LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità professionale del direttore lavori: analisi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 13157/2024, ha confermato la responsabilità professionale del direttore dei lavori per i danni derivanti da abusi edilizi, anche se le varianti erano state richieste dal committente. La Corte ha chiarito che la successiva sanatoria dell’abuso non modifica la natura della domanda di risarcimento, ma ne riduce solo l’importo. È stato inoltre escluso il concorso di colpa del committente, poiché il professionista ha il preciso dovere contrattuale di informarlo sulla necessità di ottenere i permessi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Responsabilità Professionale del Direttore Lavori: Guida alla Recente Ordinanza della Cassazione

La figura del direttore dei lavori è cruciale in ogni progetto edilizio, agendo come garante della corretta esecuzione delle opere e della loro conformità normativa. Ma cosa succede quando vengono realizzate opere difformi dal permesso di costruire? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 13157/2024) offre chiarimenti fondamentali sulla responsabilità professionale di tale figura, anche quando le modifiche sono richieste dal committente stesso.

I Fatti del Caso

Una proprietaria intentava una causa contro gli eredi del professionista (progettista e direttore dei lavori) incaricato della costruzione della sua abitazione. Il motivo? L’immobile era stato realizzato in difformità rispetto alla concessione edilizia, tanto da ricevere un ordine di demolizione dal Comune. Inizialmente, la richiesta di risarcimento danni era pari all’intero valore dell’edificio.

Durante il processo, tuttavia, la proprietaria riusciva a ottenere una sanatoria per gli abusi, salvando l’immobile dalla demolizione. Di conseguenza, la pretesa risarcitoria veniva ridimensionata ai soli costi sostenuti per la sanatoria (oneri, sanzioni e sovratasse). I giudici di merito accoglievano la domanda, ma gli eredi del professionista ricorrevano in Cassazione, sollevando tre questioni principali.

La Variazione della Domanda di Risarcimento non è Ultrapetizione

Il primo motivo di ricorso sosteneva che i giudici avessero concesso un risarcimento per una ragione diversa da quella originariamente richiesta (costi di sanatoria invece del valore dell’immobile), incorrendo nel vizio di ultrapetizione.

La Cassazione ha respinto questa tesi, spiegando che la causa petendi, ovvero il fondamento della richiesta, era rimasta invariata: l’inadempimento contrattuale del professionista. L’ottenimento della sanatoria ha semplicemente modificato in diminuzione il quantum del danno, senza alterare la natura della pretesa. Si è trattato di una legittima rideterminazione del danno alla luce di eventi sopravvenuti, non di una nuova domanda.

La Responsabilità Professionale del Direttore dei Lavori anche con Varianti Richieste

Gli eredi del professionista sostenevano che la responsabilità non fosse del loro dante causa, poiché le varianti abusive erano state volute dalla committente. La Corte Suprema ha liquidato anche questa argomentazione, ribadendo un principio cardine della responsabilità professionale.

Il fatto che le varianti fossero state richieste dal cliente non esonerava il direttore dei lavori dal suo obbligo fondamentale: verificare la regolarità urbanistica delle modifiche e, soprattutto, informare la committente della necessità di richiedere e ottenere le opportune autorizzazioni prima della loro esecuzione. L’inadempimento non consiste nell’aver eseguito le varianti, ma nel non aver segnalato la procedura corretta per farlo, causando così un danno economico (i costi della sanatoria) che poteva essere evitato.

Distinzione tra Responsabilità Amministrativa e Contrattuale

Infine, i ricorrenti invocavano il concorso di colpa della committente, citando normative edilizie che attribuiscono la responsabilità per gli abusi anche al proprietario dell’immobile.

La Corte ha tracciato una distinzione netta e cruciale: una cosa è la responsabilità amministrativa nei confronti della Pubblica Amministrazione (che coinvolge committente, direttore dei lavori e appaltatore), un’altra è la responsabilità contrattuale nei rapporti interni tra le parti.

Nel rapporto professionale tra cliente e direttore dei lavori, quest’ultimo è tenuto a un preciso dovere di diligenza e informazione. Se il professionista non informa il committente della necessità di un nuovo titolo abilitativo per le varianti, viene meno ai suoi obblighi contrattuali. Di conseguenza, è tenuto a risarcire integralmente i danni derivanti da tale omissione, senza che si possa invocare un concorso di colpa del committente, il quale si è affidato proprio alla competenza tecnica del professionista.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla distinzione tra l’oggetto della prestazione professionale e le conseguenze dannose del suo inadempimento. Il nucleo della responsabilità professionale del direttore dei lavori risiede nel suo dovere di garanzia della conformità normativa del progetto. Questo dovere include l’obbligo di informare il cliente di ogni passo necessario per mantenere tale conformità, specialmente in caso di varianti in corso d’opera. La successiva sanatoria non cancella l’inadempimento originario (l’aver costruito in difformità), ma si limita a mitigarne le conseguenze dannose, trasformando un danno potenziale (la perdita dell’immobile) in un danno effettivo e minore (i costi per regolarizzare l’abuso). La responsabilità per questo danno, tuttavia, rimane in capo al professionista che, con la sua omissione informativa, ne è stata la causa diretta.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza il ruolo di garanzia del direttore dei lavori e del progettista. Essi non sono meri esecutori dei desideri del committente, ma professionisti tenuti a guidarlo attraverso le complessità della normativa edilizia. La decisione sottolinea che l’affidamento del cliente sulla competenza tecnica del professionista è un elemento centrale del rapporto contrattuale. Pertanto, qualsiasi omissione informativa che causi un danno economico ricade interamente nella sfera di responsabilità professionale del tecnico incaricato, il quale non può scaricarla sul cliente, anche se quest’ultimo ha richiesto le modifiche che hanno poi generato l’abuso edilizio.

Se il tipo di danno richiesto cambia durante una causa, la domanda diventa inammissibile?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che se il fondamento giuridico della richiesta (in questo caso, l’inadempimento del professionista) rimane lo stesso, una modifica dell’importo del danno (ad esempio, dal valore di un immobile da demolire ai costi per una sanatoria) rappresenta solo una riduzione quantitativa e non altera la domanda.

Il direttore dei lavori è responsabile per varianti abusive se sono state richieste dal committente?
Sì. Secondo la Corte, la volontà del committente non esonera il professionista dalla sua responsabilità professionale. Il direttore dei lavori ha il dovere di verificare la conformità urbanistica delle varianti e di informare il cliente sulla necessità di ottenere i permessi necessari prima di realizzarle.

Il committente ha una parte di colpa se vengono realizzati abusi edilizi da lui richiesti?
Nei rapporti interni con il professionista, no. La Corte ha chiarito che la responsabilità per l’inadempimento contrattuale è del professionista che omette di informare adeguatamente il cliente. La responsabilità amministrativa verso l’ente pubblico, che può coinvolgere anche il committente, è una questione separata e non riduce la responsabilità contrattuale del professionista.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati