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Responsabilità funzionario pubblico: chi paga?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la responsabilità per una prestazione lavorativa resa a un ente locale senza un formale impegno di spesa ricade direttamente sul funzionario pubblico che l’ha autorizzata, non sull’ente. Due collaboratori, dopo aver continuato a lavorare per un Comune oltre la scadenza del loro contratto, si sono visti negare l’azione per ingiustificato arricchimento contro l’ente. La Corte ha chiarito che, in questi casi, l’obbligazione sorge esclusivamente nei confronti del funzionario, escludendo la responsabilità del Comune.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Responsabilità Funzionario Pubblico: Chi Paga per Prestazioni Senza Contratto?

La questione della responsabilità del funzionario pubblico per obbligazioni assunte in nome e per conto di un ente locale senza le dovute coperture contabili è un tema cruciale per chiunque si rapporti professionalmente con la Pubblica Amministrazione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: in assenza di un formale impegno di spesa, il debito non ricade sull’ente, ma direttamente sul dirigente o funzionario che ha consentito la prestazione. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Due collaboratori avevano lavorato per un Comune in base a contratti di collaborazione coordinata e continuativa legati a un specifico progetto. Alla scadenza formale dei contratti, fissata per il 31 dicembre 2008, i due professionisti avevano di fatto continuato a prestare la loro attività per altri sei mesi, fino al 30 giugno 2009.

Non avendo ricevuto il compenso per questo periodo extra-contrattuale, si erano rivolti al Tribunale per ottenere il pagamento, sostenendo l’illegittimità della reiterazione dei contratti e chiedendo il risarcimento del danno.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto parzialmente la loro domanda, riconoscendo il diritto a un indennizzo per ingiustificato arricchimento a carico del Comune. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva ribaltato la decisione, ritenendo inammissibile tale azione contro l’ente locale. La controversia è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e la Responsabilità del Funzionario Pubblico

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dei collaboratori, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il punto centrale della sentenza ruota attorno all’interpretazione dell’art. 191 del D.Lgs. n. 267/2000 (Testo Unico degli Enti Locali).

Secondo la Suprema Corte, quando un’obbligazione viene assunta per un ente locale senza una preventiva e formale delibera che autorizzi la spesa e ne attesti la copertura finanziaria, si crea un’eccezione al normale principio di “immedesimazione organica”. In altre parole, l’azione del funzionario non è più imputabile all’ente, ma diventa un’azione personale.

Di conseguenza, il rapporto obbligatorio sorge direttamente ed esclusivamente tra il terzo fornitore (in questo caso, i collaboratori) e il funzionario o amministratore che ha permesso l’esecuzione della prestazione in violazione delle norme contabili.

L’Inammissibilità dell’Azione di Ingiustificato Arricchimento

Un corollario diretto di questo principio è l’impossibilità per il creditore di agire contro l’ente pubblico con l’azione di ingiustificato arricchimento (art. 2041 c.c.). Tale azione ha infatti carattere “sussidiario”, cioè può essere esperita solo quando non vi sia un’altra azione specifica per ottenere tutela. Poiché la legge individua un soggetto specifico contro cui agire – il funzionario inadempiente – viene a mancare il presupposto della sussidiarietà, rendendo l’azione contro l’ente inammissibile.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di un consolidato orientamento giurisprudenziale volto a salvaguardare la regolarità contabile e la sana gestione finanziaria degli enti locali. La violazione delle procedure di spesa, in particolare la mancanza dell’impegno contabile, determina una netta “frattura” del rapporto tra il funzionario e l’ente. L’attività del funzionario, posta in essere al di fuori delle regole, non può essere riferita all’ente stesso.

Questa rigorosa interpretazione impedisce che le finanze pubbliche possano essere gravate da obbligazioni sorte in modo irregolare, ponendo la responsabilità del funzionario pubblico come scudo a protezione dell’erario. L’unica possibilità per l’ente di farsi carico del debito è attraverso la procedura formale del “riconoscimento del debito fuori bilancio” (art. 194 D.Lgs. 267/2000), che richiede una delibera specifica dell’organo competente e una valutazione dell’utilità dell’arricchimento per l’ente.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un messaggio chiaro per professionisti e imprese che lavorano con gli enti locali: è fondamentale assicurarsi sempre che ogni prestazione sia supportata da un valido contratto e, soprattutto, da un formale e preventivo impegno di spesa. Lavorare “di fatto” o sulla base di rassicurazioni verbali espone al grave rischio di non poter recuperare il proprio credito dall’ente pubblico. L’unica via, in tali casi, è rivalersi personalmente sul funzionario che ha autorizzato la prestazione, con tutte le difficoltà che ne possono conseguire. Per i funzionari pubblici, invece, emerge la conferma di una stringente responsabilità personale e patrimoniale in caso di violazione delle norme di contabilità pubblica.

Chi è responsabile per il pagamento di una prestazione professionale resa a un Comune senza un formale impegno di spesa?
Secondo la Corte di Cassazione, il rapporto obbligatorio sorge direttamente ed esclusivamente con l’amministratore o il funzionario che ha consentito la prestazione, violando le norme contabili. Pertanto, è il funzionario a essere personalmente responsabile del pagamento.

È possibile agire contro un ente locale per ingiustificato arricchimento se la prestazione è stata eseguita senza contratto?
No, non è possibile. L’azione di ingiustificato arricchimento è sussidiaria, cioè si può utilizzare solo se non esistono altri rimedi. Dato che la legge prevede la possibilità di agire direttamente contro il funzionario responsabile, questa azione specifica esclude quella, più generica, contro l’ente.

Cosa significa che la violazione delle norme contabili “rompe il rapporto di immedesimazione organica”?
Significa che l’azione del funzionario, quando viola le regole sulla spesa pubblica, non è più considerata un’azione dell’ente pubblico. Il funzionario agisce come un privato e se ne assume la responsabilità personale, interrompendo il legame che normalmente imputa i suoi atti alla Pubblica Amministrazione per cui lavora.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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