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Responsabilità P.A. per erosione: la Cassazione decide

La Cassazione conferma la condanna di una Regione e un Comune per i danni da erosione costiera subiti da un privato. La responsabilità P.A. non deriva dalla custodia diretta del mare (art. 2051 c.c.), ma dalla colpa per omessa vigilanza (art. 2043 c.c.) sull’operato dei concessionari balneari che hanno alterato le correnti marine. Anche il fatto illecito del terzo non esclude la colpa dell’ente pubblico.

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Danni da erosione costiera: quando scatta la responsabilità della P.A.?

L’erosione costiera rappresenta una minaccia crescente per le proprietà private e il patrimonio ambientale. Ma chi paga i danni quando un’abitazione viene danneggiata dall’avanzare del mare, soprattutto se il fenomeno è aggravato da interventi umani? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sulla responsabilità della P.A., delineando i confini tra la colpa per omessa vigilanza e la responsabilità da custodia.

Il caso: un’abitazione danneggiata dall’erosione marina

La vicenda nasce dalla richiesta di risarcimento di un privato cittadino, proprietario di un immobile fortemente danneggiato dall’azione dei marosi. Secondo il proprietario, il fenomeno erosivo era stato causato e accelerato da opere realizzate da alcuni stabilimenti balneari vicini, consistenti in barriere di sacchi di sabbia che avevano alterato le correnti marine. Di conseguenza, il cittadino aveva citato in giudizio sia la Regione che il Comune, chiedendo non solo il risarcimento dei danni, ma anche un loro intervento per mettere in sicurezza la sua proprietà.
Nei primi due gradi di giudizio, i giudici avevano riconosciuto la responsabilità solidale di entrambi gli enti pubblici, inquadrandola nell’ambito della responsabilità per danni da cose in custodia (art. 2051 c.c.). Sia la Regione che il Comune hanno però impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, contestando la loro qualifica di ‘custodi’ del litorale.

La questione della responsabilità P.A. tra custodia e colpa

Il nodo centrale della controversia ruota attorno alla corretta qualificazione giuridica della responsabilità degli enti pubblici. Sono essi ‘custodi’ del mare e delle coste ai sensi dell’art. 2051 c.c., e quindi responsabili oggettivamente per i danni che da essi derivano? Oppure la loro responsabilità deve essere valutata secondo i canoni della colpa, ai sensi dell’art. 2043 c.c., per non aver adempiuto ai propri doveri istituzionali?
La Regione e il Comune sostenevano di aver trasferito le funzioni gestorie ai concessionari degli stabilimenti e di avere un ruolo meramente programmatico, escludendo così un potere di fatto sulla ‘cosa’ che potesse configurarli come custodi. La Corte di Cassazione è stata chiamata a fare chiarezza su questo punto cruciale.

L’intervento della Cassazione sulla responsabilità P.A.

La Suprema Corte, pur rigettando i ricorsi di Regione e Comune e confermando la loro condanna, ha corretto in modo significativo il ragionamento giuridico seguito dai giudici di merito. La decisione sposta l’asse della responsabilità dall’art. 2051 c.c. all’art. 2043 c.c., con importanti conseguenze pratiche.

Chi è il vero ‘custode’ del mare?

Secondo la Cassazione, il soggetto che ha la custodia dello specchio d’acqua antistante uno stabilimento balneare non è l’ente pubblico, ma il concessionario stesso. Quest’ultimo, infatti, in virtù della concessione, acquisisce un diritto di uso speciale sul bene, che gli conferisce il potere di trarne utilità specifiche e, di conseguenza, la responsabilità per i danni che tale bene può arrecare a terzi, secondo il principio ‘ubi commoda, eius et incommoda’.

La colpa degli enti pubblici per omessa vigilanza

Se il concessionario è il custode, perché Regione e Comune sono stati comunque condannati? La risposta risiede nell’art. 2043 c.c. e nel concetto di colpa omissiva. La Corte ha affermato che la responsabilità della P.A. deriva dalla violazione dei compiti istituzionali di protezione, osservazione e gestione integrata delle zone costiere. In altre parole, Regione e Comune sono colpevoli per non aver vigilato adeguatamente sull’operato dei concessionari, consentendo loro di realizzare opere che hanno alterato l’equilibrio naturale e causato il danno. Il fatto illecito del terzo (il concessionario) non interrompe il nesso causale, ma si affianca alla colpa omissiva dell’ente pubblico, dando luogo a una responsabilità solidale.

Le motivazioni

La Corte ha precisato che la responsabilità della Pubblica Amministrazione non è di natura oggettiva, come quella per custodia, ma deriva da una colpa specifica: il mancato adempimento dei doveri istituzionali di supervisione e protezione. Mentre i concessionari degli stabilimenti balneari sono custodi ai sensi dell’art. 2051 c.c. per l’area specifica a loro assegnata, la Regione e il Comune mantengono un più ampio dovere di vigilanza ai sensi dell’art. 2043 c.c. Tale dovere impone di assicurare che le attività di terzi non arrechino pregiudizio a beni pubblici o privati. La colpa concorrente del concessionario non spezza il legame di causalità con l’omissione della P.A., ma determina una situazione di responsabilità solidale.

Le conclusioni

Questa sentenza stabilisce un principio fondamentale: le amministrazioni pubbliche, come Regioni e Comuni, possono essere chiamate a rispondere dei danni da erosione costiera, anche se materialmente causati da terzi, qualora non abbiano esercitato i loro poteri di controllo e vigilanza. La pronuncia rafforza il principio della responsabilità P.A. per omissione colposa e chiarisce la distinzione tra i ruoli e le responsabilità dell’ente pubblico (ex art. 2043 c.c.) e del concessionario privato (ex art. 2051 c.c.). I cittadini danneggiati da tali fenomeni hanno così una via più chiara per ottenere il risarcimento dagli enti che hanno mancato di proteggere le loro proprietà e il litorale.

Un Comune o una Regione possono essere ritenuti responsabili per danni da erosione costiera causati da opere abusive di un privato?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la Pubblica Amministrazione è responsabile ai sensi dell’art. 2043 c.c. (responsabilità per fatto illecito) se omette di vigilare sull’operato dei concessionari privati, i quali con le loro azioni hanno causato il danno.

La responsabilità della P.A. per le coste è una responsabilità da ‘custodia’ (art. 2051 c.c.)?
No. La Corte ha corretto l’impostazione dei giudici di merito, chiarendo che il ‘custode’ dello specchio d’acqua antistante uno stabilimento è il concessionario stesso. La responsabilità della P.A. (Regione e Comune) è invece una responsabilità per colpa, derivante dalla violazione dei loro doveri di programmazione, gestione e, soprattutto, vigilanza sulla difesa delle coste.

Il fatto che il danno sia stato materialmente causato da un terzo esclude la responsabilità della Pubblica Amministrazione?
No, non la esclude. La condotta illecita del terzo (il concessionario) concorre con la colpa omissiva dell’ente pubblico. Questo crea una responsabilità solidale, in cui sia il privato che la P.A. sono tenuti a risarcire il danno, ciascuno per il proprio titolo di responsabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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