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Revocatoria locazione ultranovennale e fallimento: la scelta

La Cassazione chiarisce che il curatore fallimentare può agire con azione revocatoria ordinaria contro un contratto di locazione ultranovennale stipulato dal fallito, anche a vita, se pregiudizievole per i creditori. Questa azione non è preclusa dalla facoltà di recesso prevista dalla legge fallimentare. La Corte ha inoltre ribadito che, ai fini della prescrizione, gli effetti della notifica si scindono, interrompendo il termine per l’attore al momento della consegna dell’atto all’ufficiale giudiziario.

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Revocatoria di una Locazione Ultranovennale nel Fallimento: Un’Analisi della Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto fallimentare e immobiliare: la sorte di un contratto di locazione ultranovennale stipulato da una società poi dichiarata fallita. La pronuncia chiarisce la possibilità per il curatore fallimentare di utilizzare l’azione revocatoria ordinaria per rendere inefficace tale contratto, anche quando la legge prevede uno specifico strumento di recesso. Analizziamo i fatti e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il curatore del fallimento di una società s.r.l. conveniva in giudizio una persona fisica, conduttrice di alcune unità immobiliari (abitazione, posto auto e garage) di proprietà della società fallita. L’obiettivo era ottenere la dichiarazione di inefficacia, tramite azione revocatoria, di un contratto di locazione concluso anni prima. La particolarità del contratto risiedeva nella sua durata: era stato stipulato per tutta la vita della conduttrice, più ulteriori due anni.

Il curatore sosteneva che tale contratto fosse pregiudizievole per la massa dei creditori. La conduttrice si difendeva eccependo la prescrizione dell’azione (sostenendo che la notifica dell’atto di citazione fosse avvenuta oltre il termine di cinque anni) e l’improcedibilità della domanda, ritenendo che l’unico strumento a disposizione del curatore fosse il recesso dal contratto previsto dalla legge fallimentare.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello davano ragione al fallimento, dichiarando l’inefficacia del contratto e condannando la conduttrice al rilascio degli immobili. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Scelta del Curatore tra Recesso e Revocatoria della Locazione Ultranovennale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della conduttrice, confermando le decisioni dei giudici di merito. I motivi di ricorso vertevano su diversi aspetti, tra cui la competenza, la prescrizione, il vizio di motivazione e la presunta errata applicazione delle norme sul rapporto tra azione revocatoria e recesso dal contratto di locazione.

La Corte ha stabilito che i due rimedi, l’azione revocatoria (ex art. 66 L.F. e 2901 c.c.) e il recesso dal contratto (ex art. 80 L.F.), non sono alternativi in senso escludente. Il curatore ha la facoltà di scegliere quale strumento utilizzare a seconda delle circostanze del caso concreto.

Prescrizione e Scissione degli Effetti della Notifica

Un punto chiave della decisione riguarda la prescrizione. La ricorrente sosteneva che il termine quinquennale fosse scaduto, poiché l’atto di citazione le era stato notificato dopo la scadenza. La Cassazione ha ribadito il consolidato principio della scissione degli effetti della notificazione. Per l’attore (il curatore), l’effetto interruttivo della prescrizione si produce al momento della consegna dell’atto all’ufficiale giudiziario per la notifica, e non al momento della ricezione da parte del destinatario. Questo principio si applica anche agli effetti sostanziali, come l’interruzione della prescrizione, quando il diritto non può essere esercitato se non attraverso un atto processuale, come nel caso dell’azione revocatoria.

Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano sulla distinzione funzionale tra i due istituti. Il recesso previsto dalla legge fallimentare è uno strumento pensato per i contratti ‘fisiologici’, ovvero quelli che non presentano profili di anomalia o pregiudizio al momento della loro stipula. Esso consente al curatore di sciogliersi da un vincolo contrattuale per mere ragioni di opportunità, legate alla gestione del patrimonio fallimentare.

L’azione revocatoria, invece, ha una finalità recuperatoria e sanzionatoria. Essa interviene quando un atto di disposizione patrimoniale, come una locazione ultranovennale a canone vile, è stato compiuto in pregiudizio dei creditori (c.d. eventus damni). In questo caso, l’azione non mira semplicemente a sciogliere il contratto, ma a dichiararlo inefficace nei confronti della massa dei creditori, permettendo così il recupero del bene al patrimonio fallimentare come se l’atto non fosse mai stato compiuto.

La Corte ha chiarito che negare al curatore la possibilità di esperire l’azione revocatoria per i contratti di locazione creerebbe una ‘zona franca’, paradossalmente a beneficio del debitore e a scapito dei creditori, consentendo di blindare atti pregiudizievoli. L’azione revocatoria ordinaria, quando esercitata dal curatore, si trasforma da strumento di tutela individuale a strumento di tutela collettiva, con l’effetto di recuperare il bene all’intera massa dei creditori.

Conclusioni

La pronuncia in esame consolida un importante principio: il curatore fallimentare ha a disposizione un doppio binario per gestire i contratti di locazione ultranovennale stipulati dal fallito. Può scegliere il recesso per ragioni di convenienza gestionale o, qualora ne ricorrano i presupposti (in particolare il pregiudizio per i creditori), può agire con l’azione revocatoria per neutralizzare gli effetti di un contratto dannoso. Questa flessibilità garantisce una maggiore tutela della par condicio creditorum e rafforza gli strumenti a disposizione della procedura fallimentare per la ricostituzione dell’attivo.

Il curatore fallimentare può usare l’azione revocatoria contro una locazione ultranovennale o deve limitarsi a recedere dal contratto?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il curatore ha la facoltà di scegliere lo strumento più idoneo. L’azione revocatoria (ex art. 66 L.F.) e il recesso (ex art. 80 L.F.) non si escludono a vicenda. La revocatoria è esperibile quando il contratto è pregiudizievole per i creditori, mentre il recesso è una facoltà legata a valutazioni di convenienza per la procedura.

Quando si interrompe la prescrizione per l’azione revocatoria esercitata dal curatore?
In applicazione del principio della scissione degli effetti della notificazione, la prescrizione per l’attore (il curatore) si interrompe nel momento in cui consegna l’atto di citazione all’ufficiale giudiziario per la notifica, non quando l’atto viene effettivamente ricevuto dal convenuto.

Perché un contratto di locazione ultranovennale può essere considerato dannoso per i creditori (eventus damni)?
Un contratto di locazione, pur non trasferendo la proprietà del bene, può essere dannoso quando ne limita in modo significativo la possibilità di aggressione da parte dei creditori. Un contratto a lunghissima durata (come quello a vita) e a un canone ritenuto irrisorio rispetto al valore di mercato riduce drasticamente il valore del bene in caso di vendita forzata, pregiudicando così le ragioni della massa dei creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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