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Responsabilità solidale appalto: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla responsabilità solidale appalto, confermando che il termine biennale di decadenza per agire contro il committente può essere interrotto da una semplice richiesta stragiudiziale. L’ordinanza chiarisce che il diritto del lavoratore verso il committente non è autonomo, ma soggiace allo stesso regime di prescrizione applicabile al datore di lavoro diretto, con decorrenza dalla fine del rapporto. Il ricorso del committente è stato rigettato.

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Responsabilità Solidale Appalto: La Cassazione Chiarisce i Termini per l’Azione del Lavoratore

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito importanti chiarimenti in materia di responsabilità solidale appalto, consolidando un orientamento favorevole alla tutela dei lavoratori. La decisione si concentra su due aspetti cruciali: il termine di decadenza per agire contro il committente e la decorrenza della prescrizione dei crediti retributivi. Questo provvedimento rafforza le garanzie per i dipendenti delle società appaltatrici, semplificando le modalità per far valere i propri diritti.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla vicenda di un lavoratore, impiegato presso una cooperativa di servizi di trasporto, che aveva svolto la propria attività per un lungo periodo in favore di una nota azienda committente del settore radiotelevisivo. Al termine del rapporto di lavoro, il dipendente ha agito in giudizio per ottenere il pagamento di differenze retributive e compensi per lavoro straordinario non corrisposti dalla cooperativa, sua datrice di lavoro formale. L’azione è stata estesa anche all’azienda committente, invocando il principio di responsabilità solidale previsto dalla legge in materia di appalti.

La Corte d’Appello aveva accolto le ragioni del lavoratore, condannando la cooperativa al pagamento e riconoscendo la responsabilità solidale del committente. Quest’ultimo ha quindi proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse eccezioni, in particolare sulla tardività dell’azione del lavoratore per intervenuta decadenza e sulla errata individuazione del termine di decorrenza della prescrizione.

La Decisione della Corte e la Responsabilità Solidale Appalto

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso del committente, confermando la sentenza di secondo grado e stabilendo principi di diritto di notevole importanza pratica. La Corte ha affrontato e risolto le questioni relative ai termini processuali che regolano l’azione del lavoratore nell’ambito della responsabilità solidale appalto.

Interruzione della Decadenza con Atto Stragiudiziale

Il primo motivo di ricorso del committente verteva sulla presunta violazione del termine di decadenza biennale, previsto dall’art. 29 del D.Lgs. 276/2003. Secondo il ricorrente, tale termine poteva essere interrotto solo con la proposizione di una domanda giudiziale. La Cassazione ha smentito questa tesi, affermando che la decadenza è impedita anche da una semplice richiesta stragiudiziale di pagamento. Questo orientamento, già consolidato, facilita notevolmente l’esercizio del diritto da parte del lavoratore, che può cautelarsi inviando una formale lettera di richiesta senza dover necessariamente avviare subito un’azione legale.

Decorrenza della Prescrizione

Il secondo e terzo motivo di ricorso riguardavano il termine di prescrizione dei crediti. Il committente sosteneva che la prescrizione dovesse decorrere dalla maturazione dei singoli crediti e non dalla cessazione del rapporto di lavoro. Anche su questo punto, la Corte ha dato torto al ricorrente. Ha chiarito che l’obbligazione del committente è solidale con quella del datore di lavoro e ha lo stesso contenuto. Di conseguenza, soggiace allo stesso regime di prescrizione. Poiché il rapporto di lavoro non era assistito da stabilità reale, il termine di prescrizione inizia a decorrere per entrambi i debitori solidali (datore di lavoro e committente) solo dalla data di cessazione del rapporto.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su un’interpretazione sistematica e teleologica delle norme a tutela del lavoratore. Riguardo alla decadenza, i giudici hanno ribadito che l’art. 29, comma 2, del D.Lgs. 276/2003, pur fissando un termine di decadenza, non esclude le cause di interruzione applicabili in via generale. Pertanto, un atto stragiudiziale che manifesti la volontà di far valere il diritto è sufficiente a impedirne l’estinzione.

Sul fronte della prescrizione, la Corte ha sottolineato che il diritto del lavoratore a ottenere i trattamenti retributivi dal committente non è un diritto autonomo, ma una garanzia che accede all’obbligazione principale del datore di lavoro. Il vincolo di solidarietà implica che l’obbligazione sia unica per contenuto e regime giuridico. Di conseguenza, se per il datore di lavoro la prescrizione decorre dalla fine del rapporto (in assenza di stabilità), la stessa regola deve valere per il committente coobbligato in solido. Qualsiasi diversa interpretazione creerebbe un’ingiustificata disparità di trattamento e indebolirebbe la tutela voluta dal legislatore.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso, relativi all’inquadramento contrattuale e al lavoro straordinario, in quanto miravano a ottenere un riesame del merito dei fatti e delle prove, attività preclusa in sede di legittimità.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un punto fermo a tutela dei lavoratori impiegati in regime di appalto. Le conclusioni pratiche sono significative:

1. Semplificazione dell’azione: Il lavoratore può interrompere il termine di decadenza biennale nei confronti del committente con una semplice lettera di messa in mora, senza dover affrontare immediatamente i costi e le complessità di una causa.
2. Certezza del diritto: Viene stabilito con chiarezza che il dies a quo della prescrizione è lo stesso sia per il datore di lavoro appaltatore sia per il committente, e coincide con la cessazione del rapporto di lavoro nei casi di tutela non reale.
3. Rafforzamento della garanzia: La decisione ribadisce la natura unitaria dell’obbligazione retributiva, impedendo al committente di avvalersi di termini di prescrizione più favorevoli rispetto a quelli applicabili al datore di lavoro diretto, e garantendo così l’effettività della responsabilità solidale appalto.

Un lavoratore può interrompere il termine di due anni per agire contro il committente con una semplice lettera?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la decadenza prevista dall’art. 29, comma 2, del d.lgs. n. 276/2003 è impedita anche da una richiesta stragiudiziale di pagamento, non essendo necessaria la proposizione di una domanda giudiziale.

Da quando inizia a decorrere la prescrizione per i crediti del lavoratore nei confronti del committente solidale?
La prescrizione dei crediti retributivi nei confronti del committente decorre dallo stesso momento in cui decorre per il datore di lavoro, ossia dalla data di cessazione del rapporto di lavoro, specialmente quando quest’ultimo non è assistito da un regime di stabilità reale.

La responsabilità solidale del committente crea un diritto autonomo e distinto per il lavoratore rispetto a quello verso il datore di lavoro?
No, la Corte ha chiarito che il diritto del lavoratore verso il committente non è distinto ed autonomo. Si tratta di un vincolo solidale su un’unica obbligazione, con lo stesso contenuto e soggetta allo stesso regime di prescrizione applicabile al debito principale del datore di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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