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Retratto agrario: quando è possibile per una parte

In un caso di retratto agrario, la Corte di Cassazione ha confermato la possibilità per il giudice di accogliere la domanda di riscatto solo per una parte dei beni venduti, anche se la richiesta iniziale riguardava un intero complesso immobiliare. L’ordinanza chiarisce un punto cruciale sul termine di pagamento: questo decorre non dalla pronuncia della sentenza, ma dal suo passaggio in giudicato, ovvero quando diventa definitiva. La Corte ha rigettato il ricorso principale degli acquirenti, che lamentavano una violazione del principio del ‘chiesto e pronunciato’, e ha accolto quello incidentale dei confinanti proprio sul tema della decorrenza del pagamento.

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Retratto agrario parziale: la Cassazione fa chiarezza

Il retratto agrario è un istituto fondamentale a tutela dell’impresa agricola, che consente al coltivatore diretto di un fondo di “riscattare” il terreno confinante venduto a un terzo, senza che gli sia stata offerta la possibilità di acquistarlo in prelazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta una questione complessa: cosa succede se la richiesta di riscatto riguarda un intero complesso immobiliare, ma i requisiti sussistono solo per una parte di esso? E da quando decorre il termine per il pagamento?

I Fatti del Caso: La vendita e la richiesta di riscatto

Una società immobiliare acquista un compendio di terreni e fabbricati con l’intento di ristrutturarli. La proprietaria di un terreno confinante, coltivatrice diretta, non riceve la notifica di vendita (la cosiddetta denuntiatio) e decide di agire in giudizio per esercitare il retratto agrario sull’intero complesso acquistato dalla società.

Il Tribunale le dà ragione, ordinando il trasferimento di tutti i beni al prezzo corrispondente, però, al valore del solo lotto confinante. La Corte d’Appello conferma la decisione, ma la società acquirente ricorre in Cassazione, lamentando una palese contraddizione: come si può concedere il riscatto dell’intero bene al prezzo di una sola sua parte?

La Cassazione, in una prima pronuncia, accoglie il ricorso e rinvia la causa alla Corte d’Appello, incaricandola di individuare con esattezza quali terreni fossero effettivamente soggetti a riscatto. Nel successivo giudizio di rinvio, la Corte d’Appello stabilisce che il diritto di riscatto spetta solo per il singolo mappale confinante, fissando il termine per il pagamento del prezzo in tre mesi dalla pronuncia della sentenza. Contro questa nuova decisione, gli ex soci della società acquirente propongono un nuovo ricorso in Cassazione.

I Motivi del Ricorso e il dibattito sul retratto agrario parziale

I ricorrenti principali (gli acquirenti) sostengono principalmente quattro motivi di doglianza:

1. Vizio di ultrapetizione: La domanda originaria era per l’intero compendio. Concedere il riscatto per una sola parte, mai richiesta in via subordinata, significherebbe per il giudice andare oltre le richieste delle parti.
2. Mancanza dei requisiti: Contestano la qualifica di coltivatrice diretta della vicina e la natura agricola del suo stesso fondo.
3. Motivazione apparente: La sentenza non avrebbe adeguatamente motivato sulla natura agricola del fondo confinante, requisito essenziale per il retratto agrario.
4. Omesso esame di un fatto decisivo: La Corte non avrebbe considerato i permessi di costruire esistenti su uno dei terreni, che ne avrebbero escluso la destinazione agricola.

Dal canto loro, gli eredi della vicina (i resistenti) propongono un ricorso incidentale su un punto specifico: il termine per il pagamento del prezzo deve decorrere dal passaggio in giudicato della sentenza e non dalla sua semplice pronuncia.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte rigetta integralmente il ricorso principale degli acquirenti. Sul punto cruciale del retratto agrario parziale e del vizio di ultrapetizione, i giudici chiariscono che la precedente ordinanza della stessa Corte aveva vincolato il giudice del rinvio a valutare proprio la possibilità di un riscatto limitato ad alcuni lotti. Questa istruzione ha creato una preclusione, impedendo di sollevare nuovamente la questione. In sostanza, era stata la stessa Cassazione a “legittimare” la riduzione dell’oggetto della domanda.

Anche gli altri motivi vengono respinti. La Corte rileva che la qualifica di coltivatrice diretta e la natura agricola del fondo erano già state accertate e confermate nella precedente pronuncia di legittimità, diventando così questioni “chiuse” e non più discutibili. Infine, riguardo all’omesso esame dei permessi a costruire, la Cassazione precisa che il giudice di merito aveva valutato la destinazione del terreno, e un mero disaccordo sull’interpretazione delle prove non costituisce motivo valido per un ricorso.

Di diverso avviso è la Corte riguardo al ricorso incidentale. Viene infatti accolta la doglianza sul termine di pagamento. In base alla legge n. 2 del 1979, il termine di tre mesi per versare il prezzo del riscatto decorre solo dal passaggio in giudicato della sentenza, cioè da quando essa diventa definitiva e inappellabile. Fissare il termine dalla pronuncia era stato un errore.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione, decidendo nel merito, rigetta il ricorso principale e accoglie quello incidentale. Conferma quindi il diritto al retratto agrario limitatamente al singolo fondo confinante, ma corregge il dispositivo della sentenza d’appello, stabilendo che il termine di tre mesi per il pagamento del prezzo decorre dalla data in cui la sentenza di accoglimento della domanda di riscatto diventerà definitiva. Questa ordinanza offre due importanti principi pratici: primo, il perimetro del retratto agrario può essere ridotto in corso di causa se emergono i presupposti, specialmente se guidato da una precedente pronuncia della Cassazione; secondo, il diritto al pagamento per il venditore si cristallizza solo con la definitività della sentenza, garantendo certezza giuridica a entrambe le parti.

È possibile esercitare il retratto agrario solo per una parte dei terreni venduti, anche se la domanda iniziale era per l’intero compendio?
Sì, secondo la Corte è possibile. In questo caso specifico, la possibilità era stata prevista da una precedente ordinanza della stessa Cassazione che aveva incaricato il giudice di rinvio di individuare esattamente quali particelle avessero i requisiti per il riscatto, legittimando di fatto una riduzione della domanda originaria.

Da quando decorre il termine di tre mesi per pagare il prezzo del terreno in caso di retratto agrario?
Il termine di tre mesi per il pagamento del prezzo decorre dal passaggio in giudicato della sentenza che accoglie la domanda di retratto, e non dalla data della sua pronuncia. Questo significa che il pagamento è dovuto solo quando la decisione diventa definitiva e non più impugnabile.

Se la Corte di Cassazione ha già deciso su un punto in una precedente ordinanza (es. la qualifica di coltivatore diretto), si può ridiscutere tale punto nel successivo giudizio di rinvio?
No. Le questioni già esaminate e decise dalla Corte di Cassazione con una pronuncia rescindente (che annulla la sentenza precedente) diventano “chiuse”. Nel successivo giudizio di rinvio, né le parti né il giudice possono rimettere in discussione tali punti, sui quali si è formato un giudicato interno al processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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