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Responsabilità solidale banca per bonifico errato

Una cliente esegue bonifici indicando un beneficiario ma fornendo l’IBAN di un altro soggetto. La Cassazione ha confermato la responsabilità solidale della banca (per illecito extracontrattuale) e del soggetto che ha ricevuto indebitamente le somme (per ripetizione dell’indebito). La diversità dei titoli di responsabilità non osta alla solidarietà, dato l’unico evento dannoso subito dalla cliente.

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Bonifico con IBAN errato: la responsabilità solidale della banca

Un errore comune, quello di sbagliare l’IBAN in un bonifico, può avere conseguenze complesse. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: la responsabilità solidale della banca e del soggetto che riceve indebitamente le somme. Questo significa che chi ha subito il danno può chiedere l’intero risarcimento indifferentemente all’uno o all’altro. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una cliente, per pagare delle forniture di latticini, disponeva una serie di bonifici tramite il proprio istituto di credito. Nelle disposizioni di pagamento, indicava correttamente il nome del suo fornitore come beneficiario, ma inseriva un IBAN appartenente a un altro soggetto, una società casearia cliente della stessa banca.

Di conseguenza, la banca eseguiva i pagamenti accreditando le somme sul conto corrente identificato dall’IBAN errato, e non a favore del beneficiario designato. Il fornitore originario, non avendo mai ricevuto i pagamenti, agiva in giudizio contro la banca. Parallelamente, anche la cliente che aveva effettuato i bonifici citava in giudizio sia la banca sia la società che aveva indebitamente incassato il denaro, chiedendo il risarcimento dei danni e la restituzione delle somme.

Il Percorso Giudiziario

Il Tribunale di primo grado, pur riconoscendo la responsabilità della banca per non aver rilevato la discordanza tra il nome del beneficiario e l’IBAN, rigettava la richiesta di risarcimento per mancata prova del danno specifico. Accoglieva, invece, la domanda di restituzione della cliente nei confronti della società che aveva ricevuto i fondi.

In appello, la Corte territoriale ribaltava parzialmente la decisione. Poiché la banca non aveva impugnato con un appello incidentale il punto della sentenza che ne affermava la responsabilità, tale statuizione era diventata definitiva (cosiddetto “giudicato interno”). La Corte d’Appello, quindi, condannava la banca e la società casearia, in solido tra loro, a restituire alla cliente le somme oggetto dei bonifici. La condanna si basava su due titoli di responsabilità diversi: illecito extracontrattuale (art. 2043 c.c.) per la banca e ripetizione di indebito (art. 2033 c.c.) per la società.

La questione della responsabilità solidale della banca in Cassazione

L’istituto di credito ricorreva in Cassazione, sostenendo principalmente che non potesse essere dichiarata una responsabilità solidale, dato che le condanne si fondavano su basi giuridiche differenti. La banca lamentava inoltre che la Corte d’Appello avesse erroneamente considerato definitiva la statuizione sulla sua responsabilità.

La Suprema Corte ha rigettato tutti i motivi del ricorso, fornendo chiarimenti cruciali su diversi principi giuridici.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha innanzitutto confermato che la statuizione sulla responsabilità della banca era divenuta un giudicato interno. Una decisione sfavorevole, anche all’interno di una sentenza complessivamente vittoriosa, deve essere specificamente impugnata con appello incidentale per poter essere riesaminata.

Il punto centrale della decisione, tuttavia, riguarda l’applicazione dell’art. 2055 c.c. sulla responsabilità solidale. Secondo la Cassazione, la solidarietà non richiede che le condotte illecite dei vari soggetti siano identiche o basate sulle stesse norme giuridiche. Ciò che conta è che le diverse azioni, anche se di natura differente (un illecito della banca, un incasso indebito della società), abbiano concorso a causare un unico “evento dannoso”: la perdita patrimoniale subita dalla cliente.

Quando l’oggetto della restituzione (la somma indebitamente ricevuta) coincide con il danno risarcibile (la somma persa a causa dell’errore della banca), si verifica un’unificazione dell’evento pregiudizievole. Questa unitarietà del danno fonda la responsabilità solidale di tutti i soggetti le cui condotte ne sono state causa. Pertanto, la diversità dei titoli di responsabilità non impedisce al giudice di pronunciare una condanna in solido.

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela del cliente nei servizi bancari e chiarisce l’ambito di applicazione della responsabilità solidale. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Per le banche: Aumenta l’onere di diligenza nel verificare la coerenza dei dati nei bonifici. Ignorare una palese discrepanza tra IBAN e beneficiario può fondare una responsabilità diretta.
2. Per i danneggiati: Offre la possibilità di agire per l’intero importo contro il soggetto ritenuto più solvibile (in questo caso, la banca o il ricevente), semplificando il recupero del credito.
3. Principio giuridico: Consolida l’idea che l’unicità del danno è l’elemento chiave per la responsabilità solidale, a prescindere dalla diversa natura giuridica delle condotte che lo hanno provocato. La sentenza, quindi, si pone come un importante precedente in materia di responsabilità bancaria e obbligazioni solidali.

Se la banca esegue un bonifico basandosi su un IBAN errato, ignorando il nome del beneficiario, è responsabile?
Sì. Nel caso di specie, la responsabilità della banca per non aver rilevato la discrepanza tra il nome del beneficiario e l’IBAN è stata affermata in primo grado e, non essendo stata impugnata, è diventata definitiva. La Cassazione ha confermato la correttezza di questo iter processuale.

La banca e chi ha ricevuto indebitamente i soldi possono essere condannati in solido a risarcire il cliente?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che è possibile una condanna in solido anche se le responsabilità derivano da titoli giuridici diversi (illecito extracontrattuale per la banca e indebito arricchimento per il ricevente). L’elemento fondamentale che giustifica la solidarietà è che entrambe le condotte hanno contribuito a causare lo stesso e unico evento dannoso, ovvero la perdita patrimoniale del cliente.

Cosa succede se una parte, pur vincendo la causa in primo grado, non appella una statuizione a lei sfavorevole?
Quella specifica statuizione, contenuta nella sentenza di primo grado, diventa definitiva e non può più essere messa in discussione nei successivi gradi di giudizio. Questo fenomeno è conosciuto come “giudicato interno”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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