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Restituzione somme tra ex: quando è un mutuo?

Un uomo ha citato in giudizio la sua ex partner per ottenere la restituzione di ingenti somme versate durante la loro relazione. Il Tribunale ha analizzato ogni singolo pagamento, stabilendo una distinzione fondamentale: la restituzione delle somme tra ex è dovuta solo quando si prova l’esistenza di un contratto di mutuo, anche verbale. Somme per mutui e avvio di attività sono state considerate prestiti da rimborsare, mentre spese per ristrutturazioni, regali e viaggi sono state escluse dalla restituzione per mancanza di prova del titolo o perché qualificate come donazioni d’uso.

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Restituzione somme tra ex: quando i soldi vanno restituiti? L’analisi di una sentenza

Le relazioni sentimentali spesso implicano una condivisione non solo di affetti, ma anche di risorse economiche. Ma cosa accade quando la storia finisce? La questione della restituzione delle somme tra ex partner è un terreno complesso, come dimostra una recente sentenza del Tribunale di Napoli. Il caso analizza la richiesta di un uomo di riavere quasi 80.000 euro versati all’ex compagna, costringendo il giudice a esaminare la natura di ogni singolo pagamento per stabilire cosa fosse un prestito da rimborsare e cosa una liberalità legata al rapporto.

I fatti del caso: un rapporto finito e una richiesta di denaro

Al centro della vicenda vi è un uomo che, dopo la fine della sua relazione, ha citato in giudizio l’ex partner per ottenere la restituzione di una cospicua somma di denaro, precisamente 79.162,00 euro. Secondo il ricorrente, tali somme erano state erogate a titolo di mutuo per aiutare la compagna a far fronte a diverse spese, tra cui:

* Pagamento delle rate del mutuo di un immobile di proprietà di lei.
* Oneri condominiali e utenze.
* Spese per l’avviamento di un’attività commerciale.
* Acquisto e ristrutturazione di un immobile destinato a diventare la loro casa comune.
* Pagamento di imposte, acquisto di arredi, e persino spese per una vacanza.

La donna non si è presentata in giudizio ed è stata dichiarata contumace.

La prova del prestito e la restituzione delle somme tra ex

Il Tribunale ha affrontato il caso suddividendo i crediti vantati in diverse categorie, basandosi sulla loro finalità. La distinzione fondamentale operata dal giudice è stata quella tra pagamenti qualificabili come mutuo (art. 1813 c.c.) e quelli che non lo sono. Per ottenere la restituzione, non basta dimostrare di aver effettuato un pagamento, ma è necessario provare il titolo giuridico che fonda l’obbligo di rimborso.

I pagamenti qualificati come Mutuo

Il giudice ha riconosciuto la natura di prestito per una parte significativa delle somme. Nello specifico, ha ordinato la restituzione di 33.521,87 euro. Questa decisione si è basata su prove concrete:

1. Mutuo immobiliare e finanziamento attività: Per i pagamenti relativi alle rate del mutuo e all’avvio dell’attività commerciale, il ricorrente aveva indicato nelle causali dei bonifici termini come “prestito” o “finanziamento”. Queste indicazioni, unite alla testimonianza del fratello del ricorrente che ha confermato l’esistenza di accordi verbali per la restituzione, sono state ritenute sufficienti a provare il contratto di mutuo.
2. Oneri condominiali e utenze: Anche per queste spese, la testimonianza è stata decisiva per dimostrare che le somme erano state anticipate con l’intesa che sarebbero state restituite.

Il tentativo fallito: l’Ingiustificato Arricchimento

Per le somme destinate all’acquisto e alla ristrutturazione dell’immobile in cui la coppia avrebbe dovuto convivere (circa 22.500 euro), il Tribunale ha escluso la natura di mutuo per mancanza di prove sufficienti. Il ricorrente ha allora tentato la via sussidiaria dell’azione di ingiustificato arricchimento (art. 2041 c.c.).

Tuttavia, anche questa strada si è rivelata infruttuosa. Il giudice ha chiarito che l’azione di arricchimento non può essere usata come un “rimedio di riserva” per superare il fallimento della prova di un contratto. Inoltre, per la somma destinata alla ristrutturazione, il ricorrente non è riuscito a dimostrare l’effettivo incremento di valore dell’immobile, un requisito essenziale per poter parlare di arricchimento.

Le Donazioni d’uso e altre spese non rimborsabili

Infine, il Tribunale ha escluso dalla restituzione tutte quelle spese che rientrano nelle normali liberalità tra partner. Pagamenti per ricariche telefoniche, un viaggio in Spagna e l’acquisto di un divano letto sono stati qualificati come donazioni d’uso (art. 770 c.c.), ovvero regali fatti in conformità agli usi e al legame affettivo, che per loro natura non prevedono un obbligo di restituzione.

Le motivazioni della Decisione

La sentenza ribadisce un principio cardine del nostro ordinamento: l’onere della prova (art. 2697 c.c.). Chi chiede la restituzione di una somma di denaro deve provare non solo di averla versata, ma anche il titolo giuridico che impone alla controparte di restituirla. Nel contesto di una relazione sentimentale, non si può presumere che ogni trasferimento di denaro sia un prestito. La prova di un contratto di mutuo, anche se concluso oralmente, deve essere rigorosa. Le causali dei bonifici sono un indizio importante, ma acquistano pieno valore probatorio se corroborate da altri elementi, come una testimonianza attendibile. L’azione di ingiustificato arricchimento, inoltre, ha carattere sussidiario e non può servire a colmare le lacune probatorie relative a un’azione contrattuale.

Le conclusioni

La decisione offre una lezione pratica fondamentale per chiunque si trovi a gestire finanze all’interno di una relazione di coppia. Per evitare spiacevoli contenziosi in caso di rottura, è essenziale che i trasferimenti di denaro di importo rilevante, se intesi come prestiti, siano supportati da prove chiare. Una semplice scrittura privata o anche solo una causale inequivocabile e coerente nel tempo può fare la differenza. Affidarsi esclusivamente ad accordi verbali espone al rischio concreto di non poter recuperare le somme in futuro, poiché il confine tra prestito, contributo alla vita comune e semplice generosità può diventare molto labile agli occhi di un giudice.

Se verso soldi al mio partner durante la relazione, ho diritto alla restituzione in caso di separazione?
Non automaticamente. Hai diritto alla restituzione solo se riesci a provare che il denaro è stato dato a titolo di prestito (mutuo) e non come contributo alle spese comuni o come regalo. L’onere di fornire questa prova spetta a te.

Come posso provare che un versamento di denaro era un prestito e non un regalo?
La prova ideale è un accordo scritto. In sua assenza, sono utili elementi come le causali esplicite nei bonifici (es. “prestito per rata mutuo”), messaggi o email in cui si parla della restituzione, e testimonianze di persone a conoscenza dell’accordo verbale. La sola testimonianza, senza altri elementi, potrebbe non essere sufficiente.

Cosa succede se la mia richiesta di restituzione come mutuo viene respinta per mancanza di prove? Posso chiedere i soldi per ingiustificato arricchimento?
Generalmente no. La sentenza chiarisce che l’azione per ingiustificato arricchimento è sussidiaria, cioè non può essere utilizzata come un’alternativa per rimediare al fatto di non essere riusciti a provare l’esistenza di un contratto di mutuo. Se l’azione principale fallisce per carenza di prova, quella sussidiaria è preclusa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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