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Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato in appello al risarcimento dei danni per calunnia. L’uomo aveva anche presentato una domanda riconvenzionale, respinta nei gradi di merito, lamentando di essere stato ostacolato nelle visite ai propri familiari dalla tutrice degli stessi. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso giudicandolo infondato e intrinsecamente contraddittorio, poiché il ricorrente lamentava sia l’omessa pronuncia sulla sua domanda, sia l’infondatezza del rigetto della stessa. L’impugnazione è stata inoltre qualificata come un tentativo di riesaminare il merito dei fatti, non consentito in sede di legittimità, portando alla conferma della sentenza d’appello e alla condanna del ricorrente alle spese.

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Ricorso Inammissibile: la Cassazione Conferma la Condanna per Danni

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso emblematico che sottolinea l’importanza della coerenza e della corretta formulazione dei motivi di impugnazione. La vicenda riguarda una condanna per risarcimento danni derivanti da calunnia e la reiezione di una domanda riconvenzionale, culminata in un ricorso inammissibile per la sua intrinseca contraddittorietà. Questa decisione offre spunti cruciali sulla differenza tra giudizio di merito e giudizio di legittimità.

I Fatti di Causa: Dalla Condanna per Calunnia al Ricorso

La controversia ha origine da una sentenza di primo grado, successivamente confermata dalla Corte d’Appello, che condannava un uomo al risarcimento dei danni in favore di una donna per aver tenuto un comportamento calunnioso nei suoi confronti. Nello stesso giudizio, era stata respinta la domanda riconvenzionale dell’uomo, il quale sosteneva di aver subito un danno a causa dell’impedimento, da parte della donna (in qualità di tutrice della madre e del fratello di lui), a far visita ai propri congiunti.

I giudici di merito avevano ritenuto infondata la richiesta dell’uomo, non ravvisando alcun illecito nel comportamento della tutrice, e avevano invece confermato la responsabilità dell’uomo per la calunnia, già accertata in sede penale. Insoddisfatto, l’uomo ha proposto ricorso per cassazione.

Le Censure del Ricorrente e il Ricorso Inammissibile

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su una serie di presunte violazioni di norme procedurali e sostanziali, lamentando un omesso esame di fatti decisivi e una motivazione carente. Tuttavia, l’aspetto più critico del suo ricorso, come evidenziato dalla Suprema Corte, risiedeva in un’insanabile contraddizione.

Da un lato, il ricorrente denunciava una “omessa pronuncia” da parte del giudice di primo grado sulla sua domanda di risarcimento. Dall’altro, nello stesso atto, contestava il carattere immotivato e infondato del rigetto della medesima domanda. Questa impostazione è stata definita “auto-confutatoria” dai giudici di legittimità, poiché non si può lamentare contemporaneamente che una domanda non sia stata decisa e che la sua decisione di rigetto sia errata.

Il Tentativo di Riesame del Merito

Al di là del profilo di contraddittorietà, la Cassazione ha osservato come l’intera esposizione del ricorrente si risolvesse in una sostanziale proposta di “rilettura nel merito dei fatti di causa”. Il ricorrente, infatti, criticava la valutazione delle prove operata dai giudici di primo e secondo grado, chiedendo alla Suprema Corte di sostituire il proprio giudizio a quello dei tribunali inferiori. Questo approccio è in netto contrasto con la funzione della Corte di Cassazione, che opera in “sede di legittimità” e non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione del diritto.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per la sua manifesta infondatezza e contraddittorietà. I giudici hanno sottolineato che, fermo il carattere auto-confutatorio delle censure, il nucleo dell’impugnazione consisteva nella contestazione del rigetto della domanda risarcitoria. A tal proposito, la Corte ha rilevato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione adeguata e logica per confermare la decisione di primo grado, evidenziando l’assenza di qualsiasi comportamento rimproverabile da parte della tutrice.

Inoltre, la Corte ha respinto la doglianza relativa alla mancata acquisizione delle prove richieste dal ricorrente, poiché il giudice d’appello aveva espresso, anche implicitamente, un giudizio di irrilevanza su tali prove. Il ricorrente non si era confrontato adeguatamente con questa valutazione, limitandosi a riproporre le proprie tesi. Di conseguenza, il ricorso è stato rigettato in toto.

Conclusioni: Le Implicazioni della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce due principi fondamentali del processo civile:

1. Coerenza dei motivi di ricorso: È essenziale che i motivi di impugnazione siano logicamente coerenti e non si contraddicano a vicenda. Denunciare contemporaneamente l’omessa pronuncia e l’infondatezza del rigetto di una stessa domanda rende il ricorso inammissibile.
2. Limiti del giudizio di legittimità: Il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio nel quale si possono ridiscutere i fatti e la valutazione delle prove. Il suo scopo è garantire l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali, non sostituire la valutazione del giudice di merito con quella della Suprema Corte.

La decisione si conclude con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, a conferma della totale infondatezza delle sue censure.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché ritenuto intrinsecamente contraddittorio. Il ricorrente lamentava sia l’omessa pronuncia sulla sua domanda di risarcimento, sia il fatto che il rigetto della stessa domanda fosse immotivato e infondato. Inoltre, le censure sono state considerate un tentativo di riesaminare il merito dei fatti, attività non consentita in sede di legittimità.

Può un ricorrente lamentare sia la mancata decisione su una domanda sia l’erroneità della decisione di rigetto della stessa?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un’impostazione del genere è “auto-confutatoria”. O il giudice non si è pronunciato (omessa pronuncia), e allora non esiste una decisione da criticare nel merito, oppure ha rigettato la domanda, e in tal caso si può contestare il merito della decisione, ma non l’omissione.

Cosa succede se un ricorso per cassazione si limita a criticare la valutazione delle prove fatta dai giudici di merito?
Un ricorso di questo tipo viene rigettato, in quanto si traduce in una “sostanziale proposta di rilettura nel merito dei fatti di causa”. La Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare le prove, ma un giudice di legittimità che controlla la corretta applicazione delle norme di diritto e di procedura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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