioni

La Corte, richiamando un principio consolidato e affermato dalle Sezioni Unite (in particolare con la sentenza n. 9005/2009), spiega che l’onere di depositare la sentenza notificata non è un mero formalismo. È un presupposto processuale essenziale, funzionale a tutelare l’esigenza pubblicistica del rispetto del giudicato formale. In altre parole, serve a garantire la certezza del diritto.

Se il ricorrente stesso ammette (o se comunque risulta dagli atti) che la notifica è avvenuta, scatta il termine breve per impugnare. Per dimostrare di averlo rispettato, egli ha l’onere inderogabile di produrre la prova documentale, ovvero la copia notificata della sentenza. La Corte non può sopperire a questa mancanza:

1. Non può cercarla d’ufficio nel fascicolo del giudizio precedente.
2. Non può basarsi sulle produzioni della controparte, che in questo caso, peraltro, non si è nemmeno costituita.

Il ricorrente ha dichiarato che la sentenza era stata notificata il 7 novembre 2014, ma ha avviato la notifica del suo ricorso per cassazione solo il 5 maggio 2015, ben oltre il termine breve di 60 giorni. Non avendo fornito la prova della notifica, non era possibile per la Corte verificare se, per qualche motivo, il termine fosse stato rispettato. Di fronte a questa omissione, l’unica conseguenza possibile è la declaratoria di improcedibilità.

Le conclusioni

La sentenza n. 7671/2019 è un severo monito sull’importanza della diligenza processuale. Dimostra che nel giudizio di cassazione, gli adempimenti formali sono presidiati da sanzioni rigorose. Allegare la notifica della sentenza impugnata fa scattare un onere probatorio non eludibile. Omettere il deposito della copia autentica con la relata di notificazione equivale a non mettere la Corte nelle condizioni di poter decidere, con la conseguenza che il ricorso verrà dichiarato improcedibile, senza alcuna valutazione sulle ragioni di merito. Per gli avvocati, la lezione è chiara: la preparazione del ricorso per cassazione richiede un’attenzione meticolosa ai dettagli documentali, pena l’esito infausto del giudizio.

Cosa succede se nel ricorso per cassazione affermo che la sentenza mi è stata notificata ma non deposito la copia con la relata di notifica?
Il ricorso viene dichiarato improcedibile. L’affermazione della notifica fa scattare l’onere di provarla documentalmente per consentire alla Corte di verificare il rispetto del termine breve di impugnazione (60 giorni). La mancanza di tale prova è un vizio insanabile.

Perché il mancato deposito della sentenza notificata rende il ricorso per cassazione improcedibile?
Perché impedisce alla Corte di Cassazione di svolgere il suo compito di verificare d’ufficio un presupposto processuale fondamentale: la tempestività dell’impugnazione. Questo controllo è posto a presidio della certezza del diritto e del principio del giudicato formale.

La Corte di Cassazione può cercare d’ufficio la prova della notifica se il ricorrente non la fornisce?
No. La giurisprudenza costante, confermata dalle Sezioni Unite, stabilisce che l’onere di depositare la copia notificata è a carico esclusivo del ricorrente e la Corte non può sopperire alla sua inerzia, né cercandola nel fascicolo d’ufficio né basandosi su eventuali produzioni della controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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