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Responsabilità solidale: custode e fiduciario condannati

Il proprietario effettivo di quote societarie, intestate fiduciariamente a un terzo, ha agito per il risarcimento del danno dopo che le sue quote, sottoposte a sequestro giudiziario, sono state azzerate tramite un’operazione sul capitale. La Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità solidale dell’amministratore fiduciario e del custode giudiziario, escludendo quella di altri professionisti coinvolti, come il notaio. L’ordinanza chiarisce i limiti e i doveri delle diverse figure in complesse manovre societarie.

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Responsabilità solidale del custode: la Cassazione fa il punto

Il concetto di responsabilità solidale, previsto dall’art. 2055 del Codice Civile, assume contorni particolarmente complessi quando applicato a intricate vicende societarie. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sul riparto di responsabilità tra i vari attori coinvolti in un’operazione di azzeramento e ricostituzione del capitale sociale che ha portato alla soppressione di quote sottoposte a sequestro giudiziario. La decisione delinea con precisione i doveri del custode giudiziario e dell’amministratore fiduciario, distinguendo la loro posizione da quella di altri professionisti, come il notaio rogante.

Il caso: la soppressione di quote sociali sotto sequestro

La vicenda trae origine dalla posizione di due soci, proprietari effettivi del 61% delle quote di una S.r.l. Tali quote erano state intestate fiduciariamente a un amministratore e a un’altra società. A seguito di un contenzioso, il Tribunale dispose il sequestro giudiziario di dette quote, nominando un custode.

Durante il periodo di sequestro, si verificarono due eventi cruciali:
1. L’amministratore fiduciario, con l’ausilio di un commercialista, costituì una nuova società (una ‘scatola vuota’) a cui cedette il ramo operativo dell’azienda originaria a un prezzo irrisorio rispetto al suo valore reale.
2. Successivamente, l’assemblea dei soci della società originaria deliberò l’azzeramento del capitale sociale per perdite e la sua successiva ricostituzione al minimo legale. A questa assemblea partecipò anche il custode giudiziario delle quote sequestrate, il quale votò a favore dell’azzeramento ma non esercitò il diritto di opzione per la sottoscrizione delle nuove quote.

L’effetto di questa manovra fu l’esclusione definitiva dei soci originari dalla compagine sociale, in quanto le nuove quote vennero sottoscritte interamente dagli altri soci. La società, ormai svuotata del suo patrimonio, fu in seguito dichiarata fallita.

Le decisioni dei giudici di merito

Il socio danneggiato citò in giudizio tutti i soggetti coinvolti: l’amministratore fiduciario, il custode giudiziario, il notaio che aveva redatto il verbale d’assemblea, il commercialista e gli amministratori degli altri soci.

Il Tribunale di primo grado riconobbe la responsabilità del solo amministratore fiduciario, condannandolo a un cospicuo risarcimento. La Corte d’Appello, invece, riformò parzialmente la decisione, estendendo la condanna in via solidale anche al custode giudiziario, ritenendo che il suo comportamento (voto favorevole all’azzeramento e mancato esercizio dell’opzione) avesse colposamente contribuito alla soppressione delle quote che era suo dovere custodire. La Corte confermò invece l’assenza di responsabilità per gli altri convenuti.

La Cassazione sulla responsabilità solidale e i ruoli distinti

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha rigettato quasi integralmente sia il ricorso principale del socio danneggiato sia quello incidentale del custode. La Suprema Corte ha ritenuto inammissibili le censure volte a ottenere una rivalutazione nel merito dei fatti, confermando che l’accertamento della Corte d’Appello sull’assenza di dolo o colpa del notaio e degli altri professionisti era adeguatamente motivato e, pertanto, non sindacabile in sede di legittimità.

Il fulcro della decisione risiede nella conferma della responsabilità solidale tra l’amministratore fiduciario, autore della condotta distrattiva, e il custode giudiziario. La Cassazione ha implicitamente avallato il ragionamento della Corte d’Appello, secondo cui il custode ha violato i suoi doveri di diligenza, non attivandosi per proteggere il valore del bene affidatogli.

Profili procedurali e riparto delle colpe

La Corte ha affrontato anche importanti questioni procedurali. Ha accolto l’unica doglianza fondata del ricorrente principale, cassando la sentenza d’appello nella parte in cui lo condannava a pagare le spese legali a una parte rimasta contumace (che quindi non aveva sostenuto alcuna spesa).

Ha invece dichiarato inammissibile il motivo del ricorso del custode che lamentava un’errata applicazione della responsabilità solidale e chiedeva una valutazione sulla diversa gravità delle colpe. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la graduazione delle colpe e la ripartizione interna del debito risarcitorio attengono ai rapporti interni tra i coobbligati e possono essere fatte valere tramite un’azione di regresso, ma non possono essere opposte al danneggiato, che ha diritto di chiedere l’intero importo a ciascun responsabile.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla distinzione tra giudizio di fatto e giudizio di legittimità. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito se questa è logicamente argomentata. Per questo motivo, le richieste di accertare la responsabilità di notaio e altri consulenti sono state respinte, poiché basate su una rilettura delle prove. La conferma della responsabilità del custode si basa sulla violazione dei suoi obblighi di protezione del bene sequestrato. Sul piano della responsabilità solidale, la Corte ha applicato il principio secondo cui il danneggiato può agire per l’intero contro ogni corresponsabile, mentre la divisione interna della colpa è una questione successiva e interna tra i danneggianti. Infine, la Corte ha riaffermato che la legittimazione ad agire per il risarcimento spetta a chiunque si affermi danneggiato da un fatto illecito, a prescindere dalla titolarità formale del bene.

le conclusioni

L’ordinanza della Cassazione consolida principi cruciali in materia di diritto societario e processuale. Per gli operatori, le implicazioni sono chiare: un custode giudiziario non è un mero esecutore passivo, ma ha un dovere attivo di diligenza per la conservazione, anche economica, del bene. Per i professionisti come notai e commercialisti, la decisione ribadisce che la loro responsabilità non è automatica, ma deve essere provata in concreto, dimostrando un contributo causale colposo o doloso al danno. Infine, viene rafforzata la tutela del danneggiato da un illecito plurioffensivo, confermando il suo diritto di rivolgersi a uno qualsiasi dei responsabili per ottenere l’integrale ristoro, senza dover attendere la definizione dei complessi rapporti interni tra di loro.

Un custode giudiziario di quote sociali può essere ritenuto responsabile in solido con l’amministratore se le quote vengono azzerate?
Sì. La Corte ha confermato la decisione di merito che ha esteso la responsabilità solidale al custode. Si è ritenuto che, votando a favore dell’azzeramento del capitale e non esercitando il diritto di opzione sulle nuove quote, il custode abbia colposamente cooperato alla soppressione del bene che era suo dovere custodire, violando gli obblighi di diligenza.

Il proprietario effettivo (fiduciante) di quote societarie ha il diritto di agire per il risarcimento dei danni, anche se non è l’intestatario formale?
Sì. La Corte ha rigettato l’eccezione di difetto di legittimazione attiva, affermando che la legittimazione all’azione risarcitoria dipende dalla qualità di danneggiato. Chi si afferma danneggiato da un fatto illecito altrui è per ciò stesso legittimato ad agire, mentre la verifica della sussistenza del danno e del diritto al risarcimento attiene al merito della causa.

Il notaio che redige il verbale di un’assemblea le cui delibere causano un danno è automaticamente responsabile?
No. In questo caso, la Corte ha ritenuto inammissibile il motivo di ricorso volto ad accertare la responsabilità del notaio. La decisione conferma che la responsabilità del professionista non è oggettiva, ma richiede la prova di un comportamento colposo o doloso. I giudici di merito avevano escluso tale responsabilità con una motivazione ritenuta adeguata, basata sulla regolare convocazione e costituzione dell’assemblea e sulla presenza del custode autorizzato dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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