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Responsabilità fondatore unico: Cassazione nega analogia

Una banca ha citato in giudizio l’ente fondatore unico (un Comune) di una fondazione insolvente, cercando di ritenerlo responsabile per i debiti dell’ente per analogia con le norme sulle società per azioni unipersonali. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che la norma sulla responsabilità illimitata del socio unico (vecchio art. 2362 c.c.) è eccezionale e non può essere estesa alle fondazioni. La Corte ha inoltre confermato la prescrizione delle azioni risarcitorie.

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Responsabilità del fondatore unico: no all’estensione delle regole societarie

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito un importante principio in materia di fondazioni, chiarendo i limiti della responsabilità del fondatore unico per i debiti dell’ente. La questione centrale era se le norme che prevedono la responsabilità illimitata del socio unico di una società per azioni possano essere applicate, per analogia, al soggetto che costituisce da solo una fondazione. La risposta della Suprema Corte è stata un netto no, tracciando una chiara linea di demarcazione tra la disciplina societaria e quella degli enti non profit.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal dissesto finanziario di una Fondazione, costituita da un Comune come unico fondatore per la gestione di una struttura ospedaliera. Un istituto di credito aveva concesso alla Fondazione un’importante linea di credito, garantita da un pegno su azioni di proprietà dello stesso Comune.

Una volta cessata l’attività di gestione e divenuta inattiva, la Fondazione non è stata in grado di onorare il proprio debito. La banca creditrice, dopo aver revocato il fido, ha agito in giudizio non solo contro la Fondazione ma anche contro il Comune (nella sua qualità di fondatore unico), la Regione (per omessa vigilanza) e gli amministratori dell’ente. L’obiettivo era ottenere il pagamento del debito, sostenendo, tra le altre cose, che il Comune dovesse rispondere illimitatamente delle obbligazioni della Fondazione, applicando in via analogica l’articolo 2362 del codice civile, nella sua formulazione antecedente alla riforma del 2003.

L’inapplicabilità analogica dell’art. 2362 c.c. e la responsabilità del fondatore unico

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della banca, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il punto cardine della motivazione risiede nella natura eccezionale della norma sulla responsabilità illimitata del socio unico. Tale regola era stata introdotta nel diritto societario per sanzionare e arginare l’uso della società per azioni unipersonale (all’epoca considerata un’anomalia) come strumento per eludere la responsabilità patrimoniale personale dell’imprenditore.

Al contrario, l’ordinamento giuridico non solo ammette, ma prevede espressamente che una fondazione possa essere costituita da un unico soggetto, senza che ciò costituisca un’eccezione o un abuso. Pertanto, manca il presupposto fondamentale per un’applicazione analogica: la somiglianza delle situazioni. Estendere la responsabilità del fondatore unico equivarrebbe a introdurre una forma di responsabilità non prevista dalla legge, violando il principio di autonomia patrimoniale perfetta che caratterizza le fondazioni riconosciute.

La Prescrizione dell’Azione Risarcitoria

Un altro aspetto cruciale affrontato dalla Corte riguarda la prescrizione delle azioni di responsabilità extracontrattuale (ex art. 2043 c.c.). La banca sosteneva che il termine di prescrizione quinquennale fosse iniziato a decorrere solo quando il Comune aveva intrapreso azioni legali per contestare la validità del pegno.

La Cassazione ha invece confermato la tesi della Corte d’Appello, secondo cui il dies a quo (il giorno di decorrenza) doveva essere individuato nel momento in cui la banca aveva acquisito una conoscenza sufficiente e definitiva dell’incapienza patrimoniale della Fondazione e della rapportabilità causale del danno ai presunti illeciti. Questo momento è stato identificato al più tardi con la revoca del fido e la richiesta di rientro, avvenuta anni prima dell’azione legale del Comune. Di conseguenza, l’azione risarcitoria è stata dichiarata prescritta.

Cessione del Credito e Azione di Danno

Infine, la Corte ha chiarito che la cessione del credito dalla banca a una società veicolo non comportava il trasferimento automatico dell’azione di risarcimento per danno extracontrattuale. L’azione ex art. 2043 c.c. è un diritto autonomo e distinto dal credito stesso, e non rientra nel concetto di “garanzia” che si trasferisce automaticamente con il credito ai sensi della legge bancaria (art. 58 T.U.B.).

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su una rigorosa interpretazione delle norme e sulla distinzione concettuale tra società di capitali e fondazioni. Le prime sono create per l’esercizio di un’attività d’impresa con scopo di lucro, e la limitazione della responsabilità è un beneficio concesso ai soci in un contesto di pluralità. Le seconde perseguono scopi non lucrativi e nascono da un atto di destinazione di un patrimonio, e la costituzione da parte di un unico fondatore è una modalità fisiologica e non patologica. L’applicazione analogica di una norma eccezionale come il vecchio art. 2362 c.c. avrebbe creato un’ibridazione ingiustificata tra due modelli di enti profondamente diversi, minando la certezza del diritto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma il principio di separazione tra le discipline degli enti giuridici e l’eccezionalità delle norme che derogano all’autonomia patrimoniale. Per i creditori di una fondazione, ciò significa che non possono fare affidamento sul patrimonio del fondatore per soddisfare le proprie pretese, anche se quest’ultimo è l’unico soggetto che ha dato vita all’ente. La decisione sottolinea l’importanza per i creditori di valutare attentamente la solidità patrimoniale della fondazione stessa al momento della concessione del credito e di agire tempestivamente per la tutela dei propri diritti, prestando massima attenzione ai termini di prescrizione.

Il fondatore unico di una fondazione risponde con il proprio patrimonio per i debiti dell’ente?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la norma sulla responsabilità illimitata del socio unico di una società per azioni (vecchio art. 2362 c.c.) è eccezionale e non può essere applicata per analogia alle fondazioni. La fondazione, anche se costituita da un solo soggetto, gode di autonomia patrimoniale perfetta.

Da quando inizia a decorrere la prescrizione per un’azione di risarcimento del danno da parte di un creditore?
Il termine di prescrizione di cinque anni inizia a decorrere non da un singolo evento, ma dal momento in cui il creditore ha, o avrebbe dovuto avere con l’ordinaria diligenza, una conoscenza sufficiente e ragionevolmente certa sia del danno (l’incapienza del debitore) sia della sua riconducibilità a un fatto illecito di un terzo.

Con la cessione di un credito si trasferisce automaticamente anche il diritto di chiedere i danni a terzi?
No. Il diritto a chiedere il risarcimento per un danno extracontrattuale (ex art. 2043 c.c.) che ha causato l’insolvenza del debitore è un diritto autonomo e distinto dal credito. Pertanto, non si trasferisce automaticamente al cessionario insieme al credito, a meno che non sia specificamente incluso nell’atto di cessione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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