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Responsabilità professionale commercialista: il caso

La Corte d’Appello riforma una sentenza di primo grado, affermando la piena responsabilità professionale del commercialista per i danni subiti da una società cliente a causa di gravi inadempimenti fiscali, tra cui omessi versamenti IRAP, errata indicazione del valore della produzione e falsificazione di firme. La sentenza chiarisce che l’obbligo di vigilanza del cliente non esime il professionista dalla sua colpa, condannandolo a risarcire le sanzioni e i maggiori oneri pagati dal cliente. Viene inoltre negato il rimborso delle spese per un nuovo professionista, in quanto non adeguatamente provate.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità Professionale Commercialista: Quando l’Errore Costa Caro

La responsabilità professionale del commercialista è un tema cruciale per imprese e professionisti. Una recente sentenza della Corte di Appello di Firenze ha riaffermato principi fondamentali in materia, condannando uno studio professionale a risarcire i danni causati a una società cliente per una serie di gravi inadempimenti fiscali. Questo caso evidenzia come la negligenza e i tentativi di mascherare i propri errori, inclusa la falsificazione di firme, portino a conseguenze legali severe per il professionista.

I Fatti del Caso: Inadempimenti Fiscali e Firme Falsificate

Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo ottenuto dal proprio studio contabile, lamentando una cattiva gestione (mala gestio) e avanzando una domanda riconvenzionale per i danni subiti. Nello specifico, la società cliente contestava al professionista:
1. L’omessa predisposizione del modello F24 per il pagamento dell’IRAP 2015.
2. L’errata indicazione del valore della produzione netta nella dichiarazione dei redditi, che ha comportato un maggior carico fiscale.
3. Il mancato invio delle liquidazioni periodiche IVA.

Questi inadempimenti avevano costretto la società a pagare sanzioni per un totale di oltre 19.000 euro. A complicare il quadro, una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) grafologica aveva accertato che le firme apposte per ricevuta su alcune comunicazioni cruciali, con cui lo studio avrebbe dovuto adeguare i propri compensi, erano state falsificate.

La Decisione del Tribunale di Primo Grado

Il Tribunale di primo grado aveva accolto solo parzialmente la domanda della società. Pur riconoscendo alcuni inadempimenti, aveva ritenuto che la società non avesse provato il comportamento fraudolento del professionista né di aver adempiuto al proprio obbligo di vigilanza sull’operato dello stesso, rigettando la richiesta di risarcimento per le sanzioni fiscali. Aveva invece riconosciuto un danno per errato inquadramento INAIL di alcuni dipendenti.

L’Appello e la Responsabilità Professionale del Commercialista

La società cliente ha impugnato la sentenza, sostenendo che il giudice di primo grado avesse errato nel non riconoscere la responsabilità professionale del commercialista per i danni derivanti dagli inadempimenti fiscali. La Corte d’Appello ha ribaltato la decisione precedente, accogliendo il motivo di gravame.

le motivazioni

La Corte ha chiarito che il professionista è tenuto a eseguire la prestazione con la diligenza qualificata richiesta dalla natura dell’attività esercitata, ai sensi degli artt. 1176 e 2236 c.c. Il cliente, che lamenta un danno, ha l’onere di provare il nesso di causalità tra la condotta negligente del professionista e il danno subito. A sua volta, il professionista deve dimostrare di aver adempiuto correttamente ai propri obblighi.

Nel caso specifico, gli inadempimenti (omesso versamento IRAP, errori in dichiarazione, mancato invio liquidazioni IVA) costituivano chiare negligenze nella gestione contabile. La Corte ha sottolineato un punto fondamentale: il principio giurisprudenziale secondo cui il contribuente ha un obbligo di vigilanza sull’operato del professionista vale nei rapporti con l’Erario, ma non esclude la responsabilità contrattuale del professionista nei confronti del cliente. In un rapporto privatistico, la colpa è del professionista che ha agito negligentemente.

La società cliente aveva fornito prova dei danni subiti, documentando il pagamento delle sanzioni per l’IRAP e l’IVA. La Corte ha quindi riformato la sentenza, condannando lo studio professionale a versare alla società la somma di 19.607,63 euro a titolo di risarcimento, oltre a rivalutazione e interessi.

Tuttavia, la Corte ha respinto la richiesta di rimborso per le spese sostenute per un nuovo professionista, poiché le parcelle prodotte erano generiche e non specificavano che le attività svolte fossero dirette a rimediare agli errori del precedente contabile.

le conclusioni

Questa sentenza riafferma con forza i seguenti principi:
1. Diligenza Qualificata: Il commercialista è tenuto a un elevato standard di diligenza. Omissioni ed errori nella gestione fiscale costituiscono un grave inadempimento contrattuale.
2. Responsabilità per Sanzioni: Il professionista è direttamente responsabile per le sanzioni che il cliente è costretto a pagare a causa dei suoi errori. Il danno è concreto e risarcibile.
3. Irrilevanza dell’Obbligo di Vigilanza: Nei rapporti tra cliente e professionista, quest’ultimo non può eccepire il mancato controllo da parte del cliente per escludere la propria responsabilità per negligenza.
4. Onere della Prova: Il cliente deve provare il danno subito e il nesso con l’errore del professionista. Spetta poi a quest’ultimo dimostrare di aver agito correttamente.

Quando sorge la responsabilità professionale del commercialista per le sanzioni fiscali pagate dal cliente?
La responsabilità sorge quando le sanzioni sono una conseguenza diretta di un inadempimento o di una negligenza del professionista, come l’omessa o errata predisposizione delle dichiarazioni fiscali o dei relativi pagamenti. Il cliente deve provare il danno (il pagamento delle sanzioni) e il nesso causale con l’errore del commercialista.

L’obbligo del cliente di vigilare sull’operato del commercialista esclude la responsabilità di quest’ultimo?
No. Secondo la sentenza, nei rapporti contrattuali tra cliente e professionista, l’obbligo di vigilanza del contribuente (rilevante nei confronti del Fisco) non esonera il commercialista dalla responsabilità per la propria negligenza. La colpa professionale rimane a suo carico.

È possibile chiedere il risarcimento per le spese di un nuovo professionista assunto per rimediare agli errori del precedente?
Sì, in linea di principio è possibile, ma è necessario fornire una prova rigorosa. La richiesta può essere respinta se la documentazione prodotta (es. parcelle) è generica e non dimostra specificamente che le attività svolte dal nuovo professionista erano finalizzate a correggere gli errori e limitare i danni causati dal precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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