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Ricorso cassazione inammissibile: il caso dell’atto

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un proprietario immobiliare che chiedeva un risarcimento danni per la demolizione di una villa storica. La decisione si fonda sul vizio di forma del ricorso, definito ‘assemblato’, in quanto consisteva in una mera riproduzione di atti precedenti senza una sintesi chiara. Questo ha reso il ricorso per cassazione inammissibile per violazione dei principi di autosufficienza e sinteticità, impedendo alla Corte di esaminare il merito della questione.

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Ricorso per cassazione inammissibile: quando la forma prevale sulla sostanza

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sulla redazione degli atti giudiziari, dimostrando come un ricorso per cassazione inammissibile possa derivare non da un errore nel merito, ma da un vizio nella sua struttura. Il caso analizzato riguarda una richiesta di risarcimento danni per la demolizione di una villa storica, ma la decisione finale si è concentrata esclusivamente su un aspetto procedurale: la violazione del principio di autosufficienza attraverso un cosiddetto ‘ricorso assemblato’.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di risarcimento avanzata dal proprietario di una villa settecentesca, danneggiata a seguito di un sisma. Il proprietario citava in giudizio sia il Comune, che aveva ordinato i lavori, sia la società appaltatrice incaricata della demolizione di alcune parti del fabbricato, quantificando i danni in oltre 800.000 euro.
Nei primi gradi di giudizio, le responsabilità venivano ripartite: il Tribunale condannava il Comune a una somma minima per la mancata rimozione delle macerie. La Corte d’Appello, in parziale riforma, aumentava le somme dovute, condannando sia il Comune che la società appaltatrice a risarcire il proprietario per importi distinti, e regolava i rapporti di garanzia con le rispettive compagnie assicurative.

La Decisione della Cassazione: un Ricorso per Cassazione Inammissibile

Insoddisfatto della decisione di secondo grado, il proprietario proponeva ricorso per cassazione. Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso per cassazione inammissibile senza neppure entrare nel merito delle doglianze. La ragione di tale drastica decisione risiede nella modalità con cui l’atto era stato redatto.

La violazione del principio di autosufficienza e il ‘ricorso assemblato’

La Corte ha rilevato che il ricorso era stato costruito attraverso la ‘giustapposizione’ di una serie di documenti integralmente riprodotti. In pratica, l’atto era un collage di trascrizioni della sentenza d’appello, dell’atto di citazione originale e di altri documenti, senza un’adeguata rielaborazione sintetica e un collegamento logico che guidasse la Corte nella comprensione delle censure.

Questo modo di procedere, definito ‘ricorso assemblato’, viola i principi di sinteticità e autosufficienza (sanciti dall’art. 366, n. 6, c.p.c.). Secondo la giurisprudenza consolidata, non si può demandare al giudice il compito di ‘ricercare gli elementi rilevanti all’interno dei menzionati documenti’, ricostruendo una connessione logica che la parte stessa non ha esplicitato.

Le Motivazioni della Corte

Nelle motivazioni, la Suprema Corte ha chiarito che, anche a voler superare il vizio principale di inammissibilità, i singoli motivi di ricorso sarebbero stati comunque respinti. I motivi proposti, pur lamentando violazioni di legge (come quelle sull’onere della prova), si traducevano in realtà in una richiesta di nuova valutazione del materiale probatorio. Si trattava, quindi, di una critica al giudizio di merito, un’attività preclusa alla Corte di Cassazione, il cui compito è sindacare la corretta applicazione delle norme di diritto, non riesaminare i fatti.

La Corte ha inoltre rigettato la censura relativa alla liquidazione delle spese legali, confermando che il giudice d’appello aveva correttamente commisurato le spese alla somma effettivamente riconosciuta al vincitore e non a quella originariamente richiesta, giustificando la compensazione parziale data l’enorme sproporzione tra le due cifre.

Conclusioni

La decisione in esame è un monito fondamentale per tutti gli operatori del diritto. La redazione di un ricorso per cassazione richiede rigore, sintesi e chiarezza. Un atto che si limita a ‘incollare’ documenti precedenti, senza un’argomentazione autonoma e strutturata, corre il serio rischio di essere dichiarato inammissibile. La forma, in questo contesto, diventa sostanza, poiché un atto non autosufficiente impedisce alla Corte di esercitare la propria funzione, con la conseguenza che le ragioni del ricorrente, anche se potenzialmente fondate, non verranno mai esaminate nel merito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché era stato redatto come un ‘ricorso assemblato’, ovvero attraverso la mera riproduzione integrale di atti e documenti dei precedenti gradi di giudizio, senza una rielaborazione sintetica e un collegamento logico. Questa modalità viola il principio di autosufficienza e di sinteticità richiesto dalla legge.

Cosa si intende per ‘principio di autosufficienza’ del ricorso per cassazione?
Il principio di autosufficienza impone che il ricorso debba contenere tutti gli elementi necessari a far comprendere alla Corte di Cassazione l’oggetto della controversia e i motivi di impugnazione, senza che sia necessario consultare altri atti o fascicoli processuali. L’atto deve ‘bastare a se stesso’.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti del processo?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove o rivalutare i fatti. Il suo compito è quello di giudice di legittimità, ovvero verificare che i giudici dei gradi inferiori abbiano applicato correttamente le norme di diritto e che la motivazione della sentenza non sia viziata da errori logici o giuridici. Le critiche relative alla valutazione delle prove sono considerate questioni di merito, estranee al suo sindacato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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