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Restituzione frutti revocatoria: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha chiarito importanti aspetti legati all’azione revocatoria fallimentare. In particolare, ha stabilito che l’acquirente di un immobile, il cui atto di acquisto sia stato dichiarato inefficace, ha l’obbligo di procedere alla restituzione frutti revocatoria, ovvero dei canoni di locazione percepiti, a decorrere dalla data della domanda giudiziale. La Corte ha inoltre precisato che il termine di prescrizione decennale per tale azione restitutoria decorre non dalla domanda, ma dal momento in cui la sentenza di revoca passa in giudicato. Rigettate anche le eccezioni di compensazione e di deduzione delle spese per mancanza di prova.

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Restituzione frutti revocatoria: obblighi e prescrizione secondo la Cassazione

L’azione revocatoria fallimentare è uno strumento cruciale a disposizione del curatore per ricostituire il patrimonio del debitore fallito. Ma quali sono le conseguenze per chi ha acquistato un bene poi oggetto di revoca? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto fondamentale: l’obbligo di restituzione frutti revocatoria, in particolare i canoni di locazione, e i termini di prescrizione per richiederli. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata pratica.

I Fatti del Caso: Una Compravendita Immobiliare Sotto la Lente del Fallimento

La vicenda trae origine da una compravendita immobiliare. Una società, in seguito dichiarata fallita, aveva venduto un immobile a un’altra società, la quale a sua volta era stata incorporata da un grande istituto bancario. Il Tribunale, con una sentenza divenuta definitiva, accoglieva la domanda del Fallimento e dichiarava l’inefficacia della compravendita ai sensi dell’art. 67 della Legge Fallimentare.

Successivamente, il Fallimento agiva nuovamente in giudizio contro l’istituto bancario per ottenere la restituzione dei frutti civili dell’immobile, ovvero i canoni di locazione percepiti dal momento della domanda di revocatoria fino alla riconsegna del bene. L’importo richiesto era di oltre 4 milioni di euro.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello, riformando parzialmente la decisione di primo grado, accoglieva la domanda del Fallimento. I giudici di secondo grado affermavano che la sentenza di revoca, pur avendo natura costitutiva, comporta un effetto restitutorio. Di conseguenza, il Fallimento aveva diritto alla restituzione dei frutti civili prodotti dall’immobile a decorrere dalla data della domanda di revoca.

La Corte respingeva inoltre l’eccezione di prescrizione sollevata dalla banca, sostenendo che il termine applicabile fosse quello ordinario decennale (e non quinquennale) e che tale termine iniziasse a decorrere solo dal passaggio in giudicato della sentenza di revoca.

I Motivi del Ricorso in Cassazione e la questione della restituzione frutti revocatoria

L’istituto bancario ricorreva in Cassazione, basando le proprie difese su diversi motivi, incentrati principalmente su tre questioni chiave.

Prescrizione del Diritto alla Restituzione

Secondo la banca, il diritto alla restituzione dei frutti si sarebbe prescritto. Sosteneva che il termine fosse quinquennale e che dovesse decorrere dalla data della notifica della domanda di revocatoria, essendo trascorsi oltre vent’anni prima dell’avvio del giudizio per la restituzione.

Compensazione con Crediti Concorsuali

In subordine, la ricorrente chiedeva di poter compensare il proprio debito per i frutti con un cospicuo credito che vantava nei confronti del Fallimento (derivante, tra l’altro, dalla restituzione del prezzo di acquisto dell’immobile), già ammesso al passivo fallimentare.

Deduzione delle Spese Sostenute

Infine, la banca lamentava che la Corte d’Appello non avesse decurtato dall’importo dovuto le numerose spese sostenute per la gestione dell’immobile (condominiali, straordinarie, fiscali, etc.), nonostante ne avesse chiesto la liquidazione, anche in via equitativa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili tutti i motivi del ricorso principale, confermando integralmente la sentenza d’appello e fornendo chiarimenti essenziali sull’obbligo di restituzione frutti revocatoria.

La Natura Restitutoria dell’Azione Revocatoria

La Cassazione ribadisce il suo consolidato orientamento: sebbene la revocatoria non determini un ritrasferimento della proprietà del bene (che rimane dell’acquirente fino all’eventuale vendita forzata), essa priva di effetti l’atto di acquisto nei confronti della massa dei creditori. Questo comporta, come conseguenza logica e giuridica, l’obbligo per l’acquirente di restituire non solo il bene, ma anche i frutti che esso ha prodotto. La sentenza di revoca modifica la situazione giuridica preesistente e fa sorgere un’obbligazione restitutoria.

Decorrenza della Prescrizione e la restituzione frutti revocatoria

Il punto cruciale della decisione riguarda la prescrizione. La Corte stabilisce un principio fondamentale: il diritto alla restituzione dei frutti, pur retroagendo nei suoi effetti al momento della domanda di revoca, sorge giuridicamente solo quando la sentenza che accerta l’inefficacia dell’atto diventa definitiva. È solo con il passaggio in giudicato della sentenza di revoca che il diritto del Fallimento può essere fatto valere. Di conseguenza, il termine di prescrizione decennale non può che decorrere da tale momento. Nel caso di specie, essendo il giudizio per la restituzione iniziato circa un anno dopo il passaggio in giudicato della revoca, nessuna prescrizione si era maturata.

Inammissibilità della Compensazione e della Deduzione Spese

La Corte ha respinto anche gli altri motivi. L’eccezione di compensazione è stata ritenuta infondata per mancanza del requisito della reciprocità: il debito per la restituzione dei frutti è un debito verso la massa dei creditori, sorto dopo il fallimento, mentre il credito per la restituzione del prezzo è un credito concorsuale verso il fallito, anteriore alla procedura. Infine, riguardo alle spese, la Cassazione ha confermato che l’onere di quantificare e provare i costi sostenuti gravava sulla banca, la quale non vi aveva adempiuto, rendendo inammissibile una liquidazione equitativa da parte del giudice, che non può sopperire alla carenza probatoria della parte.

Le Conclusioni

L’ordinanza consolida principi di grande importanza pratica. Chi acquista un bene da un soggetto poi fallito deve essere consapevole che, in caso di vittorioso esperimento dell’azione revocatoria, sarà tenuto non solo a subire l’esecuzione sul bene, ma anche alla restituzione di tutti i frutti civili percepiti dalla data della domanda giudiziale. Il diritto del Fallimento a richiedere tali frutti si prescrive in dieci anni, che iniziano a decorrere solo dal momento in cui la sentenza di revoca diventa inoppugnabile. Questa decisione rafforza la tutela della par condicio creditorum e chiarisce il perimetro degli obblighi restitutori a carico del terzo acquirente.

L’acquirente di un immobile, il cui acquisto è stato revocato in sede fallimentare, deve restituire i canoni di locazione percepiti?
Sì, l’accoglimento della domanda di revocatoria fallimentare comporta l’obbligo per l’acquirente di restituire al Fallimento i frutti civili, come i canoni di locazione, prodotti dall’immobile a partire dalla data della domanda giudiziale di revoca.

Da quale momento inizia a decorrere il termine di prescrizione per l’azione di restituzione dei frutti?
Il termine di prescrizione, che è quello ordinario decennale, inizia a decorrere non dalla data della domanda di revoca, ma dal momento in cui la sentenza che dichiara l’inefficacia dell’atto di acquisto passa in giudicato, diventando così definitiva e non più impugnabile.

È possibile compensare il debito per la restituzione dei frutti con il credito per la restituzione del prezzo pagato per l’immobile?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che manca il requisito della reciprocità delle obbligazioni. Il debito per la restituzione dei frutti sorge nei confronti della massa dei creditori ed è successivo alla sentenza di revoca, mentre il credito per la restituzione del prezzo è un credito concorsuale vantato nei confronti del venditore poi fallito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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