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Responsabilità precontrattuale PA: quando è esclusa?

Una società immobiliare ha citato in giudizio un Comune per la rottura ingiustificata delle trattative relative a un contratto di locazione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. È stata esclusa la responsabilità precontrattuale PA perché la società non poteva vantare un affidamento legittimo sulla conclusione del contratto, essendo a conoscenza della necessità di specifici atti amministrativi (come l’approvazione del bilancio comunale) che non erano mai stati adottati.

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Responsabilità Precontrattuale PA: Quando l’Affidamento Non È Tutelato?

La responsabilità precontrattuale PA è un tema cruciale per chiunque intraprenda negoziazioni con la Pubblica Amministrazione. Un’interruzione improvvisa delle trattative può causare notevoli danni economici, ma quando è possibile ottenere un risarcimento? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre importanti chiarimenti, sottolineando come l’affidamento di un privato sulla conclusione di un contratto con un ente pubblico debba basarsi su presupposti formali e non su semplici rassicurazioni. Analizziamo insieme questo caso per capire quali sono i limiti della tutela.

I Fatti del Caso

Una società immobiliare aveva avviato trattative avanzate con un Comune per la locazione di un immobile. Dopo una serie di scambi e la manifestata disponibilità da parte del Sindaco, il Comune interrompeva le negoziazioni senza concludere il contratto. La società, ritenendo di aver subito un danno per la lesione del suo legittimo affidamento, citava in giudizio l’ente pubblico per ottenere il risarcimento.

Il Tribunale di primo grado dava ragione alla società, riconoscendo la responsabilità precontrattuale del Comune. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, accogliendo il ricorso del Comune. Secondo i giudici d’appello, la società non poteva vantare un affidamento meritevole di tutela, poiché era stata informata fin dall’inizio che la stipula del contratto era subordinata alla necessaria approvazione del bilancio comunale, un atto formale che non era mai intervenuto. La questione è quindi giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e la Responsabilità Precontrattuale PA

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso della società inammissibile, confermando di fatto la sentenza d’appello e rigettando la richiesta di risarcimento. I giudici hanno ribadito che la valutazione degli elementi che configurano la responsabilità precontrattuale – ovvero trattative avanzate, recesso ingiustificato e, soprattutto, l’affidamento legittimo – costituisce un accertamento di fatto riservato al giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è adeguata e priva di vizi logici.

Le Motivazioni

Il fulcro della decisione risiede nel concetto di affidamento legittimo quando una delle parti è un ente pubblico. La Corte di Cassazione ha evidenziato i seguenti punti chiave:

1. La necessità di atti formali: L’attività della Pubblica Amministrazione è regolata da procedure formali. La volontà di un ente di obbligarsi contrattualmente deve manifestarsi attraverso atti deliberativi specifici, come delibere del consiglio comunale e atti dirigenziali che prevedano la copertura finanziaria. Una semplice nota del Sindaco o manifestazioni di interesse non sono sufficienti a formalizzare la volontà dell’ente.

2. Conoscenza delle procedure: La società ricorrente aveva già avuto rapporti contrattuali con l’ente in passato. Questa circostanza, secondo la Corte, la rendeva consapevole delle formalità burocratiche e degli adempimenti necessari per la stipula di un contratto con un Ente pubblico. Pertanto, non poteva ritenersi “ingannata o tratta in errore”.

3. Comunicazioni chiare: La stessa comunicazione del Sindaco, che manifestava la disponibilità a procedere, specificava la necessità preventiva dell’approvazione del bilancio comunale. Questa condizione esplicita avrebbe dovuto mettere in guardia la società, impedendole di sviluppare un’aspettativa incondizionata sulla positiva conclusione della trattativa.

In sostanza, la Corte ha stabilito che non può esserci un affidamento ragionevole e meritevole di tutela se la parte privata è a conoscenza (o dovrebbe esserlo usando l’ordinaria diligenza) che mancano ancora gli atti amministrativi fondamentali e necessari perché l’ente pubblico possa validamente impegnarsi.

Conclusioni

Questa ordinanza offre una lezione pratica fondamentale per le imprese che negoziano con la Pubblica Amministrazione. Per poter invocare la responsabilità precontrattuale PA, non basta aver raggiunto uno stadio avanzato delle trattative. È indispensabile che l’ente pubblico abbia posto in essere atti formali che manifestino in modo chiaro e vincolante la sua volontà di concludere il contratto. Le rassicurazioni verbali o le comunicazioni informali, anche se provenienti da figure di vertice come un Sindaco, non sono sufficienti a generare un affidamento legittimo. Le aziende devono quindi agire con la massima diligenza, verificando sempre che il percorso amministrativo per la formazione della volontà dell’ente sia stato completato prima di fare affidamento sulla conclusione dell’accordo.

Quando è configurabile la responsabilità precontrattuale di una Pubblica Amministrazione?
La responsabilità precontrattuale di una P.A. sorge quando questa, durante le trattative, viola i doveri di buona fede e correttezza, generando nella controparte privata un affidamento ragionevole sulla conclusione del contratto, per poi recedere senza un giustificato motivo. Tuttavia, tale affidamento deve basarsi su presupposti concreti e formali.

Perché in questo caso la Corte ha escluso l’affidamento legittimo della società?
La Corte lo ha escluso perché la società era stata informata esplicitamente che la stipula del contratto di locazione era condizionata alla preventiva approvazione del bilancio comunale. Poiché questo atto formale non è mai stato perfezionato, non si è mai formata una volontà definitiva dell’Ente, e la società, essendo un operatore esperto, non poteva ragionevolmente confidare nella conclusione dell’affare.

Una comunicazione del Sindaco è sufficiente per impegnare il Comune in una trattativa?
No. Secondo l’ordinanza, la volontà di un ente pubblico di obbligarsi contrattualmente deve essere formalizzata attraverso gli atti amministrativi previsti dalla legge (es. delibere, previsione di spesa, copertura finanziaria). Le comunicazioni informali, anche se provenienti da cariche istituzionali come il Sindaco, non bastano a creare un affidamento giuridicamente tutelabile se non sono seguite dai necessari provvedimenti formali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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