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Responsabilità professionale notaio: il caso truffa

Un acquirente cita in giudizio un notaio per responsabilità professionale dopo essere stato truffato da un finto venditore durante la stipula di un preliminare di compravendita. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 2471/2024, ha cassato la sentenza d’appello che aveva rigettato la domanda per mancata prova. La Suprema Corte ha stabilito che, in base al principio di non contestazione, fatti cruciali come l’identità del truffatore e il danno economico non dovevano essere provati dall’acquirente, poiché non erano stati specificamente contestati dal notaio convenuto in giudizio.

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Responsabilità Professionale del Notaio: La Cassazione e il Principio di Non Contestazione

L’acquisto di un immobile è un passo fondamentale, e la figura del notaio è centrale per garantirne la sicurezza e la legalità. Ma cosa succede se il professionista incaricato commette una negligenza nell’identificare le parti, aprendo la porta a una truffa? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla responsabilità professionale del notaio e sull’importanza del principio di non contestazione nel processo civile.

I Fatti: La Truffa Immobiliare

Un cittadino stipulava, presso lo studio di un notaio, un contratto preliminare per l’acquisto di un appartamento, versando una cospicua somma a titolo di caparra. Successivamente, scopriva con amarezza di essere stato vittima di una truffa: la persona che si era presentata come venditore era in realtà un impostore che, utilizzando documenti falsi, si era sostituito al vero proprietario dell’immobile.
Ritenendo il notaio responsabile per non aver adempiuto con la dovuta diligenza al suo obbligo di accertare l’identità delle parti, l’acquirente lo citava in giudizio per ottenere il risarcimento dei danni subiti, pari alla caparra persa, e la restituzione del proprio onorario.

Il Percorso Giudiziario: Dal Tribunale alla Corte d’Appello

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano la domanda del truffato. In particolare, la Corte territoriale, pur riconoscendo che l’attività di identificazione del notaio non era stata conforme alle prescrizioni di legge, riteneva che l’attore non avesse fornito prove sufficienti su due punti chiave:
1. Che la persona presentatasi a firmare il preliminare fosse effettivamente un truffatore e non il vero proprietario.
2. Che le somme versate tramite assegni circolari provenissero effettivamente dal suo patrimonio.
In sostanza, secondo i giudici di merito, la domanda risarcitoria non poteva essere accolta per una carenza probatoria da parte del danneggiato.

La Responsabilità Professionale del Notaio Secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la decisione d’appello, accogliendo il ricorso dell’acquirente. Il cuore della decisione risiede nell’applicazione dell’art. 115 del codice di procedura civile, che sancisce il principio di non contestazione.
I giudici supremi hanno evidenziato come la Corte d’Appello avesse commesso un grave errore nel richiedere la prova di circostanze che, in realtà, non erano mai state messe in discussione dal notaio. Infatti, lo stesso professionista, nei suoi atti difensivi, aveva ammesso di aver sporto denuncia una volta appreso dal “vero” proprietario che la persona intervenuta al preliminare era un impostore. Questa ammissione, o quantomeno la mancata contestazione specifica del fatto-truffa, rendeva il fatto stesso provato, esonerando l’acquirente da ogni ulteriore onere probatorio sul punto.
Lo stesso ragionamento è stato applicato alla titolarità delle somme versate: il fatto che gli assegni fossero stati consegnati al momento della stipula e che il ricorrente risultasse come richiedente non era mai stato contestato dal notaio. Pertanto, anche questo fatto doveva essere considerato come accertato.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha chiarito che il giudice di merito non può ritenere un fatto non provato quando questo non è stato oggetto di specifica contestazione dalla controparte. Ignorare tale principio equivale a una violazione di legge. Nel caso di specie, la difesa del notaio si era concentrata sul negare la propria negligenza, ma non aveva mai negato che l’acquirente fosse stato vittima di una truffa o che avesse pagato la caparra. Di conseguenza, la Corte d’Appello non avrebbe dovuto porre tali fatti a fondamento del rigetto della domanda, ma avrebbe dovuto ritenerli pacifici tra le parti.
Diverso, invece, è stato il destino della domanda di restituzione degli onorari. La Suprema Corte ha precisato che tale richiesta non è una conseguenza automatica del risarcimento del danno. Essa presuppone la risoluzione del contratto d’opera professionale per inadempimento, una domanda autonoma che non era stata proposta in giudizio e che, quindi, non poteva essere accolta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma due principi fondamentali. Il primo riguarda la responsabilità professionale del notaio: il dovere di identificare correttamente le parti è un obbligo cardine la cui violazione, se causa di un danno, comporta il dovere di risarcire. Il secondo, di natura processuale, è un monito per le parti in causa: nel processo civile, ogni affermazione della controparte deve essere specificamente contestata. In caso contrario, il silenzio o una difesa generica possono trasformarsi in un’ammissione con conseguenze decisive per l’esito della lite.

Se in una causa civile una parte non contesta un fatto affermato dall’altra, quel fatto deve essere provato?
No, in base al principio di non contestazione (art. 115 c.p.c.), i fatti non specificamente contestati dalla parte costituita si considerano provati e non necessitano di ulteriore dimostrazione.

Il notaio è responsabile se non accerta correttamente l’identità del venditore e l’acquirente viene truffato?
Sì, la sua responsabilità professionale può essere affermata se viene dimostrata la negligenza nell’accertamento dell’identità, che ha causato un danno all’acquirente. In questo caso, la Cassazione ha ritenuto che la mancata contestazione della truffa da parte del notaio stesso equivalesse a prova del fatto.

Per ottenere la restituzione degli onorari pagati a un professionista inadempiente è sufficiente chiedere il risarcimento del danno?
No, secondo l’ordinanza, la restituzione degli onorari (che sono la controprestazione del contratto d’opera) richiede una specifica domanda di risoluzione del contratto per inadempimento, che è autonoma e distinta dalla domanda di risarcimento danni e che deve essere esplicitamente formulata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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