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Responsabilità precontrattuale PA: risarcimento danni

Il Tribunale di Venezia ha condannato un Comune per responsabilità precontrattuale a causa della mancata finalizzazione di un appalto pubblico dopo l’aggiudicazione provvisoria. La Corte ha stabilito che l’ente pubblico, pur essendo a conoscenza di vincoli di bilancio, ha generato un legittimo affidamento nell’impresa, violando i doveri di buona fede. Di conseguenza, ha liquidato un risarcimento per le spese inutilmente sostenute (interesse negativo), escludendo però il mancato guadagno (interesse positivo).

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Responsabilità Precontrattuale della P.A.: Quando l’Inerzia Costa Cara

L’affidamento riposto da un’impresa nella serietà di una procedura di gara pubblica è tutelato dalla legge. Ma cosa succede se, dopo un’aggiudicazione provvisoria, la Pubblica Amministrazione si ferma e non procede alla stipula del contratto? Una recente sentenza del Tribunale di Venezia, Sezione Specializzata in materia di Impresa, fa luce sulla responsabilità precontrattuale dell’ente pubblico, definendo i confini del danno risarcibile.

I Fatti: L’aggiudicazione Provvisoria e l’Inerzia del Comune

La vicenda ha origine da una gara d’appalto indetta da un Comune per la realizzazione di una nuova sede di uffici. Un’impresa partecipa e, nel luglio 2010, viene dichiarata aggiudicataria in via provvisoria. L’amministrazione comunale approva il progetto preliminare, chiede e ottiene alcune modifiche, e archivia persino un procedimento di autotutela avviato da un’altra ditta, confermando il pubblico interesse a procedere celermente.

Tuttavia, il procedimento si arena. L’ente pubblico inizia a sollevare problematiche legate ai vincoli di bilancio imposti dal ‘patto di stabilità’, che rendevano difficile erogare il contributo in conto capitale previsto dal bando. Nonostante le rassicurazioni e i tentativi di trovare soluzioni alternative, l’amministrazione rimane inerte per anni. Questa situazione di stallo provoca un grave danno all’impresa, che aveva sostenuto ingenti costi di progettazione e legali e che, infine, viene dichiarata fallita.

Il curatore fallimentare decide quindi di agire in giudizio contro il Comune, chiedendo il risarcimento di tutti i danni subiti, inclusi i mancati utili.

La violazione della responsabilità precontrattuale

Il Tribunale di Venezia ha riconosciuto la responsabilità precontrattuale del Comune. I giudici hanno stabilito che l’ente pubblico ha violato i doveri di correttezza e buona fede che devono governare qualsiasi trattativa, anche quelle che coinvolgono una Pubblica Amministrazione.

L’elemento chiave della decisione è che il Comune era a conoscenza dei vincoli di bilancio sin da prima di bandire la gara. Nonostante ciò, ha proseguito con la procedura, ha emesso l’aggiudicazione provvisoria e ha compiuto atti (come l’approvazione del progetto) che hanno ingenerato nell’impresa un ‘legittimo affidamento’ sulla futura conclusione del contratto. Questo comportamento è stato giudicato colposo e fonte di responsabilità.

La Quantificazione del Danno: Interesse Negativo vs. Interesse Positivo

Uno degli aspetti più interessanti della sentenza riguarda la distinzione tra ‘interesse negativo’ e ‘interesse positivo’ ai fini della quantificazione del danno. Il Tribunale ha chiarito che, trattandosi di responsabilità precontrattuale (cioè per un contratto mai concluso), il risarcimento deve limitarsi all’interesse negativo.

Questo significa che l’impresa ha diritto a essere riportata nella stessa situazione economica in cui si sarebbe trovata se non avesse mai partecipato a quella gara inutile. Non ha diritto, invece, all’interesse positivo, cioè al guadagno che avrebbe realizzato se il contratto fosse stato regolarmente eseguito.

Le Voci di Danno Riconosciute e Rigettate

Sulla base di questo principio, il Tribunale ha:
* Riconosciuto il diritto al rimborso dei costi di progettazione e delle spese per la consulenza legale, in quanto spese sostenute inutilmente in vista della stipula del contratto.
* Rigettato la richiesta di risarcimento per il mancato utile d’impresa (pari a oltre 1,3 milioni di euro), poiché rientrante nell’interesse positivo.
* Rigettato la richiesta di rimborso dei compensi per il collegio sindacale, nominato a seguito di un aumento di capitale. Secondo i giudici, non è stata fornita una prova sufficiente che tale aumento fosse stato deliberato esclusivamente per partecipare a quella specifica gara.

Le Motivazioni

La decisione si fonda sul principio che la Pubblica Amministrazione, quando avvia una procedura di gara, assume un obbligo di comportarsi secondo buona fede. La conoscenza pregressa di un impedimento insormontabile alla stipula del contratto (in questo caso, i limiti imposti dal patto di stabilità) e la prosecuzione della gara costituiscono una chiara violazione di tale obbligo. L’amministrazione ha alimentato un affidamento che sapeva, o avrebbe dovuto sapere, di non poter onorare. La responsabilità sorge non per un atto amministrativo illegittimo, ma per un comportamento complessivamente sleale. Il risarcimento è stato limitato all’interesse negativo perché la rottura delle trattative non può essere equiparata a un inadempimento contrattuale; il danno risarcibile è quindi quello derivante dalla trattativa infruttuosa, non dalla mancata esecuzione di un contratto mai esistito.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre importanti spunti di riflessione. Per le imprese, conferma che l’affidamento riposto nella serietà di un’amministrazione pubblica è tutelato, ma il risarcimento ottenibile in caso di condotta scorretta è limitato alle spese vive e non si estende ai profitti sperati. Per le Pubbliche Amministrazioni, il messaggio è chiaro: è fondamentale condurre un’analisi di fattibilità economica e finanziaria approfondita prima di avviare procedure complesse. Ignorare ostacoli noti per poi bloccare il procedimento espone l’ente a sicure azioni di risarcimento del danno, con un conseguente spreco di risorse pubbliche.

Una Pubblica Amministrazione può essere condannata per responsabilità precontrattuale se non finalizza un appalto dopo l’aggiudicazione provvisoria?
Sì. La sentenza stabilisce che se la P.A. genera un legittimo affidamento nell’impresa, comportandosi in modo da far credere che il contratto sarà concluso, e poi interrompe il procedimento o resta inerte senza una valida giustificazione, viola i doveri di buona fede ed è tenuta al risarcimento del danno.

In caso di condanna, l’impresa ha diritto al risarcimento del mancato guadagno (utile d’impresa)?
No. Secondo la sentenza, il risarcimento è limitato al cosiddetto ‘interesse negativo’, che comprende le spese inutilmente sostenute in previsione della conclusione del contratto (es. costi di progettazione, consulenze legali). È escluso l’ ‘interesse positivo’, ovvero il guadagno che l’impresa avrebbe ottenuto se il contratto fosse stato eseguito.

L’esistenza di problemi di bilancio (come il ‘patto di stabilità’) giustifica l’inerzia della Pubblica Amministrazione e la esonera da responsabilità?
No, non in questo caso. Il Tribunale ha ritenuto che il Comune fosse a conoscenza di tali problematiche sin da prima di bandire la gara. Aver proseguito ugualmente, generando affidamento nell’impresa, costituisce una condotta colposa che non può essere giustificata a posteriori dai vincoli di bilancio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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