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Responsabilità studio associato: il termine di decadenza

La Corte di Cassazione analizza la responsabilità dello studio associato, confermando che la responsabilità personale dei singoli professionisti è assimilabile a una garanzia legale simile alla fideiussione. Di conseguenza, si applica il termine di decadenza di sei mesi previsto dall’art. 1957 c.c. Tuttavia, la Corte chiarisce un punto cruciale: per interrompere tale termine, il creditore può agire indifferentemente contro lo studio (debitore principale) o contro il singolo professionista (garante). La sentenza di appello, che aveva dichiarato la decadenza perché l’azione era stata intentata solo contro i professionisti e non contro lo studio, è stata annullata.

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Responsabilità Studio Associato: Azione contro il Socio Interrompe la Decadenza

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale per chiunque abbia rapporti con professionisti organizzati in forma associata: la responsabilità studio associato e i meccanismi di tutela del creditore. La decisione chiarisce un aspetto fondamentale relativo al termine di decadenza previsto dall’articolo 1957 del codice civile, stabilendo che l’azione legale intrapresa contro il singolo professionista è sufficiente a interromperlo, senza la necessità di citare in giudizio anche l’associazione stessa.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla richiesta di risarcimento danni avanzata da un avvocato nei confronti di due professionisti, un commercialista e un ragioniere, membri di uno studio associato a cui era stato affidato l’incarico di consulenza fiscale e tributaria. L’avvocato lamentava una condotta negligente dei consulenti, che lo avevano portato a versare indebitamente l’Irap per un lungo periodo, dal 1998 al 2014.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto parzialmente la domanda, condannando in solido i due professionisti a risarcire una parte del danno. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva ribaltato completamente la decisione. I giudici di secondo grado avevano qualificato la responsabilità dei singoli associati come una garanzia assimilabile alla fideiussione e, di conseguenza, avevano applicato l’articolo 1957 del codice civile. Poiché il cliente non aveva agito legalmente contro lo studio associato (considerato il debitore principale) entro sei mesi, la Corte aveva dichiarato il suo diritto decaduto, respingendo la domanda risarcitoria.

La Responsabilità Studio Associato e la Decisione della Cassazione

Contro la sentenza d’appello, l’avvocato ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando due motivi. Con il primo, contestava l’applicabilità stessa dell’art. 1957 c.c. alla responsabilità dei soci. Con il secondo, sosteneva che, anche ammettendo tale applicabilità, l’azione tempestivamente intrapresa contro i singoli professionisti fosse sufficiente a impedire la decadenza.

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il primo motivo, confermando il suo orientamento consolidato: la responsabilità personale e solidale di chi agisce in nome e per conto di un’associazione non riconosciuta, come uno studio professionale, costituisce una forma di garanzia legale (garanzia ex lege) assimilabile alla fideiussione. Pertanto, l’applicazione dell’art. 1957 c.c. è corretta.

La vera svolta arriva con l’accoglimento del secondo motivo. La Cassazione ha ritenuto errata la decisione della Corte d’Appello, fornendo un’interpretazione fondamentale per la tutela dei creditori.

Le motivazioni

I giudici della Suprema Corte hanno spiegato che la ratio dell’art. 1957 c.c. è quella di tutelare il garante (in questo caso, il singolo professionista), evitando che rimanga indefinitamente esposto all’azione del creditore. Tuttavia, questa tutela non richiede che il creditore agisca necessariamente ed esclusivamente contro il debitore principale (lo studio).

La norma, infatti, impone al creditore di agire entro sei mesi dalla scadenza dell’obbligazione principale. Nel caso di una fideiussione solidale, come quella che caratterizza la responsabilità studio associato, il creditore ha la facoltà di scegliere contro chi agire: può rivolgersi al debitore principale, al fideiussore, o a entrambi. L’esercizio tempestivo dell’azione giudiziale contro uno qualsiasi dei coobbligati solidali è idoneo a impedire la decadenza dalla garanzia.

La Corte d’Appello aveva quindi commesso un errore nel ritenere che solo un’azione contro lo studio professionale avrebbe potuto interrompere il termine. L’azione intentata dal cliente contro i singoli professionisti, essendo stata notificata ben prima della scadenza dei sei mesi, era pienamente efficace per conservare il diritto di garanzia.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Viene ribadito che chi vanta un credito nei confronti di uno studio professionale associato può contare sulla responsabilità personale e solidale dei professionisti che hanno agito per conto dello studio. Questa responsabilità funziona come una garanzia. Il creditore, per non perdere questo diritto, deve attivarsi legalmente entro sei mesi. Tuttavia, ha la piena libertà di scegliere se citare in giudizio lo studio, il singolo professionista, o entrambi. L’azione contro il professionista è di per sé sufficiente a salvaguardare i propri diritti, senza che sia necessario convenire in giudizio anche l’associazione. La sentenza impugnata è stata dunque annullata con rinvio alla Corte d’Appello per una nuova valutazione del caso alla luce di questo principio.

La responsabilità personale di chi agisce per uno studio associato è assimilabile a una fideiussione?
Sì, la Corte di Cassazione conferma il suo orientamento consolidato secondo cui la responsabilità personale e solidale di chi agisce in nome e per conto di un’associazione non riconosciuta, come uno studio professionale, è inquadrabile tra le garanzie ex lege assimilabili alla fideiussione, con conseguente applicazione dell’art. 1957 c.c.

Per evitare la decadenza prevista dall’art. 1957 c.c., il creditore deve agire per forza contro lo studio associato (debitore principale)?
No. La Corte ha chiarito che, per impedire l’estinzione della garanzia, è sufficiente che il creditore eserciti tempestivamente l’azione giudiziale a sua scelta o contro il debitore principale (lo studio associato) o contro il garante (il singolo professionista che ha agito).

Cosa ha sbagliato la Corte d’Appello in questo caso?
La Corte d’Appello ha erroneamente ritenuto che il termine di decadenza semestrale potesse essere interrotto solo da un’azione giudiziale nei confronti del debitore principale (lo studio professionale), e non anche da quella, pur tempestivamente proposta, contro i singoli professionisti garanti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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