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Responsabilità stazione appaltante: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che la responsabilità della stazione appaltante sussiste per i danni a terzi causati da lavori pubblici, anche se progettazione ed esecuzione sono affidate ad altri. L’ente pubblico ha un dovere inderogabile di controllo e vigilanza, specialmente in aree a rischio. La vicenda nasce dalla richiesta di risarcimento di una proprietaria per i danni al suo immobile, causati da una frana durante la costruzione di una strada. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che escludeva la responsabilità dell’ente, rinviando il caso per un nuovo esame che tenga conto di tale principio.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Appalti Pubblici e Danni a Terzi: Quando Scatta la Responsabilità della Stazione Appaltante?

La realizzazione di opere pubbliche, sebbene fondamentale per la collettività, può talvolta causare danni a proprietà private. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale in questo ambito: la responsabilità della stazione appaltante per i danni subiti da terzi. Anche quando la progettazione e l’esecuzione dei lavori sono affidate a imprese esterne, l’ente pubblico non può considerarsi esente da obblighi. Questa pronuncia chiarisce i confini dei doveri di controllo e vigilanza che gravano sulla pubblica amministrazione.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria ha origine dalla domanda di risarcimento avanzata dalla proprietaria di un immobile a uso commerciale. L’edificio aveva subito gravi danni a causa di cedimenti franosi verificatisi durante i lavori per la costruzione di una strada a scorrimento veloce, commissionata da un ente pubblico locale.

L’ente, convenuto in giudizio, aveva chiesto e ottenuto di chiamare in causa la società di progettazione, il direttore dei lavori e l’impresa esecutrice, ritenendoli gli unici responsabili dell’accaduto. Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano escluso la responsabilità dell’ente committente. Secondo i giudici di merito, l’errore progettuale che aveva causato la frana non era imputabile all’amministrazione, la quale si era limitata a svolgere un controllo formale e amministrativo senza poter entrare nel merito delle scelte tecniche.

Di conseguenza, la società di progettazione e il direttore dei lavori erano stati condannati in solido al risarcimento del danno, mentre la domanda di manleva nei confronti della loro compagnia assicurativa era stata respinta a causa dell’operatività di una clausola claims made.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Responsabilità della Stazione Appaltante

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso della società di progettazione e del direttore dei lavori. Il punto centrale della pronuncia risiede nell’affermazione di un principio fondamentale: nell’ambito degli appalti di opere pubbliche, la stazione appaltante non è un mero committente privato, ma un soggetto investito di specifici poteri e doveri di controllo e ingerenza.

L’Obbligo di Controllo e Ingerenza

Secondo la Suprema Corte, l’ente pubblico non può limitarsi a un ruolo passivo. La normativa pubblicistica impone un obbligo di sorveglianza attiva durante tutte le fasi dell’opera, dalla progettazione all’esecuzione. Questo include il potere di disporre varianti e, se necessario, di sospendere i lavori qualora emergano rischi per terzi. Nel caso specifico, era emerso che l’area interessata dai lavori era nota per essere a rischio frana. Questa circostanza avrebbe dovuto indurre l’ente a esercitare una vigilanza ancora più accurata sul progetto e sulla sua esecuzione, cosa che non è avvenuta. Pertanto, l’aver omesso di rilevare le carenze progettuali e di intervenire costituisce una condotta colposa che fonda una sua corresponsabilità nel danno.

La Questione della Polizza Assicurativa “Claims Made”

Per quanto riguarda la controversia con la compagnia assicurativa, la Cassazione ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso. I ricorrenti avevano sollevato in sede di legittimità nuove questioni sulla presunta nullità della clausola claims made, argomenti che non erano stati adeguatamente formulati nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha ribadito che il giudizio di legittimità non consente di introdurre nuove censure, ma si limita a verificare la corretta applicazione della legge sulla base di quanto già discusso in appello.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su una consolidata giurisprudenza in materia di appalti pubblici. La P.A. non si spoglia delle sue responsabilità semplicemente affidando un’opera a terzi. Gli specifici poteri di autorizzazione, controllo e ingerenza, previsti dalla normativa di settore, non sono una mera facoltà, ma un dovere funzionale a garantire la corretta esecuzione dell’opera e la sicurezza di terzi. Tralasciare la valutazione di questi obblighi, come fatto dalla Corte d’Appello, costituisce un errore di diritto. La conoscenza pregressa della franosità dei terreni aggravava la posizione dell’ente, che avrebbe dovuto imporre verifiche più accurate e non limitarsi a un esame formale del progetto. L’omissione di tale controllo configura una colpa che, unita al nesso di causalità con il danno, fonda la sua corresponsabilità ai sensi dell’art. 2055 c.c. Sul fronte assicurativo, la motivazione dell’inammissibilità risiede nel principio di consumazione dell’impugnazione: le questioni giuridiche, specie se complesse e implicanti accertamenti di fatto come la validità di una clausola contrattuale, devono essere specificamente dedotte e argomentate nei giudizi di merito. La loro proposizione per la prima volta in Cassazione viola tale principio.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato con rinvio la sentenza impugnata, stabilendo che la Corte d’Appello dovrà riesaminare il caso applicando il principio secondo cui la responsabilità della stazione appaltante non può essere esclusa a priori. L’ente pubblico ha l’obbligo giuridico di esercitare un controllo penetrante sulla progettazione e l’esecuzione dei lavori, specialmente in contesti di rischio noto. Questa decisione rafforza la tutela dei cittadini danneggiati da opere pubbliche e ribadisce l’importanza di una gestione diligente e responsabile da parte delle amministrazioni committenti.

Una stazione appaltante pubblica è responsabile per i danni a terzi causati da lavori appaltati, anche se non ha progettato né eseguito direttamente le opere?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’ente pubblico conserva poteri e doveri specifici di autorizzazione, controllo e ingerenza sull’esecuzione dei lavori. L’omissione di questi obblighi, specialmente in presenza di rischi noti come una zona franosa, configura una colpa e fonda una sua corresponsabilità per i danni causati.

L’approvazione formale di un progetto da parte della stazione appaltante la esonera da responsabilità per eventuali difetti progettuali?
No. La Corte ha chiarito che l’ente pubblico è tenuto a un controllo che non sia meramente formale, ma che verifichi la conformità dell’opera alla legge e alle regole tecniche, soprattutto quando è a conoscenza di specifiche criticità del contesto. La semplice approvazione amministrativa non è sufficiente a escludere la sua responsabilità.

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione nuove questioni sulla nullità di una clausola contrattuale, come la ‘claims made’?
No. La Corte ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso relativo alla clausola assicurativa, poiché le specifiche censure di nullità non erano state proposte nei precedenti gradi di giudizio. Il giudizio di legittimità non consente di introdurre nuove questioni che non siano state oggetto del dibattito processuale in appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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