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Richiesta risarcitoria incompleta: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha confermato che una richiesta risarcitoria incompleta e la mancata collaborazione del danneggiato, come il rifiuto di sottoporsi a visita medica, rendono l’azione legale inammissibile. Tale condotta, violando i principi di buona fede, impedisce all’assicurazione di formulare una congrua offerta, frustrando lo scopo deflattivo della procedura stragiudiziale.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Richiesta risarcitoria incompleta: quando il risarcimento è a rischio?

La procedura per ottenere il risarcimento dei danni a seguito di un sinistro stradale è scandita da regole precise, pensate per favorire una soluzione rapida e stragiudiziale. Ma cosa succede se la vittima presenta una richiesta risarcitoria incompleta? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che la mancanza di collaborazione e la incompletezza della domanda possono portare a una conseguenza drastica: l’improponibilità dell’azione legale. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il caso: dal sinistro alla Cassazione

Una passeggera, vittima di un incidente stradale, conveniva in giudizio la compagnia assicurativa del veicolo per ottenere il risarcimento dei danni fisici subiti. La compagnia si difendeva eccependo l’improponibilità della domanda. Il motivo? La danneggiata non solo aveva inviato una richiesta priva di elementi essenziali richiesti dall’articolo 148 del Codice delle Assicurazioni Private, ma si era anche sottratta alla visita medico-legale organizzata dalla compagnia.

Inizialmente, il Giudice di Pace accoglieva la domanda della danneggiata. Tuttavia, il Tribunale, in sede di appello, ribaltava la decisione, dichiarando la domanda improponibile proprio a causa della condotta non collaborativa dell’attrice, che aveva impedito alla compagnia di formulare una congrua offerta di risarcimento. La questione giungeva così all’attenzione della Corte di Cassazione.

La decisione della Corte sulla richiesta risarcitoria incompleta

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della danneggiata, confermando la decisione del Tribunale. I giudici hanno stabilito che la proponibilità della domanda di risarcimento è subordinata a due requisiti fondamentali:

1. Requisito formale: La trasmissione di una richiesta che contenga tutti gli elementi sufficienti a permettere all’assicuratore di accertare la responsabilità, stimare il danno e formulare un’offerta.
2. Requisito sostanziale: La collaborazione del danneggiato, improntata a correttezza e buona fede, per consentire all’assicuratore di effettuare gli accertamenti necessari.

Secondo la Corte, una richiesta risarcitoria incompleta, unita al rifiuto di sottoporsi agli accertamenti medici, viola questi requisiti e impedisce il corretto svolgimento della procedura stragiudiziale. Di conseguenza, l’azione legale diventa improponibile, non potendo il processo rimediare a una fase pre-contenziosa volutamente frustrata dalla parte che chiede il risarcimento.

L’importanza della collaborazione e della buona fede

La decisione sottolinea come i principi di correttezza e buona fede (artt. 1175 e 1375 c.c.) non siano mere clausole di stile, ma veri e propri obblighi giuridici che governano anche la fase che precede il giudizio. Impedire all’assicurazione di valutare il danno significa vanificare lo scopo deflattivo della normativa, pensata per ridurre il carico dei tribunali attraverso soluzioni conciliative.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su un’interpretazione rigorosa e finalistica degli articoli 145 e 148 del Codice delle Assicurazioni. I giudici hanno ribadito che l’obiettivo del legislatore è quello di favorire una conciliazione precontenziosa, rendendo la partecipazione attiva dell’assicuratore un elemento centrale della procedura.

La ratio deflattiva delle norme

Il procedimento stragiudiziale non è una semplice formalità, ma un meccanismo volto a risolvere la controversia prima che arrivi in tribunale. L’obbligo per il danneggiato di fornire una documentazione completa e di collaborare attivamente è funzionale a questo scopo. L’assicuratore deve essere messo nelle condizioni di poter fare una valutazione seria e formulare un’offerta ragionevole. Se questa possibilità viene meno per colpa del danneggiato, l’intero meccanismo si inceppa.

Incompletezza non significa solo sospensione, ma inammissibilità

La tesi della ricorrente, secondo cui una richiesta incompleta comporterebbe solo la sospensione dei termini per l’offerta e non l’improponibilità dell’azione, è stata nettamente respinta. La Corte ha chiarito che l’improponibilità è la sanzione prevista per chi, con la propria condotta, impedisce il raggiungimento dello scopo della legge. Avviare un’azione legale dopo aver ostacolato la fase stragiudiziale costituisce un abuso del processo.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame rappresenta un monito importante per chiunque si trovi a chiedere un risarcimento danni a seguito di un sinistro. La fase stragiudiziale non deve essere presa alla leggera.

Implicazioni pratiche per i danneggiati

1. Completezza della Richiesta: È fondamentale che la richiesta di risarcimento inviata all’assicurazione contenga tutti gli elementi previsti dalla legge (dati anagrafici, descrizione del sinistro, indicazione dei danni, documentazione medica, ecc.).
2. Massima Collaborazione: Bisogna rispondere alle richieste di integrazione documentale e rendersi disponibili per le visite medico-legali disposte dalla compagnia.
3. Conseguenze della Non Collaborazione: Un atteggiamento ostruzionistico non solo ritarda il risarcimento, ma può compromettere definitivamente il diritto di agire in giudizio, con la dichiarazione di improponibilità della domanda.

In conclusione, per ottenere tutela è necessario agire sempre secondo i canoni di correttezza e buona fede, fornendo all’assicuratore tutti gli strumenti per una corretta e tempestiva liquidazione del danno.

Una richiesta di risarcimento danni incompleta rende sempre l’azione legale improponibile?
No, non sempre. L’azione è proponibile se la richiesta, pur non conforme alle prescrizioni dell’art. 148, contiene comunque gli elementi sufficienti per la valutazione del danno, oppure se l’assicuratore non si è avvalso della facoltà di chiederne l’integrazione. Diventa improponibile quando l’incompletezza e la mancata collaborazione impediscono di fatto all’assicuratore di formulare un’offerta.

Rifiutarsi di sottoporsi alla visita medico-legale richiesta dall’assicurazione ha conseguenze?
Sì. Secondo la sentenza, la mancata sottoposizione alla visita del medico fiduciario dell’assicurazione, se ingiustificata, è considerata una violazione del dovere di collaborazione e buona fede. Questo comportamento, unito a una richiesta incompleta, contribuisce a rendere l’azione legale improponibile perché impedisce l’accertamento del danno.

Cosa succede se l’assicurazione non chiede di integrare una richiesta incompleta?
La sentenza chiarisce, richiamando precedente giurisprudenza, che l’azione diretta è proponibile se l’assicuratore non si è avvalso della facoltà di chiedere l’integrazione della richiesta stragiudiziale. L’onere di attivarsi per completare l’istruttoria è quindi condiviso, ma se l’assicuratore chiede l’integrazione, il danneggiato ha il dovere di collaborare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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