LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Revocatoria ordinaria: esclusa per garanzie in piani?

Una società aveva concesso un’ipoteca a garanzia di un mutuo erogato a un’altra società dello stesso gruppo. A seguito del fallimento della società garante, il curatore ha agito con l’azione revocatoria ordinaria per rendere inefficace l’ipoteca. La Corte di Cassazione, riformando le decisioni precedenti, ha stabilito che l’esclusione dalla revocabilità, prevista dalla legge fallimentare per le garanzie concesse in esecuzione di un piano di risanamento, si applica non solo alla revocatoria fallimentare ma anche a quella ordinaria. La decisione si fonda sulla necessità di non vanificare la finalità della norma, che è quella di incentivare i piani di salvataggio aziendale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Revocatoria Ordinaria e Piani di Risanamento: la Cassazione Fa Chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un tema di cruciale importanza per le imprese in crisi: la stabilità delle garanzie concesse nell’ambito di piani di risanamento. La questione centrale riguarda la portata dell’azione di revocatoria ordinaria e se le esenzioni previste dalla legge fallimentare possano estendersi anche a essa. Questa decisione offre importanti spunti di riflessione per creditori e debitori coinvolti in operazioni di ristrutturazione aziendale.

I Fatti del Caso: Una Garanzia Intragruppo Sotto Esame

Il caso ha origine dalla concessione di un’ipoteca da parte di una società (la “Società Garante”) a favore di un pool di banche, a garanzia di un mutuo erogato a un’altra società dello stesso gruppo imprenditoriale (la “Società Debitore”). Successivamente, la Società Garante veniva dichiarata fallita. Il curatore fallimentare, ritenendo che l’ipoteca fosse un atto pregiudizievole per i creditori della fallita, avviava un’azione legale non per la revocatoria fallimentare, ma per la revocatoria ordinaria ai sensi dell’art. 2901 del codice civile.

I tribunali di primo e secondo grado accoglievano la domanda del curatore, ritenendo che l’esenzione dalla revocabilità, prevista dall’articolo 67 della Legge Fallimentare per le garanzie concesse in esecuzione di piani di risanamento, non si applicasse all’azione ordinaria, ma solo a quella specificamente fallimentare.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato il verdetto dei giudici di merito, accogliendo i ricorsi delle società creditrici. Il principio di diritto affermato è di notevole impatto: l’esclusione dalla revocatoria prevista dall’art. 67, comma 3, della Legge Fallimentare per le garanzie concesse in esecuzione di un piano di risanamento si applica non solo all’azione revocatoria fallimentare, ma anche all’azione revocatoria ordinaria esercitata dal curatore.

In sostanza, se una garanzia è concessa nell’ambito di un piano volto a risanare l’esposizione debitoria e a riequilibrare la situazione finanziaria dell’impresa, essa non può essere resa inefficace né con l’azione speciale prevista per i fallimenti, né con quella comune prevista dal codice civile.

Le Motivazioni della Sentenza

Il ragionamento della Corte si fonda sulla ratio legis, ovvero sullo scopo della norma. L’articolo 67 della Legge Fallimentare è stato introdotto per incentivare le soluzioni concordate alla crisi d’impresa. L’obiettivo è proteggere gli atti (pagamenti e garanzie) funzionali al superamento della crisi, per incoraggiare le banche e gli altri creditori a sostenere i piani di risanamento.

Secondo la Cassazione, sarebbe illogico e contrario a tale finalità consentire che una garanzia, protetta dalla revocatoria fallimentare, possa poi essere vanificata attraverso l’esercizio della revocatoria ordinaria. Se così fosse, la protezione offerta dalla legge sarebbe solo parziale e inefficace, frustrando l’intento del legislatore di creare un ambiente giuridico sicuro per le operazioni di salvataggio aziendale. L’interpretazione letterale non può prevalere sulla finalità della norma. La Corte sottolinea che, sebbene le due azioni abbiano presupposti diversi, ciò che conta è il risultato: la revoca della garanzia. Se lo scopo della legge è evitare tale revoca per non disincentivare i risanamenti, allora l’esenzione deve valere per qualsiasi strumento processuale che porti a quel risultato.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale volto a rafforzare la stabilità degli accordi di ristrutturazione. La Corte afferma che la tutela accordata agli atti esecutivi di un piano di risanamento è ampia e non può essere aggirata utilizzando l’azione di revocatoria ordinaria. La decisione ha implicazioni pratiche significative: aumenta la certezza del diritto per gli istituti di credito e gli altri soggetti che finanziano o supportano le imprese in crisi, rendendo più solidi e affidabili gli strumenti di risanamento aziendale. Di conseguenza, le garanzie concesse in tale contesto godono di una protezione rafforzata, favorendo il successo delle operazioni di ristrutturazione e, in ultima analisi, la continuità aziendale.

L’esenzione dalla revocatoria per le garanzie in un piano di risanamento vale solo per la revocatoria fallimentare?
No, secondo la Corte di Cassazione, l’esenzione prevista dall’articolo 67 della Legge Fallimentare si estende anche all’azione revocatoria ordinaria (art. 2901 c.c.), per non vanificare lo scopo della norma.

Perché la Corte ha esteso la protezione anche alla revocatoria ordinaria?
La Corte ha ragionato sulla base della ratio legis (la finalità della legge). Poiché lo scopo è incentivare i piani di risanamento proteggendo gli atti ad essi funzionali, sarebbe illogico permettere che tale protezione venga aggirata utilizzando un diverso tipo di azione revocatoria. L’obiettivo è garantire la stabilità del piano, indipendentemente dallo strumento processuale usato per attaccarlo.

Una garanzia concessa da una società del gruppo per un’altra è considerata come “concessa dal debitore” ai fini dell’esenzione?
Sì, la sentenza chiarisce che, nel contesto di un gruppo di società dove l’operazione di finanziamento e garanzia è funzionale all’intero gruppo, l’ipoteca concessa da una società per un’altra rientra nell’ipotesi normativa, assimilandola a una garanzia concessa dal debitore stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati