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Responsabilità notaio: esclusa se informa sui rischi

Una società immobiliare e i suoi soci citano un notaio per aver applicato un’aliquota fiscale agevolata rivelatasi errata, causando un pesante accertamento fiscale. La Cassazione ha escluso la responsabilità del notaio, confermando la decisione d’appello. È stato provato che il professionista aveva espresso perplessità sul regime fiscale, la cui applicazione era stata una richiesta esplicita dei clienti, su consiglio del loro commercialista. La scelta consapevole del cliente, informato dei rischi, esonera il notaio da responsabilità.

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Responsabilità notaio: quando il cliente sceglie il rischio

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale nella prassi professionale: i confini della responsabilità del notaio quando il cliente, pur informato dei rischi, decide di perseguire un’opzione fiscalmente vantaggiosa ma incerta. La Corte di Cassazione, con una decisione ben argomentata, chiarisce che il dovere di consiglio del professionista si arresta di fronte alla scelta consapevole e informata del cliente, specialmente se assistito da altri consulenti.

I fatti del caso: un’agevolazione fiscale costata cara

Una coppia di coniugi, soci di una loro società immobiliare, decide di trasferire a quest’ultima due immobili di loro proprietà. A tal fine, si rivolgono a un notaio per la stipula dell’atto di compravendita. Durante le consultazioni, emerge la possibilità di applicare un’aliquota fiscale agevolata dell’1%, che renderebbe l’operazione economicamente vantaggiosa.

L’atto viene stipulato con l’applicazione di tale regime. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate notifica successivamente un avviso di liquidazione, contestando l’agevolazione e richiedendo il pagamento di un’imposta molto più alta, oltre a sanzioni e interessi, per un totale di oltre 82.000 euro. I clienti, ritenendo di essere stati mal consigliati, citano in giudizio il notaio, chiedendo il risarcimento del danno.

Il Tribunale di primo grado accoglie la domanda, condannando il professionista. La Corte d’Appello, però, ribalta la decisione, respingendo la richiesta di risarcimento. La questione giunge così dinanzi alla Corte di Cassazione.

La valutazione della responsabilità del notaio in Appello

La Corte d’Appello aveva escluso la responsabilità del notaio basandosi su una valutazione complessiva delle prove emerse in giudizio. In particolare, aveva dato peso a tre elementi chiave:

1. La testimonianza: Una testimone presente agli incontri aveva riferito delle perplessità espresse dal notaio sull’applicabilità del regime agevolato, in contrasto con la posizione più decisa del commercialista dei clienti.
2. La clausola contrattuale: L’atto di compravendita conteneva una clausola specifica in cui si affermava che “le parti chiedono quindi l’applicazione” del trattamento fiscale agevolato. Questa formulazione, secondo la Corte, indicava che l’iniziativa proveniva dai clienti e non da un consiglio del notaio.
3. Il ruolo del commercialista: Il fatto che l’impugnazione dell’avviso di liquidazione fosse stata curata dal commercialista dei clienti, e non dal notaio, è stato interpretato come un ulteriore indizio che fosse stato proprio il primo a sostenere la tesi dell’applicabilità dell’agevolazione.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la sentenza d’appello. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: la valutazione delle prove e l’accertamento dei fatti sono di competenza esclusiva del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non possono essere riesaminati in sede di legittimità, a meno che la motivazione non sia del tutto assente o manifestamente illogica.

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse logica, coerente e basata su una pluralità di elementi probatori concordanti. I giudici di secondo grado non hanno fatto una valutazione atomistica delle singole prove, ma le hanno considerate nel loro insieme, giungendo alla conclusione che il notaio avesse adempiuto al suo dovere di informazione e consiglio. Egli aveva manifestato i propri dubbi, ma la scelta finale di procedere con il regime fiscale rischioso era stata dei clienti, verosimilmente spinti dalle loro necessità economiche e dalle rassicurazioni del loro commercialista.

La Corte ha sottolineato che la clausola contrattuale, in cui le parti “chiedevano” l’applicazione dell’agevolazione, non avrebbe avuto senso se l’idea fosse partita dal notaio stesso. Questa richiesta esplicita corroborava la tesi che il professionista avesse recepito una volontà altrui, dopo averne illustrato i possibili rischi.

Le conclusioni

L’ordinanza ribadisce che la responsabilità del notaio non è assoluta. Se il professionista informa adeguatamente il cliente sui rischi e sulle incertezze di una determinata operazione, e il cliente, pienamente consapevole, decide comunque di procedere, il notaio non può essere ritenuto responsabile per le conseguenze negative. Il dovere di consiglio è un obbligo di mezzi, non di risultato. Il notaio deve fornire gli strumenti per una decisione informata, ma la scelta finale, con i relativi rischi, spetta al cliente, soprattutto quando è assistito da altri professionisti, come un commercialista, che intervengono specificamente sull’aspetto fiscale dell’operazione.

Quando un notaio è esente da responsabilità per un consiglio fiscale errato?
Secondo questa ordinanza, il notaio non è responsabile se dimostra di aver adempiuto al proprio dovere di informazione, manifestando al cliente le proprie perplessità e i rischi connessi all’applicazione di un determinato regime fiscale, e se la scelta finale è stata del cliente, che ha consapevolmente deciso di assumersi il rischio.

Che valore probatorio ha una clausola in cui le parti “chiedono” un’agevolazione fiscale?
Una clausola di questo tipo ha un valore probatorio rilevante. La Corte ha ritenuto che tale formulazione rafforzi la tesi che l’iniziativa di applicare il regime fiscale non sia partita da un consiglio del notaio, ma sia stata una richiesta specifica delle parti, esonerando così il professionista da responsabilità per la scelta effettuata.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e le testimonianze?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito le prove, come le testimonianze. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e controllare che la motivazione della sentenza impugnata sia logica e non contraddittoria. La valutazione delle prove spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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