LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso cassazione inammissibile: termini e motivi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso cassazione inammissibile in materia di sovraindebitamento. La decisione si fonda su due motivi principali: la presentazione del ricorso oltre il termine di 60 giorni dalla comunicazione del provvedimento impugnato e la natura non definitiva e non decisoria del decreto, che confermava una precedente dichiarazione di inammissibilità della proposta di accordo, rendendolo non appellabile in sede di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Ricorso cassazione inammissibile: termini e motivi

Recentemente, la Corte di Cassazione ha ribadito principi fondamentali riguardo ai requisiti di ammissibilità dei ricorsi, emettendo un’ordinanza che dichiara un ricorso cassazione inammissibile. La decisione offre spunti cruciali sia sulla tempestività dell’impugnazione sia sulla natura dei provvedimenti che possono essere sottoposti al vaglio della Suprema Corte, in particolare nell’ambito delle procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento.

I Fatti del Caso: Il Tentativo di Risolvere il Sovraindebitamento

Due soggetti avevano presentato una proposta di accordo per la composizione della crisi da sovraindebitamento. Il tribunale, in prima istanza, aveva dichiarato la proposta inammissibile. Contro questa decisione, i debitori avevano proposto reclamo allo stesso tribunale in composizione collegiale, ma anche questo era stato rigettato, confermando la precedente declaratoria di inammissibilità. È avverso quest’ultimo decreto che i due hanno proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte: Ricorso Cassazione Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. La decisione si fonda su una pluralità di ragioni, tutte di natura procedurale, che hanno impedito ai giudici di esaminare il merito della questione. Questi motivi rappresentano un’importante lezione sulle regole da seguire per adire correttamente il massimo organo della giurisdizione civile.

Le Motivazioni della Decisione

L’ordinanza articola il suo ragionamento su tre pilastri fondamentali che hanno condotto alla declaratoria di inammissibilità.

La Tardività del Ricorso: I Termini Vanno Rispettati

Il primo e più dirimente motivo è la tardività. Il decreto impugnato era stato pubblicato e comunicato integralmente via PEC ai ricorrenti in data 30 giugno 2022. Il ricorso per cassazione, invece, è stato notificato solo il 30 gennaio 2023.
La legge (art. 325 c.p.c.) stabilisce che, in caso di notificazione o comunicazione del provvedimento, il termine per proporre ricorso per cassazione è di sessanta giorni. In assenza di comunicazione, il termine è di sei mesi dalla pubblicazione. Essendo avvenuta la comunicazione, il termine applicabile era quello breve di sessanta giorni, ampiamente superato dai ricorrenti. Questo solo fatto è stato sufficiente a rendere il ricorso irricevibile.

Il Vizio della Procura Speciale

La Corte ha rilevato un ulteriore vizio insanabile: la data della procura speciale conferita al difensore. La procura risultava rilasciata il 12 gennaio 2022, una data anteriore a quella di pubblicazione del provvedimento impugnato (30 giugno 2022). Il Codice di procedura civile (art. 365 e 83) richiede il requisito della specialità della procura per il giudizio di cassazione. Secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, ciò implica che il conferimento del mandato debba essere successivo alla pubblicazione della decisione che si intende impugnare, per garantire che la volontà della parte sia specificamente rivolta a quel determinato atto. Una procura anteriore è priva di questo requisito e, pertanto, invalida.

La Natura non Definitiva del Provvedimento Impugnato

Infine, la Corte ha affrontato la questione della natura del provvedimento stesso. Un ricorso per cassazione è ammissibile solo contro provvedimenti che abbiano carattere di “decisorietà” e “definitività”, ovvero che incidano su diritti soggettivi in modo stabile e non altrimenti contestabile.
Nel caso di specie, il decreto del tribunale si era limitato a confermare una precedente dichiarazione di inammissibilità della proposta di accordo. Questa “doppia negativa” non impedisce al debitore di ripresentare una nuova e diversa proposta di ristrutturazione dei debiti. Di conseguenza, il provvedimento manca di quel carattere definitivo che ne giustificherebbe l’impugnazione in Cassazione. Esso non crea un giudicato sulla situazione sostanziale del debitore, ma si limita a una valutazione procedurale della proposta specifica.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame è un monito sull’importanza del rigore procedurale. Evidenzia che l’accesso alla giustizia, specialmente ai suoi gradi più alti, è subordinato al rispetto di regole precise e termini perentori. La tardività, un vizio formale nella procura o la natura non definitiva del provvedimento impugnato sono ostacoli insormontabili che precludono l’esame nel merito delle ragioni, anche se potenzialmente fondate. Per i debitori in stato di sovraindebitamento, ciò significa che, di fronte a una declaratoria di inammissibilità, la via da percorrere non è necessariamente quella di un’impugnazione, ma potrebbe essere quella di correggere la proposta e ripresentarla, evitando così di incorrere in un ricorso cassazione inammissibile.

Qual è il termine per proporre ricorso per cassazione se il provvedimento è stato comunicato alle parti?
Il termine è di sessanta giorni dalla data della comunicazione integrale del provvedimento. Se il ricorso viene proposto oltre questo termine, è considerato tardivo e quindi inammissibile.

Una decisione che conferma l’inammissibilità di una proposta di accordo per sovraindebitamento può essere impugnata in Cassazione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un provvedimento di cosiddetta “doppia negativa” (rigetto del reclamo avverso una dichiarazione di inammissibilità) è privo dei caratteri di decisorietà e definitività, in quanto non impedisce al debitore di ripresentare la proposta. Pertanto, non è suscettibile di ricorso per cassazione.

Perché la procura conferita all’avvocato per un ricorso in Cassazione deve essere successiva alla data del provvedimento impugnato?
Perché la procura deve essere “speciale”, cioè deve manifestare la volontà specifica della parte di impugnare quel determinato provvedimento. Una procura con data anteriore non può, logicamente, riferirsi a una decisione non ancora esistente e viene quindi considerata invalida per il giudizio di cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati