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Responsabilità per caduta: il Comune non paga sempre

Un cittadino ha citato in giudizio il Comune per i danni subiti a seguito di una caduta causata da un tombino sconnesso. Il Tribunale ha respinto la domanda, attribuendo la colpa esclusiva al pedone. La sentenza chiarisce che la responsabilità per caduta del custode viene meno se il pericolo è visibile e il danneggiato non ha prestato la normale diligenza, interrompendo così il nesso causale. Il Comune è stato comunque riconosciuto come legittimo convenuto, nonostante la proprietà del tombino fosse incerta.

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Pubblicato il 25 gennaio 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Responsabilità per caduta: quando la distrazione costa cara

La responsabilità per caduta su suolo pubblico è un tema ricorrente nelle aule di tribunale. Molti cittadini, vittime di incidenti su strade o marciapiedi, si rivolgono alla giustizia per ottenere un risarcimento dall’ente proprietario. Tuttavia, una recente sentenza del Tribunale di Pescara ci ricorda un principio fondamentale: il custode non è sempre responsabile. Se il pericolo è visibile, la disattenzione del pedone può interrompere il nesso causale e portare al rigetto della domanda. Analizziamo questo caso per capire le dinamiche legali in gioco.

I fatti del caso

Un cittadino conveniva in giudizio il proprio Comune, chiedendo il risarcimento per i danni subiti a seguito di un infortunio. L’uomo era inciampato su un tombino il cui coperchio non era allineato con la pavimentazione stradale, riportando una frattura. L’incidente era avvenuto in pieno giorno, alle 15:00 del pomeriggio.

La difesa del Comune si basava su due argomenti principali:
1. Il difetto di legittimazione passiva, sostenendo che il tombino fosse di proprietà di una società di servizi e non del Comune stesso.
2. L’esclusiva responsabilità del danneggiato, il quale, usando l’ordinaria diligenza, avrebbe potuto facilmente notare e aggirare l’ostacolo, data la perfetta visibilità del luogo e dell’ora.

La decisione del Tribunale

Il Tribunale ha rigettato la domanda di risarcimento del cittadino, condannandolo al pagamento delle spese legali. Sebbene abbia riconosciuto che il Comune fosse il soggetto corretto da citare in giudizio (confermando quindi la sua legittimazione passiva), ha ritenuto che la causa dell’incidente fosse da attribuire esclusivamente alla condotta negligente del pedone.

Analisi sulla responsabilità per caduta e condotta del danneggiato

Il cuore della decisione si fonda sull’applicazione dell’articolo 2051 del Codice Civile, che disciplina la responsabilità per le cose in custodia. Questa norma stabilisce una forma di responsabilità oggettiva: il custode è responsabile dei danni causati dalla cosa, a meno che non provi il caso fortuito.
Nel caso di specie, il Tribunale ha identificato il “caso fortuito” proprio nel comportamento del danneggiato. La sentenza sottolinea che l’incidente è avvenuto in condizioni di luce diurna ottimali e che le fotografie prodotte in giudizio dimostravano la perfetta visibilità del dislivello del tombino. Non si trattava, quindi, di un'”insidia” o di un “trabocchetto”, ovvero di un pericolo nascosto e imprevedibile.

Le motivazioni della Corte

La motivazione della sentenza chiarisce due punti cruciali.

In primo luogo, sulla legittimazione passiva, il giudice ha affermato che il Comune, in qualità di ente proprietario della strada, ha un obbligo generale di custodia e manutenzione. Tale obbligo non viene meno neppure se il manufatto specifico (il tombino) appartiene a un terzo, come una società erogatrice di servizi. Il Comune deve comunque vigilare affinché le sue strade siano sicure per la circolazione.

In secondo luogo, e in modo decisivo, il Tribunale ha stabilito che la responsabilità per caduta del custode è esclusa quando la condotta della vittima è talmente imprudente da interrompere ogni legame tra la cosa e l’evento dannoso. Il cittadino, non prestando sufficiente attenzione al proprio cammino in condizioni di piena visibilità, ha tenuto una condotta che da sola è stata la causa del sinistro. L’assenza di un nesso causale tra la condizione del tombino e la caduta ha quindi portato al rigetto della domanda.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio consolidato: la responsabilità oggettiva del custode non è assoluta. L’utente della strada ha sempre un dovere di auto-responsabilità e diligenza. Quando un pericolo è palese e facilmente evitabile, la disattenzione di chi cade diventa la causa esclusiva del danno, esonerando l’ente pubblico da ogni obbligo risarcitorio. È un monito a tutti i pedoni: guardare dove si mettono i piedi non è solo un consiglio di buon senso, ma un preciso dovere giuridico la cui violazione può avere conseguenze economiche dirette.

Se cado su un tombino di proprietà di un’altra società, posso comunque citare in giudizio il Comune?
Sì. Secondo la sentenza, il Comune, in quanto proprietario della strada, ha un obbligo generale di custodia e vigilanza su tutto ciò che si trova su di essa. Pertanto, è considerato il soggetto corretto da citare in giudizio (ha legittimazione passiva), anche se il manufatto specifico è di proprietà di terzi.

La visibilità del pericolo esclude sempre la responsabilità del custode della strada?
Nella maggior parte dei casi, sì. Se il pericolo (come un tombino sconnesso o una buca) è perfettamente visibile a causa delle condizioni di luce e della sua conformazione, e quindi facilmente evitabile usando la normale diligenza, la responsabilità del custode viene esclusa. La caduta viene attribuita alla disattenzione del danneggiato.

Cosa significa che la condotta del danneggiato integra un ‘caso fortuito’?
Significa che il comportamento della persona che ha subito il danno è stato talmente imprevedibile e anomalo da diventare la vera ed unica causa dell’incidente. Questo comportamento ‘interrompe’ il nesso causale tra la cosa in custodia (es. la strada) e il danno, liberando il custode da ogni responsabilità, proprio come farebbe un evento naturale imprevedibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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