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Responsabilità intermediario: quando il cliente sa

Una società si rivolge a un intermediario per una fideiussione necessaria a un finanziamento pubblico. L’intermediario fornisce una garanzia formalmente non idonea, ma la Corte di Cassazione esclude la sua responsabilità perché il cliente era pienamente consapevole del difetto e ha accettato ugualmente la prestazione. L’analisi si concentra sulla responsabilità dell’intermediario assicurativo e sul valore della consapevolezza del mandante.

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Responsabilità intermediario assicurativo: se il cliente sa, il mediatore non paga

La responsabilità dell’intermediario assicurativo per l’inadempimento del proprio mandato è un tema centrale nel diritto commerciale. Un’ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 7878/2024, offre spunti cruciali su come la consapevolezza del cliente possa escludere la colpa del professionista. Il caso analizza la situazione di un’impresa che, pur avendo ricevuto una fideiussione non conforme ai requisiti richiesti, aveva deciso di procedere ugualmente, ratificando di fatto l’operato del suo mandatario.

I Fatti del Caso: Una Fideiussione Inadeguata

Una società, per partecipare a un bando regionale e ottenere un finanziamento di circa 1,5 milioni di euro, necessitava di una garanzia fideiussoria. A tal fine, conferì un mandato a una società di intermediazione assicurativa per procurare la polizza necessaria.

L’intermediario fornì una fideiussione rilasciata da una società finanziaria. Tuttavia, l’Ente Pubblico erogatore escluse l’impresa dal finanziamento, poiché la società garante non era iscritta nell’albo previsto dall’art. 107 del Testo Unico Bancario (TUB), requisito indispensabile per la validità della garanzia secondo le regole del bando, ma in un diverso elenco (art. 106 TUB).

L’impresa, ritenendo di aver subito un danno a causa della perdita del finanziamento, citò in giudizio l’intermediario, accusandolo di non aver adempiuto correttamente al mandato. In primo grado, il Tribunale diede ragione all’impresa, condannando l’intermediario a un risarcimento di 64.000 euro. La decisione fu però ribaltata in Appello.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello di Firenze riformò la sentenza di primo grado, rigettando la domanda dell’impresa. Secondo i giudici di secondo grado, l’intermediario aveva rispettato l’incarico ricevuto. Dall’istruttoria era emerso che l’impresa mandante era perfettamente a conoscenza, o avrebbe dovuto esserlo con l’ordinaria diligenza, del fatto che il fideiussore non fosse iscritto all’albo corretto.

Inoltre, l’intermediario aveva fatto presente che lo schema di fideiussione non era conforme a quello predisposto dall’ente pubblico. Nonostante ciò, l’impresa, dopo una serie di modifiche e scambi di bozze, aveva sottoscritto ugualmente il contratto di fideiussione. Questo comportamento, secondo la Corte d’Appello, equivaleva a una ratifica dell’operato del mandatario.

Le motivazioni della Cassazione e la Responsabilità dell’Intermediario Assicurativo

L’impresa ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo la violazione di legge e lamentando che l’intermediario avesse disatteso completamente il mandato, il cui oggetto specifico era procurare una fideiussione utile al conseguimento del finanziamento.

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione d’appello. La ratio decidendi della sentenza impugnata, infatti, non era basata su un’errata interpretazione delle norme sul mandato, ma su un accertamento di fatto: l’impresa era consapevole della situazione.

I giudici di legittimità hanno sottolineato che i motivi di ricorso si fondavano su una premessa fattuale opposta a quella accertata in appello, ovvero che il mandato fosse stato completamente disatteso. La Corte d’Appello, invece, aveva stabilito, sulla base di prove come email e bozze di contratto, che l’impresa era stata messa al corrente che il garante non era iscritto all’albo richiesto (art. 107 TUB) ma a quello diverso (art. 106 TUB) e che, ciononostante, aveva accettato la prestazione e sottoscritto il contratto.

Di conseguenza, non si può parlare di un inadempimento o di una responsabilità dell’intermediario assicurativo, poiché il cliente, informato dei rischi e delle non conformità, ha scelto autonomamente di procedere. Tentare di dimostrare il contrario in Cassazione equivale a chiedere un nuovo esame dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.

Le conclusioni: Consapevolezza del Cliente e Limiti del Mandato

L’ordinanza n. 7878/2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: la consapevolezza del mandante è un elemento chiave per valutare la responsabilità del mandatario. Se il cliente viene informato in modo trasparente dei limiti e dei rischi di un’operazione e decide comunque di portarla a termine, non può successivamente imputare al professionista le conseguenze negative di tale scelta.

Questa decisione sottolinea l’importanza della diligenza non solo per l’intermediario, che deve informare correttamente, ma anche per il cliente, che ha il dovere di valutare le informazioni ricevute. La sottoscrizione di un contratto, a fronte di chiare avvertenze sui suoi limiti, assume il valore di una ratifica che sana eventuali difformità rispetto all’incarico originario, escludendo così la responsabilità dell’intermediario assicurativo.

Un intermediario è sempre responsabile se procura una garanzia non idonea allo scopo richiesto?
No, la sua responsabilità può essere esclusa se viene provato che il cliente era pienamente consapevole della non idoneità della garanzia ma ha deciso coscientemente di accettarla e sottoscrivere il relativo contratto.

Cosa significa “ratificare” l’operato di un mandatario in questo contesto?
Significa approvare a posteriori l’azione compiuta dall’intermediario, anche se non perfettamente conforme all’incarico iniziale. Secondo la Corte, la sottoscrizione del contratto di fideiussione da parte del cliente, pur conoscendone i limiti, è stata interpretata come una ratifica del suo operato.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di una causa?
No, la Corte di Cassazione ha il compito di giudicare sulla corretta applicazione delle norme di diritto (giudizio di legittimità) e non può riesaminare nel merito i fatti come sono stati accertati dai giudici dei gradi precedenti (Tribunale e Corte d’Appello). Per questo motivo, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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