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Ricorso per cassazione: inammissibile se non specifico

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un istituto di credito contro una società debitrice. La decisione si fonda sul principio di autosufficienza: il ricorso per cassazione non era sufficientemente dettagliato, non permettendo alla Corte di valutare la fondatezza delle censure senza dover consultare altri atti. Il caso verteva sulla validità di un pignoramento immobiliare basato su un contratto di mutuo, la cui prova di erogazione non era stata, secondo la Corte d’Appello, correttamente notificata.

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Ricorso per Cassazione Inammissibile: L’Importanza della Specificità

L’ordinanza in esame offre una lezione fondamentale sulla redazione del ricorso per cassazione, evidenziando come la mancata osservanza del principio di autosufficienza possa portare a una declaratoria di inammissibilità, vanificando le ragioni del ricorrente. Analizziamo una vicenda che, partita da un pignoramento immobiliare, si è conclusa con una pronuncia puramente processuale della Suprema Corte, senza entrare nel merito della questione.

I Fatti di Causa: Dal Pignoramento alla Corte d’Appello

Tutto ha inizio quando un istituto di credito notifica un atto di pignoramento immobiliare a una società operante nel settore ittico, sulla base di un contratto di mutuo ipotecario fondiario. La società debitrice si oppone all’esecuzione forzata, sostenendo, tra le altre cose, l’invalidità del titolo esecutivo. Secondo la società, il contratto di mutuo da solo non era sufficiente, in quanto non era stato notificato unitamente alla quietanza, ovvero la prova dell’effettiva erogazione della somma.

Il Tribunale di primo grado rigetta l’opposizione, ritenendo valido il titolo. Tuttavia, la Corte d’Appello ribalta la decisione: accoglie l’appello della società debitrice, dichiarando l’insussistenza del diritto del creditore a procedere con l’esecuzione forzata proprio per la carenza di un valido titolo esecutivo, poiché la quietanza non risultava allegata al mutuo notificato.

Il Ricorso per Cassazione e le Argomentazioni del Creditore

L’istituto di credito, non accettando la sentenza di secondo grado, presenta ricorso per cassazione basato su tre motivi principali. In sintesi, la società creditrice sosteneva che:
1. La Corte d’Appello aveva errato nel non considerare che l’atto di erogazione e quietanza era stato comunque prodotto nel corso del giudizio di primo grado, formando così un titolo esecutivo valido.
2. Il contratto di mutuo, integrato dalla successiva quietanza, possedeva tutti i requisiti di legge per essere considerato un titolo esecutivo valido ai sensi dell’art. 474 c.p.c.
3. L’eventuale omessa notifica della quietanza costituiva un vizio formale da far valere con un’opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.), soggetta a un termine perentorio, e non con un’opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.).

Le Motivazioni della Suprema Corte: Il Principio di Autosufficienza

La Corte di Cassazione, però, non arriva neppure a esaminare il merito di tali questioni. Dichiara il ricorso inammissibile per un vizio preliminare e fondamentale: la violazione del principio di autosufficienza.

Questo principio, codificato nell’articolo 366 del codice di procedura civile, impone che il ricorso debba contenere tutti gli elementi necessari a comprendere le critiche mosse alla sentenza impugnata, senza che il giudice debba cercare informazioni altrove. Il ricorrente deve, in pratica, mettere la Corte nelle condizioni di decidere leggendo il solo ricorso e la sentenza impugnata.

Nel caso specifico, la società creditrice ha fallito proprio in questo. Pur affermando che la quietanza era stata prodotta in giudizio, non ha specificato nel ricorso in modo chiaro e puntuale:
– Se la quietanza fosse stata allegata fin dall’inizio all’atto di precetto notificato.
– In quale precisa fase del giudizio di primo grado fosse stata depositata.
– Se tale documentazione fosse stata ritualmente sottoposta anche alla Corte d’Appello.

La Corte sottolinea che il ricorrente si è limitato a generici riferimenti a documenti presenti nel fascicolo di primo grado, senza però riportarne il contenuto rilevante e senza descrivere compiutamente la sequenza processuale. Questa carenza espositiva ha impedito alla Cassazione di verificare la fondatezza delle censure, rendendo il ricorso per cassazione non autosufficiente e, quindi, inammissibile.

Le Conclusioni: Una Lezione di Tecnica Processuale

La decisione in commento è un monito per ogni professionista legale. Non basta avere ragione nel merito; è indispensabile saper articolare le proprie difese rispettando le rigide regole processuali, specialmente nel giudizio di legittimità. Il principio di autosufficienza non è un mero formalismo, ma una garanzia per il corretto funzionamento della Corte di Cassazione, che deve potersi concentrare sulla sua funzione di nomofilachia (assicurare l’uniforme interpretazione della legge) senza perdersi nella ricostruzione di fatti e atti processuali che il ricorrente ha l’onere di esporre con chiarezza e completezza.

Perché il ricorso dell’istituto di credito è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per violazione del principio di autosufficienza. La società ricorrente non ha fornito nel ricorso tutti gli elementi necessari per permettere alla Corte di Cassazione di valutare le sue censure, omettendo di specificare in modo puntuale dove e quando i documenti chiave (come la quietanza di erogazione del mutuo) fossero stati prodotti nei precedenti gradi di giudizio.

Cosa si intende per ‘principio di autosufficienza’ del ricorso per cassazione?
È un principio fondamentale secondo cui il ricorso deve essere ‘autosufficiente’, cioè deve contenere una descrizione chiara e completa dei fatti di causa, degli atti processuali rilevanti e del contenuto dei documenti su cui si fonda, in modo che la Corte possa decidere la questione di diritto senza dover consultare il fascicolo processuale.

Un contratto di mutuo è sempre un titolo esecutivo valido per avviare un pignoramento?
Secondo l’orientamento della Corte d’Appello citato nella sentenza, un contratto di mutuo può non essere considerato un titolo esecutivo valido se non è accompagnato dalla prova dell’effettiva erogazione della somma (la quietanza). Se la somma non è immediatamente disponibile per il mutuatario, il contratto da solo non basta. La Cassazione, dichiarando il ricorso inammissibile, non si è pronunciata nel merito di questa specifica questione nel caso in esame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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