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Responsabilità professionale: il tecnico paga i danni

Un professionista, incaricato della progettazione e direzione lavori di un immobile, è stato condannato a risarcire i proprietari per i costi sostenuti per una sanatoria edilizia. La Corte di Cassazione ha confermato la sua responsabilità professionale, respingendo l’idea che la questione fosse di competenza del giudice amministrativo o che il cliente dovesse contestare l’atto comunale. La sentenza chiarisce i confini della diligenza professionale e l’onere della prova in casi di difformità costruttive.

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Responsabilità Professionale del Tecnico per Difformità Edilizie

La responsabilità professionale di architetti, ingegneri e geometri è un tema centrale nel diritto immobiliare. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 4792/2024, ha ribadito principi fondamentali in materia, chiarendo fino a che punto si estende il dovere di diligenza del professionista e quali sono i limiti delle sue difese quando vengono contestate difformità tra il progetto approvato e l’opera realizzata. Il caso analizzato offre spunti cruciali sulla ripartizione delle responsabilità e sull’onere della prova.

I Fatti di Causa

Alcuni proprietari di un immobile citavano in giudizio il professionista che aveva curato la progettazione e la direzione dei lavori. Il motivo? Essi erano stati costretti a pagare una cospicua somma a titolo di oblazione al Comune per ottenere un permesso in sanatoria a causa di significative difformità dell’edificio rispetto al progetto assentito. Il Tribunale, supportato da una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), accoglieva la domanda di risarcimento. La Corte d’Appello confermava la decisione, respingendo il gravame del professionista. Quest’ultimo, non rassegnato, proponeva ricorso in Cassazione, articolando la sua difesa su quattro motivi principali.

L’Ordinanza della Corte di Cassazione e la Responsabilità Professionale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, smontando una per una le argomentazioni del tecnico e consolidando importanti principi sulla responsabilità professionale.

Sulla questione della giurisdizione

Il ricorrente sosteneva che il giudice ordinario non avesse giurisdizione per accertare un abuso edilizio, materia di competenza del giudice amministrativo. La Cassazione ha liquidato questa tesi come incomprensibile. Il processo, infatti, non verteva sulla legittimità dell’atto amministrativo che imponeva la sanatoria, ma sul rapporto contrattuale tra i clienti e il professionista. La causa riguardava la richiesta di risarcimento per un presunto inadempimento contrattuale del tecnico, una materia squisitamente civilistica.

Sull’onere della prova e il ruolo della CTU

In secondo luogo, il professionista lamentava una violazione delle norme sull’onere della prova, sostenendo che i clienti non avessero dimostrato l’esistenza dell’abuso. A suo dire, l’unica prova valida sarebbe stata l’impugnazione del permesso in sanatoria davanti al TAR. La Corte ha respinto anche questo motivo, chiarendo che la CTU non serve a esonerare le parti dal loro onere probatorio, ma a fornire al giudice le conoscenze tecniche necessarie per valutare i fatti già introdotti nel processo. Inoltre, le critiche mosse dal professionista alla perizia del CTU rappresentavano un tentativo di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, operazione non consentita in sede di legittimità.

L’irrilevanza del certificato di abitabilità se erroneo

Il professionista si doleva del fatto che i giudici di merito non avessero considerato il rilascio del certificato di abitabilità, che a suo avviso presupponeva la conformità dell’opera. La Cassazione ha osservato che la Corte d’Appello aveva, al contrario, esaminato tale circostanza, concludendo però che il certificato era stato rilasciato erroneamente, proprio alla luce delle difformità accertate. Anche in questo caso, si trattava di una valutazione di merito insindacabile in Cassazione.

Il presunto concorso di colpa del cliente

Infine, il ricorrente invocava l’art. 1227 c.c., sostenendo che i clienti avrebbero potuto limitare il danno se gli avessero permesso di impugnare l’atto amministrativo, invece di pagare subito l’oblazione. La Corte ha ritenuto il motivo inammissibile per più ragioni. In primo luogo, l’onere di diligenza del creditore non si spinge fino a imporgli di intraprendere un’azione legale, gravosa e dall’esito incerto. In secondo luogo, non era chiaro come il professionista, terzo rispetto all’atto amministrativo, avrebbe potuto legittimamente impugnarlo.

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su alcuni pilastri giuridici chiari. Il cuore della controversia è la responsabilità professionale derivante da un contratto d’opera, non la legittimità di un provvedimento della Pubblica Amministrazione. Di conseguenza, la giurisdizione appartiene al giudice ordinario. L’accertamento delle difformità è una questione di fatto che, una volta stabilita nei gradi di merito, non può essere ridiscussa in Cassazione. Infine, il dovere del danneggiato di mitigare il danno non include l’obbligo di avviare un contenzioso rischioso contro terzi per proteggere gli interessi dell’inadempiente.

Conclusioni

L’ordinanza n. 4792/2024 rafforza la tutela dei committenti nei confronti dei professionisti del settore edilizio. Emerge con chiarezza che la responsabilità professionale del tecnico per le difformità dell’opera è diretta e non può essere schermata né da un certificato di abitabilità rilasciato erroneamente, né pretendendo che il cliente si faccia carico di complessi contenziosi amministrativi. Il professionista è tenuto a garantire la conformità dell’opera al progetto approvato e, in caso di inadempimento, è chiamato a rispondere direttamente delle conseguenze economiche, incluso il costo della sanatoria.

Un professionista è responsabile per i costi di una sanatoria edilizia pagati dal cliente?
Sì, secondo l’ordinanza, il professionista incaricato della progettazione e direzione lavori è responsabile per i danni derivanti dalle difformità dell’opera rispetto al progetto, inclusi i costi che il cliente deve sostenere per regolarizzare l’immobile tramite una sanatoria.

Il rilascio del certificato di abitabilità esclude la responsabilità professionale del tecnico per difformità edilizie?
No. La Corte ha chiarito che il certificato di abitabilità non esclude la responsabilità del professionista se viene accertato che è stato rilasciato erroneamente a causa di difformità di fatto esistenti tra l’opera realizzata e quella assentita.

Il cliente deve fare causa alla Pubblica Amministrazione per ridurre il danno prima di poter chiedere il risarcimento al professionista?
No. L’ordinanza stabilisce che l’onere di diligenza del cliente (creditore), previsto dall’art. 1227 c.c., non si estende fino a obbligarlo a intraprendere un’attività gravosa o rischiosa, come un processo amministrativo, per limitare i danni causati dall’inadempimento del professionista.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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