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Responsabilità professionale avvocato: onere della prova

Una cliente ha citato in giudizio il proprio avvocato per negligenza professionale, sostenendo che la mancata costituzione in giudizio le avesse causato la perdita di una causa contro il suo ex datore di lavoro. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei tribunali di merito, rigettando la richiesta della cliente. È stato stabilito che spetta al cliente l’onere di dimostrare di aver conferito l’incarico professionale in tempo utile. In assenza di tale prova, viene meno la responsabilità professionale dell’avvocato.

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Responsabilità Professionale Avvocato: l’Onere della Prova è del Cliente

La responsabilità professionale dell’avvocato è un tema cruciale che interseca la fiducia del cliente e gli obblighi deontologici del legale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un aspetto fondamentale: a chi spetta dimostrare che l’incarico è stato conferito in tempo utile per una difesa efficace? La risposta della Suprema Corte è netta e pone l’accento sul ruolo attivo del cliente nel provare le proprie ragioni.

I Fatti del Caso: una Difesa Mancata

Una lavoratrice, dopo aver ricevuto sanzioni disciplinari dal suo datore di lavoro, un istituto bancario, si rivolgeva a un avvocato per essere difesa in un giudizio intentato dalla stessa azienda per accertare la legittimità di tali sanzioni. Secondo la ricostruzione della lavoratrice, il legale ometteva di costituirsi in giudizio nei termini di legge e di presentarsi all’udienza, con la conseguenza che la sua assistita veniva dichiarata contumace e perdeva la causa.

Successivamente, la stessa lavoratrice intentava un’altra causa contro l’azienda per mobbing, ma anche questa veniva rigettata. Convinta che la seconda sconfitta fosse una diretta conseguenza della prima, citava in giudizio il suo avvocato per inadempimento professionale, chiedendo il risarcimento dei danni.

Il legale si difendeva negando ogni addebito e sostenendo di essere stata informata del procedimento solo il giorno prima dell’udienza, quando i termini per la costituzione erano ormai scaduti.

La Decisione nei Gradi di Merito

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello respingevano la domanda della lavoratrice. I giudici hanno ritenuto che non fosse stata fornita una prova sufficiente del conferimento tempestivo del mandato difensivo. Un fax inviato dal legale alla controparte per chiedere un rinvio, pur menzionando di agire “in nome e per conto” della cliente, non è stato considerato prova di un mandato preesistente e tempestivo, ma piuttosto un tentativo estremo di rimediare a una situazione già compromessa dalla tardiva comunicazione da parte della cliente stessa.

Inoltre, la Corte d’Appello ha escluso il nesso causale tra la mancata difesa nel primo giudizio e la sconfitta nella causa per mobbing. Quest’ultima, infatti, era stata rigettata nel merito, poiché i comportamenti dell’azienda non erano stati ritenuti vessatori, ma rientranti nei limiti della legittima gestione del rapporto di lavoro.

La Parola alla Cassazione sulla Responsabilità Professionale Avvocato

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso della lavoratrice inammissibile, confermando la correttezza delle decisioni precedenti. Gli Ermellini hanno ribadito principi chiave in materia di responsabilità professionale dell’avvocato.

L’Onere della Prova del Conferimento del Mandato

Il punto centrale della decisione riguarda l’onere della prova. La Corte ha stabilito, in linea con l’art. 2697 del codice civile, che spetta al cliente (creditore della prestazione professionale) dimostrare non solo il danno subito e l’inadempimento del professionista, ma anche il conferimento del mandato difensivo. In questo caso, la lavoratrice non è riuscita a provare di aver incaricato l’avvocato con un anticipo sufficiente a permetterle di predisporre una difesa adeguata. La valutazione delle prove fornite rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se, come in questo caso, la motivazione è logica e coerente.

L’Assenza del Nesso Causale

La Cassazione ha inoltre confermato l’analisi della Corte d’Appello riguardo all’assenza di un nesso di causalità tra la presunta negligenza dell’avvocato e la perdita della causa per mobbing. La decisione di rigetto di tale domanda era basata su una valutazione autonoma dei fatti, ritenendo che le sanzioni disciplinari, seppur numerose, non integrassero una condotta di mobbing. Pertanto, anche una difesa efficace nel primo giudizio non avrebbe, con ragionevole probabilità, cambiato l’esito del secondo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità evidenziando che i motivi del ricorso non denunciavano una violazione di legge, ma miravano a ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti e delle prove, attività preclusa al giudice di legittimità. La Corte territoriale aveva correttamente applicato le regole sulla ripartizione dell’onere probatorio e aveva fornito una motivazione esauriente e non contraddittoria sul perché le prove presentate dalla cliente fossero insufficienti. La valutazione del contenuto del fax e del comportamento successivo delle parti è stata ritenuta incensurabile, in quanto espressione del libero apprezzamento delle risultanze istruttorie riservato al giudice del merito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. Per i clienti, sottolinea l’importanza di formalizzare il conferimento dell’incarico a un avvocato, preferibilmente con un atto scritto e datato, per poter dimostrare, in caso di contenzioso, la tempestività dell’affidamento. Per gli avvocati, ribadisce che la loro responsabilità sorge solo in presenza di un mandato validamente e tempestivamente conferito. In assenza di prova contraria da parte del cliente, il professionista che riceve un incarico “last minute” non può essere incolpato per l’impossibilità di svolgere un’attività difensiva ormai preclusa dai termini processuali.

Su chi ricade l’onere di provare il conferimento tempestivo dell’incarico a un avvocato?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova ricade interamente sul cliente. È il cliente che, in una causa per responsabilità professionale, deve dimostrare di aver conferito il mandato difensivo in tempo utile per consentire al legale di espletare la propria attività.

Un avvocato è sempre responsabile se non si costituisce in giudizio per il cliente?
No. La responsabilità non sorge se il cliente non prova di aver dato l’incarico con sufficiente anticipo rispetto alle scadenze processuali. Se il mandato viene conferito quando i termini sono già scaduti o sul punto di scadere, l’avvocato non può essere ritenuto responsabile per l’impossibilità di agire.

La perdita di una causa può automaticamente generare un nesso causale per la perdita di un giudizio successivo?
No, non automaticamente. Come chiarito in questa vicenda, il nesso causale deve essere provato in concreto. Nel caso di specie, la Corte ha escluso che la sconfitta nel giudizio sulle sanzioni disciplinari fosse la causa della perdita nella successiva causa per mobbing, poiché quest’ultima è stata decisa nel merito sulla base di una valutazione autonoma dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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