LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità intermediario: quando è esclusa?

Una coppia di investitori aveva citato in giudizio un istituto di credito per i danni causati da un promotore infedele. La Cassazione ha escluso la responsabilità dell’intermediario finanziario, confermando la decisione d’appello. La condotta degli investitori, considerata consapevolmente acquiescente a un’operazione anomala e speculativa, è stata ritenuta idonea a interrompere il nesso di causalità tra le mansioni del promotore e il danno subito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Responsabilità Intermediario: quando la condotta del cliente la esclude?

L’Ordinanza n. 16258/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel settore degli investimenti: i confini della responsabilità intermediario finanziario per gli illeciti commessi dal proprio promotore. La decisione chiarisce che, in presenza di una condotta anomala e consapevolmente acquiescente da parte dell’investitore, la responsabilità della banca può essere esclusa, anche a fronte di una provata appropriazione indebita da parte del suo incaricato.

I Fatti di Causa

Due coniugi investitori si rivolgevano a un promotore finanziario per sottoscrivere un contratto di investimento. Tramite assegni intestati direttamente al promotore, versavano una somma complessiva di 50.000 euro per un prodotto finanziario denominato “Stock Option” dell’istituto di credito per cui il promotore lavorava. A fronte della mancata restituzione del capitale, se non per un piccolo acconto, e dopo aver scoperto che il promotore aveva patteggiato una pena in sede penale per i fatti accaduti, i coniugi decidevano di agire in giudizio.

Chiedevano la condanna in solido del promotore e della banca al risarcimento dei danni patrimoniali e non. La loro tesi si fondava sulla cosiddetta culpa in vigilando dell’istituto di credito, responsabile ai sensi dell’art. 2049 c.c. per non aver adeguatamente sorvegliato l’operato del suo preposto.

La Decisione dei Giudici di Merito

Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente la domanda, condannando i convenuti al pagamento di 30.000 euro. Il giudice riteneva sussistente il “nesso di occasionalità necessaria” tra l’attività del promotore e il danno, escludendo un concorso di colpa dei danneggiati.

La Corte d’Appello, invece, ribaltava la decisione. Pur riconoscendo l’omessa vigilanza da parte dell’intermediario, accoglieva il gravame della banca, rigettando la domanda risarcitoria nei suoi confronti. Secondo i giudici d’appello, gli investitori, avendo già effettuato operazioni con la stessa banca sin dal 2000, erano in grado di comprendere l’anomalia della proposta: versamento di ingenti somme direttamente al promotore e prospettiva di rendimenti fuori mercato in tempi brevissimi. Questo comportamento, definito “quantomeno acquiescente”, è stato ritenuto idoneo a interrompere il nesso di causalità, escludendo così la responsabilità della banca.

La responsabilità intermediario finanziario secondo la Cassazione

I risparmiatori ricorrevano in Cassazione, lamentando una violazione di legge, in particolare degli artt. 1227 e 2049 c.c. e dell’art. 31 del T.U.F. (D.Lgs. 58/1998). Sostenevano che la responsabilità della banca avesse natura oggettiva e che il loro affidamento sulla professionalità del promotore, che operava con modulistica della banca, fosse legittimo. La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile e infondato, confermando la linea della Corte d’Appello.

Il Comportamento dell’Investitore come Causa di Esclusione della Responsabilità

Il punto centrale della decisione è che la condotta del danneggiato può effettivamente interrompere il nesso di occasionalità necessaria, presupposto della responsabilità intermediario finanziario. La Cassazione ha richiamato il proprio consolidato orientamento secondo cui la società preponente non risponde del danno se il risparmiatore, violando i canoni di prudenza e gli oneri di cooperazione, tiene un contegno anomalo. Tale contegno può essere caratterizzato da “collusione o consapevole acquiescenza alla violazione delle regole ordinarie”.

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la valutazione dei giudici di merito fosse corretta: la consapevolezza degli investitori riguardo alla natura speculativa dell’operazione e all’elusione delle normative (come quelle antiriciclaggio, che vietano la consegna di contanti o assegni al promotore) costituiva un’anomalia tale da elidere la responsabilità della banca.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, affermando che la sentenza impugnata si è conformata ai principi di diritto consolidati. I giudici hanno sottolineato come la ricostruzione dei fatti operata dalla Corte d’Appello – che ha evidenziato la consapevolezza e l’acquiescenza degli investitori a un’operazione palesemente irregolare – costituisca un accertamento di fatto, non sindacabile in sede di legittimità.

Inoltre, la Corte ha respinto la censura relativa a un’errata ripartizione dell’onere della prova. Non è stata la banca a dover provare l’acquiescenza, ma sono stati gli investitori a non fornire elementi sufficienti per contrastare la ricostruzione dei fatti che li vedeva partecipi consapevoli di un’operazione anomala. La loro condotta è stata la causa che ha spezzato il legame tra le mansioni affidate al promotore e l’evento dannoso.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la tutela del risparmiatore non è assoluta e incondizionata. L’investitore ha un dovere di prudenza e cooperazione. Quando un’operazione di investimento presenta palesi anomalie (come pagamenti diretti al promotore, promesse di guadagni irrealistici e veloci, assenza di documentazione ufficiale), il risparmiatore non può invocare l’affidamento per scaricare ogni responsabilità sull’intermediario. La sua “consapevole acquiescenza” può essere interpretata come un fattore che interrompe il nesso causale, esonerando la banca da ogni obbligo risarcitorio. Si tratta di un monito importante per tutti gli investitori a esercitare sempre la massima diligenza.

La banca è sempre responsabile per gli illeciti commessi dal suo promotore finanziario?
No. La responsabilità della banca (intermediario finanziario) può essere esclusa se la condotta dell’investitore è talmente anomala, imprudente o addirittura collusiva da interrompere il nesso di causalità tra le mansioni del promotore e il danno subito.

Cosa si intende per ‘comportamento acquiescente’ dell’investitore?
Si intende un atteggiamento di accettazione consapevole di un’operazione palesemente irregolare e anomala. Nel caso specifico, gli investitori, nonostante la loro precedente esperienza, hanno accettato di versare ingenti somme direttamente al promotore con la prospettiva di rendimenti fuori mercato in brevissimo tempo, manifestando così acquiescenza a una violazione delle regole.

In quali circostanze la condotta dell’investitore può escludere la responsabilità della banca?
La responsabilità della banca è esclusa quando il comportamento dell’investitore rivela collusione o una consapevole acquiescenza alla violazione delle regole ordinarie del rapporto professionale. Elementi sintomatici possono essere la consegna di denaro contante o assegni direttamente al promotore, la mancata ricezione di documentazione ufficiale e l’accettazione di prospettive di guadagno del tutto anomale e fuori mercato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati