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Restituzione addizionale energia: il diritto al rimborso

Una società alberghiera ha agito in giudizio per ottenere la restituzione di un’addizionale provinciale sull’energia elettrica, versata a una società di factoring che aveva acquistato i crediti dal fornitore di energia. Tale imposta è stata successivamente ritenuta in contrasto con il diritto europeo e dichiarata incostituzionale. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha stabilito che il consumatore finale ha diritto a richiedere la restituzione addizionale energia direttamente al soggetto che ha materialmente incassato la somma (l’accipiens), in questo caso la società di factoring, in quanto la declaratoria di incostituzionalità fa venir meno retroattivamente la causa del pagamento.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Restituzione addizionale energia: la Cassazione conferma il diritto al rimborso

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha consolidato un principio fondamentale in materia di restituzione addizionale energia: il consumatore finale che ha pagato un’imposta poi dichiarata incostituzionale ha diritto a chiederne il rimborso direttamente a chi ha incassato la somma, anche se si tratta di un soggetto diverso dal fornitore originario. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I fatti del caso

Una società alberghiera aveva stipulato un contratto di fornitura di energia elettrica con una società di servizi. I crediti derivanti da tale contratto erano stati ceduti a una società di factoring, alla quale l’albergo aveva regolarmente pagato le fatture. Tali fatture includevano una specifica voce di costo: l’addizionale provinciale sulle accise per l’energia elettrica.

Successivamente, questa addizionale è stata riconosciuta in contrasto con una direttiva dell’Unione Europea, portando alla sua declaratoria di illegittimità costituzionale. Di conseguenza, la società alberghiera ha citato in giudizio la società di factoring per ottenere la restituzione delle somme indebitamente versate a titolo di addizionale. Sia il Tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello hanno dato ragione alla società alberghiera, condannando la società di factoring alla restituzione e riconoscendo a quest’ultima il diritto di essere tenuta indenne (manlevata) dalla società fornitrice di energia.

La decisione della Corte di Cassazione

La società energetica, subentrata al fornitore originario, ha proposto ricorso per cassazione, contestando la decisione dei giudici di merito. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando integralmente il principio di diritto applicato nei gradi precedenti.

Il diritto alla restituzione addizionale energia: le motivazioni

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su un principio cardine del nostro ordinamento: la dichiarazione di illegittimità costituzionale di una norma ha efficacia retroattiva (ex tunc). Questo significa che la norma si considera come mai esistita, facendo venir meno fin dall’origine la causa giustificatrice dei pagamenti effettuati sulla base di essa.

Di conseguenza, il pagamento dell’addizionale provinciale, una volta dichiarata incostituzionale la norma che la istituiva, diventa un pagamento ‘indebito’, cioè non dovuto. Sorge così il diritto del consumatore (solvens) a richiederne la restituzione. La Corte ha chiarito che l’azione di ripetizione dell’indebito, prevista dall’art. 2033 del Codice Civile, deve essere esercitata nei confronti di chi ha materialmente ricevuto il pagamento (accipiens).

Nel caso specifico, l’accipiens era la società di factoring, che aveva incassato le fatture in virtù della cessione del credito. Pertanto, è corretto che la società alberghiera abbia agito direttamente contro di essa. La Corte ha specificato che il rapporto interno tra la società di factoring e la società energetica (relativo alla manleva) non influisce sul diritto del consumatore finale di ottenere il rimborso da chi ha effettivamente ricevuto il suo denaro.

Le conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela del consumatore finale e chiarisce un aspetto procedurale cruciale. Il principio stabilito è che, in caso di imposte dichiarate illegittime, l’azione di rimborso va intentata contro il soggetto che ha materialmente ricevuto la somma, indipendentemente dai rapporti di cessione del credito a monte. La declaratoria di incostituzionalità, annullando retroattivamente la base giuridica del tributo, legittima pienamente la richiesta di restituzione dell’indebito, da esercitare nel termine di prescrizione ordinario di dieci anni.

Chi ha diritto a chiedere la restituzione dell’addizionale provinciale sull’energia dichiarata incostituzionale?
Il consumatore finale che ha materialmente corrisposto l’imposta al fornitore o a un suo cessionario.

Contro chi deve essere proposta l’azione di rimborso?
L’azione di ripetizione dell’indebito deve essere proposta direttamente nei confronti del soggetto che ha effettivamente ricevuto il pagamento (l’accipiens), anche se si tratta di una società di factoring cessionaria del credito e non del fornitore originario di energia.

Qual è l’effetto della dichiarazione di incostituzionalità di una norma fiscale sui pagamenti già effettuati?
La dichiarazione di illegittimità costituzionale ha efficacia retroattiva (ex tunc), il che significa che rimuove fin dall’origine la base giuridica del tributo. Di conseguenza, i pagamenti effettuati diventano indebiti e il contribuente ha diritto a chiederne la restituzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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