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Responsabilità sindaci banca: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato le sanzioni pecuniarie irrogate dalla Banca d’Italia ai membri del collegio sindacale di un importante istituto di credito per carenze nei controlli e violazioni in materia di rischi finanziari. La sentenza affronta temi cruciali sulla responsabilità sindaci banca, rigettando le tesi difensive basate sulla tardività del procedimento, sulla natura sostanzialmente penale delle sanzioni e sulla scusante dell’occultamento di informazioni da parte dei vertici aziendali. La Corte ha ribadito l’elevato standard di diligenza richiesto ai sindaci, i quali dispongono di ampi poteri ispettivi e non possono invocare una mera responsabilità da posizione.

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Responsabilità dei Sindaci di Banca: La Cassazione Delinea Doveri e Limiti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato i rigorosi principi che governano la responsabilità sindaci banca, confermando pesanti sanzioni nei confronti dei membri del collegio sindacale di un primario istituto di credito. La decisione offre spunti fondamentali sui doveri di vigilanza attiva, sulla natura delle sanzioni irrogate dalla Banca d’Italia e sull’impossibilità di usare l’occultamento di informazioni da parte del management come scudo protettivo.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un provvedimento sanzionatorio emesso dalla Banca d’Italia nei confronti dei componenti del collegio sindacale di una nota banca. A seguito di un’ispezione, l’Autorità di Vigilanza aveva contestato gravi carenze in materia di contenimento dei rischi finanziari e di controlli interni. A ciascun sindaco era stata inflitta una sanzione pecuniaria di 225.000 euro.

I sindaci avevano impugnato la decisione davanti alla Corte d’Appello, che aveva però respinto la loro opposizione. Di qui, il ricorso per Cassazione, basato su una serie di motivi volti a smontare l’impianto accusatorio e la legittimità del provvedimento.

I Motivi del Ricorso

I ricorrenti hanno articolato la loro difesa su diversi fronti, tra cui:

1. Tardività del procedimento: Sostenevano che il procedimento sanzionatorio si fosse concluso oltre i termini di legge.
2. Natura penale della sanzione: Argomentavano che la severità della sanzione e il danno reputazionale la rendessero di natura “sostanzialmente penale” secondo i criteri della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), con conseguente necessità di maggiori garanzie difensive.
3. Genericità delle contestazioni: Lamentavano che le accuse fossero generiche e si basassero su una mera responsabilità da posizione, senza individuare condotte omissive specifiche.
4. Occultamento doloso: Affermavano di essere stati tenuti all’oscuro delle condotte illecite dai vertici aziendali, circostanza che avrebbe dovuto esimerli da responsabilità.
5. Presunzione di colpevolezza: Contestavano la costituzionalità della normativa (L. 689/1981) nella parte in cui, a loro dire, presume la colpevolezza dell’accusato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente tutti i motivi del ricorso, fornendo chiarimenti cruciali su ogni punto sollevato. Le motivazioni della sentenza delineano un quadro molto chiaro degli obblighi che gravano sugli organi di controllo societario nel settore bancario.

Sulla Natura non Penale delle Sanzioni

La Corte ha ribadito che le sanzioni amministrative pecuniarie irrogate dalla Banca d’Italia, per quanto severe, non sono equiparabili a quelle penali secondo i “criteri Engel” della CEDU. Esse tutelano interessi generali come il credito e il risparmio, hanno una funzione deterrente e si rivolgono a una platea ristretta di operatori qualificati. Non presentano, quindi, quel grado di afflittività tale da farle trasmodare nell’ambito penale, a differenza di altre sanzioni, come quelle per manipolazione del mercato.

Sulla Responsabilità dei Sindaci di Banca e l’Occultamento Doloso

Questo è forse il punto più significativo della sentenza. La Cassazione ha smontato la tesi difensiva basata sull’occultamento di informazioni da parte degli amministratori. I giudici hanno sottolineato che il collegio sindacale è dotato di “poteri di indagine forti ed estesi” e non può limitarsi a un ruolo passivo. La responsabilità sindaci banca deriva da un’omissione colpevole (concorso omissivo quoad functione).

È esigibile dai sindaci uno “sforzo diligente” per scoprire le condotte illecite e reagire ad esse. L’essere stati tenuti all’oscuro non è una scusante automatica. Spetta ai sindaci dimostrare di aver esercitato attivamente e appieno i loro poteri di controllo e ispezione per prevenire il danno, attivandosi anche presso l’Organo di Vigilanza.

Sul Dies a Quo del Procedimento Sanzionatorio

La Corte ha chiarito che, in un procedimento con più destinatari, il termine finale per la conclusione decorre dalla scadenza del termine per le controdeduzioni concesso all’ultimo incolpato, specialmente se tale termine è stato prorogato. Il procedimento è considerato unitario, e sarebbe contraddittorio avviarlo alla conclusione prima di aver raccolto tutte le difese.

Sulla Ripartizione dell’Onere della Prova

Infine, la Corte ha respinto il dubbio di incostituzionalità sulla presunzione di colpevolezza. Negli illeciti di “mera trasgressione”, spetta all’Autorità di Vigilanza provare gli elementi oggettivi della violazione, ovvero la condotta omissiva in violazione delle norme. Una volta provato questo, l’onere si sposta sull’incolpato, che deve dimostrare l’inesigibilità di un comportamento diverso o l’imprevedibilità dell’evento. Non si tratta di un’inversione dell’onere della prova, ma di una sua corretta ripartizione in base alla natura dell’illecito.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rigore nei confronti degli organi di controllo delle società bancarie. La responsabilità sindaci banca non è una formalità, ma un presidio attivo a tutela della stabilità del sistema e del risparmio. La decisione chiarisce che i sindaci non possono trincerarsi dietro la presunta ignoranza causata da altri; al contrario, hanno il dovere di indagare, approfondire e, se necessario, denunciare. Questo principio rafforza l’importanza della diligenza e della proattività, ponendo un argine a difese che mirano a depotenziare il ruolo cruciale della vigilanza interna.

L’occultamento di informazioni da parte degli amministratori esonera i sindaci dalla loro responsabilità?
No. Secondo la Corte, i sindaci dispongono di poteri di indagine “forti ed estesi” e hanno il dovere di esercitare uno sforzo diligente per scoprire le condotte illecite. Essere stati tenuti all’oscuro non è una scusante automatica, e spetta ai sindaci provare di aver usato attivamente tutti i poteri a loro disposizione per adempiere al loro dovere di controllo.

Le sanzioni amministrative pecuniarie della Banca d’Italia hanno natura penale secondo la CEDU?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che queste sanzioni, per tipologia, severità e incidenza, non hanno la natura sostanzialmente penale riconosciuta ad altre tipologie di sanzioni (es. manipolazione del mercato). Pertanto, non richiedono l’applicazione delle garanzie proprie del processo penale previste dall’art. 6 della CEDU.

Da quale momento decorre il termine per la conclusione del procedimento sanzionatorio della Banca d’Italia in caso di più destinatari?
Il termine per la conclusione del procedimento decorre dalla scadenza del termine per la presentazione delle controdeduzioni da parte del soggetto che ha ricevuto per ultimo la notifica della contestazione. Se tale termine viene prorogato, il dies a quo per la conclusione del procedimento slitta allo scadere della proroga, a prescindere da chi l’abbia ottenuta, data l’unicità del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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