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Responsabilità solidale: costruttore e direttore lavori

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i contorni della responsabilità solidale tra l’impresa costruttrice e il direttore dei lavori per vizi di costruzione. A seguito della richiesta di risarcimento da parte di acquirenti di villette per difetti di insonorizzazione, la Corte ha stabilito che il committente può rivalersi per l’intero importo su uno solo dei responsabili, anche se l’altro è fallito. Viene inoltre affrontata la corretta interpretazione delle clausole assicurative professionali.

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Responsabilità solidale del costruttore e del direttore lavori: chi paga i danni?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8776/2024, è tornata su un tema cruciale nel diritto immobiliare: la responsabilità solidale tra l’impresa costruttrice e il direttore dei lavori in caso di vizi dell’opera. La pronuncia chiarisce importanti aspetti relativi sia all’azione di regresso del committente, sia all’interpretazione delle polizze assicurative professionali.

I fatti di causa

La vicenda trae origine dalla causa intentata da alcuni acquirenti di villette a schiera contro la società immobiliare venditrice. Gli acquirenti lamentavano gravi vizi di insonorizzazione, chiedendo il risarcimento dei danni. La società venditrice, a sua volta, chiamava in causa l’impresa appaltatrice che aveva costruito gli immobili e il professionista che aveva ricoperto il doppio ruolo di progettista e direttore dei lavori.

Il Tribunale di primo grado dichiarava la domanda improponibile a causa del fallimento, nel frattempo intervenuto, dell’impresa costruttrice. La Corte d’Appello, in riforma della prima sentenza, accoglieva la domanda degli acquirenti, condannando la società venditrice e il direttore dei lavori al pagamento di una somma a titolo di deprezzamento degli immobili. La Corte, inoltre, accoglieva la domanda di manleva della società venditrice nei confronti del direttore dei lavori, ma solo per il 50%, presumendo un pari concorso di colpa. Rigettava, invece, la domanda del professionista contro la sua compagnia assicurativa.

Si arrivava così in Cassazione, con un ricorso principale del direttore dei lavori e un ricorso incidentale della società immobiliare.

L’analisi della Cassazione e la responsabilità solidale

La Suprema Corte ha esaminato i diversi motivi di ricorso, accogliendone due di fondamentale importanza: quello del direttore dei lavori relativo all’interpretazione della polizza assicurativa e quello della società venditrice sul principio di responsabilità solidale.

La corretta interpretazione della polizza assicurativa

La Corte d’Appello aveva ritenuto inoperante la garanzia assicurativa del professionista sulla base di una clausola specifica. Tale clausola estendeva la copertura ai danni patrimoniali per gravi difetti che rendessero l’opera “inidonea all’uso” a cui è destinata, purché riscontrati entro tre mesi dall’ultimazione dei lavori.

La Cassazione ha giudicato errata questa interpretazione. I giudici di legittimità hanno sottolineato che la stessa Corte d’Appello aveva qualificato i vizi come tali da “pregiudicare e menomare il normale godimento”, non da rendere l’immobile totalmente inidoneo all’uso. Di conseguenza, era sbagliato applicare una clausola così specifica e restrittiva. La Corte avrebbe dovuto invece valutare la copertura alla luce delle condizioni generali di polizza, che coprivano la responsabilità civile per danni a terzi nell’esercizio della professione.

Il principio di responsabilità solidale e l’azione di regresso

Il punto più significativo della decisione riguarda il ricorso incidentale della società venditrice. Quest’ultima lamentava di essere stata manlevata dal direttore dei lavori solo per il 50%, nonostante la responsabilità solidale di quest’ultimo con l’impresa costruttrice fallita.

La Cassazione ha dato piena ragione alla società. Ha chiarito che il piano della responsabilità esterna (verso il danneggiato) è distinto da quello della ripartizione interna delle colpe (tra i corresponsabili). In virtù della responsabilità solidale (art. 2055 c.c.), il creditore (in questo caso la società venditrice, condannata a risarcire gli acquirenti) ha il diritto di chiedere l’intero importo del risarcimento a uno qualsiasi dei debitori solidali. Il fatto che l’impresa costruttrice fosse fallita non poteva ridurre il diritto di regresso della società venditrice nei confronti dell’altro corresponsabile rimasto, ovvero il direttore dei lavori.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su una netta distinzione tra due piani giuridici. Il primo è quello del rapporto tra il danneggiato (i compratori e, di riflesso, la società venditrice che li ha risarciti) e i responsabili del danno (costruttore e direttore dei lavori). In questo rapporto, vige il vincolo di solidarietà, che ha la funzione di rafforzare la tutela del creditore, consentendogli di agire per l’intero contro ogni debitore. Il secondo piano è quello interno, tra i corresponsabili, dove la responsabilità si ripartisce in base alla gravità delle rispettive colpe e all’efficienza causale delle loro condotte. La Corte d’Appello ha errato nel confondere questi due piani, facendo ricadere sul creditore le conseguenze dell’insolvenza di uno dei debitori solidali. Avrebbe dovuto riconoscere il diritto della società venditrice di essere tenuta indenne per l’intero importo dal direttore dei lavori, salvo poi il diritto di quest’ultimo di rivalersi, in teoria, sul costruttore fallito per la sua quota.

Le conclusioni

La decisione ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, rafforza la posizione del committente o del venditore di un immobile che si trova a dover risarcire danni causati da più soggetti. Egli potrà agire in regresso per l’intero importo nei confronti di uno qualsiasi dei responsabili solvibili. In secondo luogo, evidenzia l’importanza di una corretta interpretazione dei contratti di assicurazione professionale, che non può basarsi su clausole specifiche e restrittive quando il danno rientra nella più ampia copertura generale della polizza. La Corte ha quindi cassato la sentenza con rinvio, incaricando una nuova sezione della Corte d’Appello di decidere la controversia applicando i principi di diritto enunciati.

Quando si applica la responsabilità solidale tra costruttore e direttore dei lavori?
La responsabilità solidale si applica quando gli inadempimenti di entrambi (ad esempio, errori di costruzione dell’impresa e omesso controllo del direttore dei lavori) hanno concorso in modo efficiente a causare il danno al committente. È sufficiente che le azioni o omissioni di ciascuno abbiano contribuito a produrre l’evento dannoso.

Il committente danneggiato può chiedere l’intero risarcimento a uno solo dei responsabili solidali?
Sì. In forza del vincolo di solidarietà, il committente (o chi per lui ha risarcito il danno, come la società venditrice nel caso di specie) ha il diritto di ottenere da ciascuno dei responsabili il totale del risarcimento del danno subito, indipendentemente dalla ripartizione interna delle colpe.

Come va interpretata una clausola assicurativa che limita la copertura a vizi che rendono l’opera ‘inidonea all’uso’?
Questa clausola va applicata solo ai difetti talmente gravi da impedire completamente l’utilizzo dell’immobile. Se i vizi, come nel caso dei difetti di insonorizzazione, pregiudicano o menomano il normale godimento senza renderlo impossibile, tale clausola non si applica e la copertura va valutata secondo le condizioni generali della polizza sulla responsabilità professionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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