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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo rigetta

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3125/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un proprietario terriero contro un ente pubblico per un caso di occupazione illegittima. La decisione si fonda su vizi procedurali: i motivi di ricorso erano formulati in modo confuso e cumulativo, mescolando diverse tipologie di censure. Inoltre, il ricorrente aveva erroneamente impugnato parti della decisione precedente già passate in giudicato. La Corte ha ribadito che un ricorso inammissibile non può essere esaminato nel merito, sottolineando l’importanza del rigore formale nella redazione degli atti di impugnazione.

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Ricorso inammissibile: lezioni dalla Cassazione su come non impugnare una sentenza

Presentare un ricorso in Cassazione richiede rigore e precisione. Un errore nella formulazione dei motivi può portare a una declaratoria di ricorso inammissibile, vanificando le ragioni del cliente. L’ordinanza n. 3125/2024 della Suprema Corte offre un chiaro esempio di come la confusione e la mancanza di specificità nelle censure possano essere fatali. Analizziamo un caso complesso di risarcimento danni per occupazione illegittima di un terreno per comprendere gli errori da evitare.

I Fatti: una lunga battaglia legale per un terreno occupato

La vicenda giudiziaria ha origine dalla richiesta di risarcimento di un privato cittadino nei confronti di un ente pubblico per l’occupazione illegittima di una porzione del suo fondo, trasformata irreversibilmente per la realizzazione di un’opera pubblica.

Il percorso legale è stato lungo e tortuoso:
1. Primo Grado: Il Tribunale riconosce l’occupazione usurpativa e condanna l’ente a un cospicuo risarcimento.
2. Primo Appello (2013): La Corte d’Appello riduce drasticamente il risarcimento, basandosi su una valutazione del terreno come meramente agricolo.
3. Prima Cassazione (2018): La Suprema Corte accoglie il ricorso del proprietario, cassando la sentenza d’appello. Il motivo? La corte territoriale non aveva considerato le potenziali ‘utilizzazioni intermedie’ del terreno (es. parcheggi, attività commerciali), che ne avrebbero aumentato il valore di mercato. Il caso viene quindi rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.
4. Giudizio di Rinvio (2022): La Corte d’Appello, dopo una nuova Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), liquida un importo superiore a quello del 2013 ma inferiore a quello del primo grado. Contro questa decisione, il proprietario propone un nuovo ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione: Ricorso Inammissibile su Tutta la Linea

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato l’intero ricorso inammissibile. Ciò significa che i giudici non sono entrati nel merito delle questioni sollevate, ma le hanno respinte per motivi puramente procedurali. Vediamo nel dettaglio le ragioni di questa drastica decisione.

Le Motivazioni: perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile

La Corte ha smontato punto per punto i quattro motivi di ricorso, evidenziando difetti strutturali che ne hanno impedito l’esame.

Primo e Secondo Motivo: la confusione dei motivi di ricorso

Il ricorrente aveva formulato i primi due motivi in modo cumulativo, mescolando insieme diverse tipologie di censure previste dall’art. 360 c.p.c. (violazione di legge, vizio di motivazione, omesso esame di un fatto decisivo). La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: ogni censura deve essere articolata in un motivo distinto e specifico. La sovrapposizione e la confusione dei profili di doglianza rendono il motivo generico e, quindi, inammissibile. La critica alla CTU, inoltre, non può configurarsi come ‘omesso esame di un fatto decisivo’ se il giudice ha comunque esaminato e motivato la sua adesione alle conclusioni del perito.

Terzo Motivo: l’errata interpretazione del giudicato e del giudizio di rinvio

Il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello in sede di rinvio non avesse liquidato i danni relativi alla porzione di fondo rimasta di sua proprietà. L’errore è stato non comprendere la portata della precedente sentenza di Cassazione. Quest’ultima aveva annullato la decisione del 2013 solo per la parte relativa al calcolo del risarcimento del terreno occupato. Le statuizioni sui danni alla parte residua, non essendo state oggetto di quella impugnazione, erano diventate definitive (‘passate in giudicato’). Di conseguenza, il giudice del rinvio non poteva, e non doveva, riesaminare quella parte della controversia.

Quarto Motivo: la genericità della censura sul compenso del CTU

L’ultimo motivo riguardava la liquidazione del compenso al CTU, avvenuta con un decreto successivo alla sentenza. Anche in questo caso, il ricorso è stato giudicato inammissibile per genericità. Il ricorrente non aveva descritto adeguatamente il contenuto del decreto impugnato né le fasi del procedimento di liquidazione, violando il principio di autosufficienza del ricorso per cassazione, che impone di fornire alla Corte tutti gli elementi necessari per decidere, senza che debba cercarli altrove.

Conclusioni: implicazioni pratiche per l’avvocato e il cittadino

Questa ordinanza è un monito sull’importanza del rigore tecnico-giuridico nella redazione di un ricorso per cassazione. Un ricorso inammissibile non è solo una sconfitta processuale, ma la chiusura definitiva a ogni possibilità di far valere le proprie ragioni nel merito. Le lezioni che possiamo trarre sono chiare:

* Specificità dei motivi: Ogni motivo deve affrontare una singola e ben definita censura, senza mescolare violazioni di natura diversa.
* Comprensione del giudicato: È cruciale individuare esattamente quali parti di una sentenza sono definitive e quali possono ancora essere oggetto di discussione, specialmente in un giudizio di rinvio.
* Autosufficienza: Il ricorso deve contenere tutti gli elementi di fatto e di diritto necessari a sostenere le proprie tesi, senza fare rinvii generici ad altri atti.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile principalmente per vizi procedurali. I motivi erano formulati in modo confuso, sovrapponendo diverse tipologie di censure (es. violazione di legge e vizio di motivazione) in un unico blocco. Inoltre, alcune censure erano generiche e altre riguardavano parti della sentenza precedente che erano già diventate definitive e non potevano essere riesaminate.

Cosa significa che una parte della sentenza precedente era ‘passata in giudicato’?
Significa che quella specifica statuizione della sentenza d’appello del 2013 (in questo caso, quella relativa ai danni sulla porzione residua del terreno) non era stata annullata dalla prima sentenza della Cassazione. Di conseguenza, era diventata definitiva e vincolante, e il giudice del rinvio non aveva il potere di modificarla o riesaminarla.

È possibile criticare la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) in un ricorso per Cassazione?
Sì, ma non in modo generico. La critica alla CTU non integra di per sé il vizio di ‘omesso esame di un fatto decisivo’ se il giudice di merito ha recepito le conclusioni del perito motivando la sua scelta. Per contestare efficacemente una CTU in Cassazione, è necessario dimostrare un vizio di motivazione grave della sentenza (es. motivazione apparente o illogica) oppure una violazione di norme procedurali che ne hanno inficiato la validità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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