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Revoca concordato: Cassazione conferma il fallimento

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di costruzioni contro la sentenza che ne aveva dichiarato il fallimento. La decisione si fonda sulla conferma della revoca del concordato preventivo, originariamente disposta per il mancato rispetto dei termini perentori per il deposito della documentazione e per la presenza di un sequestro penale sui beni aziendali. La Corte ha ritenuto sufficiente a sostenere la decisione la mancata decadenza dai termini, rendendo inammissibili le altre censure.

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Revoca Concordato: Quando i Termini Processuali Diventano un Muro Invalicabile

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha messo un punto fermo su una complessa vicenda di crisi d’impresa, confermando la revoca del concordato preventivo e la conseguente dichiarazione di fallimento per una nota società di costruzioni. La decisione sottolinea l’importanza cruciale del rispetto dei termini perentori nelle procedure concorsuali e chiarisce come la presenza di più ragioni a sostegno di una sentenza (le cosiddette rationes decidendi) influenzi la strategia difensiva in sede di impugnazione.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore delle costruzioni, dopo aver ottenuto l’ammissione alla procedura di concordato preventivo ‘in bianco’, si è vista revocare tale ammissione dal Tribunale. Successivamente, la stessa autorità giudiziaria ne ha dichiarato il fallimento su istanza dei creditori. La decisione del Tribunale si basava su due pilastri autonomi:

1. La scadenza dei termini: La società non aveva depositato nei tempi stabiliti la proposta definitiva, il piano concordatario e la documentazione richiesta, né aveva versato le somme per le spese di procedura.
2. L’interferenza penale: Erano sopraggiunti decreti di sequestro preventivo sui beni e sulle quote della società, emessi da diverse Procure della Repubblica. Il Tribunale aveva ritenuto prevalente l’esigenza pubblicistica di impedire il reimpiego di profitti di provenienza illecita rispetto alle finalità privatistiche del concordato.

La società ha impugnato la sentenza di fallimento davanti alla Corte d’Appello, che ha però confermato la decisione di primo grado. Contro questa seconda pronuncia, l’azienda ha proposto ricorso per Cassazione, articolando ben nove motivi di doglianza.

La Revoca del Concordato e la Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutte le censure mosse dalla società. La decisione si fonda su un principio processuale cardine: quando una sentenza si regge su due o più ragioni giuridiche distinte e autonome, ciascuna delle quali è sufficiente da sola a sorreggere la decisione, il ricorrente ha l’onere di impugnarle tutte validamente. Se anche una sola di queste ragioni non viene contestata o la relativa contestazione viene respinta, il ricorso è destinato al fallimento, poiché la sentenza rimarrebbe comunque in piedi sulla base della motivazione non scalfita.

Il Principio della ‘Ragione Più Liquida’

Applicando questo principio, la Cassazione ha concentrato la sua analisi sulla prima ratio decidendi, ovvero quella relativa alla decadenza della società dai termini procedurali. I Giudici hanno ritenuto infondate e inammissibili le censure mosse dalla ricorrente su questo punto. La società aveva tentato di giustificare il ritardo, chiedendo una rimessione in termini a causa della detenzione del proprio legale rappresentante. Tuttavia, la Corte ha stabilito che la richiesta era stata implicitamente rigettata dal Tribunale nel momento stesso in cui aveva dichiarato la revoca del concordato per scadenza dei termini. La Corte d’Appello, confermando questa linea, aveva fornito una motivazione adeguata e non contraddittoria.

L’Inammissibilità delle Altre Censure

Una volta stabilito che la motivazione basata sulla scadenza dei termini era solida e non era stata efficacemente scalfita dal ricorso, la Cassazione ha concluso che questa da sola era sufficiente a giustificare la revoca e, di conseguenza, il fallimento. Di conseguenza, i motivi di ricorso che contestavano la seconda ratio decidendi (quella sulla prevalenza delle esigenze penalistiche) sono stati dichiarati inammissibili per difetto di interesse. In altre parole, anche se la società avesse avuto ragione su quel punto, la sentenza non sarebbe stata annullata, rimanendo fondata sulla prima motivazione.

Le Motivazioni

La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nell’applicazione rigorosa dei principi processuali sull’impugnazione. La Corte non entra nel merito della questione relativa al conflitto tra procedura concorsuale e sequestro penale, poiché lo ritiene superfluo. La chiave di volta è la constatazione che la società ricorrente non è riuscita a superare lo scoglio della prima motivazione, quella procedurale, relativa alla perentorietà dei termini. La Cassazione ribadisce che il mancato rispetto delle scadenze fissate dalla legge fallimentare per il deposito del piano e della documentazione è una causa autonoma e sufficiente per la revoca dell’ammissione al concordato preventivo. La richiesta di rimessione in termini, se non esaminata esplicitamente, deve considerarsi implicitamente respinta dalla decisione che constata la decadenza. Le ulteriori argomentazioni, come la contestazione sullo stato di insolvenza, sono state giudicate generiche o volte a ottenere un riesame del merito, inammissibile in sede di legittimità.

Conclusioni

Questa pronuncia offre due importanti lezioni. La prima è di natura sostanziale: i termini nelle procedure di concordato sono perentori e il loro mancato rispetto conduce inesorabilmente alla revoca, a meno che non si dimostri una causa di impossibilità non imputabile. La seconda è di natura processuale e strategica: di fronte a una sentenza fondata su più ragioni autonome, è indispensabile formulare censure specifiche ed efficaci contro ciascuna di esse. Trascurarne anche solo una, o impugnarla debolmente, significa condannare il proprio ricorso all’inammissibilità, come accaduto nel caso di specie.

Perché è stato revocato il concordato preventivo della società?
La revoca è stata disposta principalmente perché la società non ha rispettato i termini perentori per il deposito del piano concordatario, della documentazione e per il versamento delle spese, determinandone la decadenza dalla procedura.

Cosa succede se una sentenza è basata su due diverse motivazioni e se ne contesta solo una?
Se una sentenza si fonda su due o più ragioni giuridiche autonome (rationes decidendi), e l’appello non contesta efficacemente tutte quante, il ricorso viene rigettato. La sentenza rimarrà valida sulla base della motivazione non contestata o la cui contestazione è stata respinta.

La detenzione del legale rappresentante può giustificare il mancato rispetto dei termini in un concordato?
Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la richiesta di rimessione in termini basata su questa circostanza fosse stata implicitamente respinta. La società non ha chiarito perché la detenzione avrebbe impedito di delegare ad altri professionisti gli adempimenti necessari, come la redazione dei report o la nomina di un attestatore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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