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Riassunzione processo soci: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6135/2024, ha stabilito che la riassunzione del processo, a seguito della cancellazione di una società dal registro imprese, è valida anche se l’atto è notificato ai soci ‘quali soci della cancellata società’. La Corte ha rigettato il ricorso degli ex soci di una ditta di autotrasporti, condannati a pagare differenze retributive a un ex dipendente. Secondo la Suprema Corte, la cancellazione estingue la società ma trasferisce la legittimazione processuale ai soci, quali successori universali, rendendo sufficiente la loro identificazione in tale veste per la valida prosecuzione del giudizio.

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Riassunzione processo soci: cosa succede se l’azienda si cancella?

La riassunzione del processo contro i soci di una società cancellata è un tema cruciale che tutela i creditori. Che succede se, nel bel mezzo di una causa di lavoro, l’azienda datrice di lavoro cessa di esistere? Il lavoratore perde ogni diritto? Con la recente ordinanza n. 6135/2024, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali, confermando che la giustizia non si ferma di fronte a un’iscrizione cancellata dal registro delle imprese. Vediamo come la Corte ha affrontato e risolto questo complesso caso procedurale.

I Fatti di Causa

Un lavoratore aveva avviato un giudizio contro la sua azienda, una società di autotrasporti, per ottenere il pagamento di differenze retributive, principalmente legate a lavoro straordinario non corrisposto. Durante il procedimento, la società è stata cancellata dal registro delle imprese, un evento che, per legge, ne determina l’estinzione.

Di fronte a questa situazione, il lavoratore ha interrotto e poi ripreso il giudizio, non più contro la società estinta, ma direttamente nei confronti dei due ex soci. La Corte d’Appello, riformando parzialmente la sentenza di primo grado, ha dato ragione al lavoratore, condannando i soci al pagamento di oltre 36.000 euro. I soci, non accettando la decisione, hanno proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni, prima fra tutte la validità della riassunzione del processo.

La questione della riassunzione processo soci

Il cuore del ricorso dei soci si basava su un cavillo procedurale: sostenevano che l’atto di riassunzione fosse nullo perché rivolto a loro ‘quali soci della cancellata società’ e non come persone fisiche, successori degli obblighi sociali. Secondo la loro tesi, la causa avrebbe dovuto essere dichiarata estinta perché l’atto non era stato indirizzato correttamente.

La Corte di Cassazione ha respinto con forza questa argomentazione. I giudici hanno ribadito un principio consolidato, sancito dalle Sezioni Unite nel 2013: la cancellazione di una società di persone dal registro delle imprese ne provoca l’estinzione, ma non cancella i suoi debiti. Si verifica un fenomeno successorio in cui i rapporti giuridici, attivi e passivi, si trasferiscono ai soci. Essi diventano successori universali e, di conseguenza, subentrano anche nelle cause pendenti.

La validità dell’atto di riassunzione

La Corte ha chiarito che non è necessario utilizzare formule sacramentali. Ciò che conta è che dall’atto di riassunzione emerga in modo inequivocabile la volontà di proseguire il giudizio nei confronti dei soggetti che, per legge, sono subentrati nella posizione della società estinta. Indicare i convenuti come ‘già soci della società cancellata’ è stato ritenuto sufficiente per identificarli correttamente come successori e destinatari della pretesa del lavoratore. La sostanza prevale sulla forma: l’intenzione di citare in giudizio i successori era chiara, e questo basta a garantire la validità della riassunzione del processo contro i soci.

Gli altri motivi di ricorso rigettati

I ricorrenti avevano sollevato altre questioni, tutte respinte dalla Corte:
* Consulenza Tecnica (CTU): Si lamentavano del fatto che il consulente avesse autonomamente individuato il contratto collettivo applicabile. La Corte ha ritenuto la censura infondata, in quanto il giudice di merito aveva fatto proprie le conclusioni del CTU, considerandole ben motivate e immuni da vizi logici.
* Prove in Appello: I soci chiedevano di ammettere prove che erano state dichiarate inammissibili in primo grado per tardiva costituzione della società. La Cassazione ha ricordato che in appello possono essere ammesse solo prove ‘nuove’ e ‘indispensabili’, e non quelle già dichiarate inammissibili per decadenze processuali.
* Spese Legali: Contestavano la condanna alle spese, sostenendo una soccombenza reciproca. La Corte ha ribadito che il lavoratore era risultato vittorioso, sebbene per un importo inferiore a quello inizialmente richiesto, e pertanto non poteva essere condannato al pagamento delle spese.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Cassazione si fonda sul principio della successione universale dei soci nei rapporti giuridici della società estinta. La Corte ha richiamato la sentenza delle Sezioni Unite n. 6070/2013, che ha segnato una svolta interpretativa: la cancellazione non è un mero atto formale, ma determina la fine del soggetto giuridico ‘società’. Tuttavia, per tutelare i terzi creditori, i debiti sociali non si estinguono, ma si trasferiscono in capo ai soci. Essi ne rispondono nei limiti di quanto riscosso in sede di liquidazione o, nel caso di società di persone, illimitatamente. Di conseguenza, la legittimazione processuale, sia attiva che passiva, passa automaticamente dalla società ai soci. L’atto di riassunzione deve semplicemente rendere palese questo trasferimento, evocando in giudizio i successori.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio fondamentale a tutela dei creditori, in particolare dei lavoratori. La cancellazione di una società dal registro delle imprese non è uno scudo per sfuggire ai propri obblighi. La causa può validamente proseguire attraverso la riassunzione del processo nei confronti dei soci, i quali sono chiamati a rispondere dei debiti sociali. Questa pronuncia ribadisce l’importanza della sostanza sulla forma negli atti processuali e garantisce che i diritti dei creditori possano essere fatti valere anche dopo l’estinzione formale del loro debitore originario.

Cosa succede a una causa se la società convenuta viene cancellata dal registro delle imprese?
La causa non si estingue. Si verifica un evento interruttivo e il processo deve essere ripreso (riassunto) nei confronti dei soci, i quali succedono nei rapporti giuridici, debiti inclusi, della società estinta.

Come deve essere redatto l’atto di riassunzione del processo nei confronti dei soci?
Non è necessario usare formule specifiche. È sufficiente che dall’atto emerga chiaramente la volontà di proseguire il giudizio nei confronti dei soci in qualità di successori della società cancellata. Indicarli come ‘già soci della società’ è considerato valido.

È possibile presentare in appello prove che sono state dichiarate inammissibili in primo grado?
No. La Corte ha specificato che il potere del giudice d’appello di ammettere prove ‘indispensabili’ non si estende a quelle già dichiarate inammissibili nel primo grado di giudizio a causa di decadenze o irregolarità procedurali, poiché non possono essere considerate ‘nuove’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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