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Responsabilità extracontrattuale: quando è esclusa?

Un’azienda manifatturiera, che occupava un capannone in comodato gratuito, ha subito danni per un’inondazione dovuta a problemi al tetto. Ha citato in giudizio la società di leasing proprietaria dell’immobile per responsabilità extracontrattuale. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. La responsabilità della proprietaria è stata esclusa perché l’occupazione dell’immobile era avvenuta senza la sua autorizzazione e l’azienda utilizzatrice era pienamente consapevole dei rischi, avendoli volontariamente assunti.

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Responsabilità Extracontrattuale: Esclusa se si Accetta il Rischio

L’ordinanza in esame affronta un caso complesso di responsabilità extracontrattuale, chiarendo i limiti del diritto al risarcimento quando chi subisce il danno occupa un immobile in modo illegittimo e consapevole dei pericoli. La Corte di Cassazione, con una decisione netta, stabilisce che la volontaria assunzione del rischio può escludere la responsabilità del proprietario, anche a fronte di un danno evidente.

I Fatti di Causa

Una società concessionaria, che aveva in leasing un capannone industriale da una società proprietaria, lo concedeva in comodato d’uso gratuito a un’azienda manifatturiera. Questa concessione avveniva mentre era già in corso una controversia tra proprietaria e concessionaria per problemi di infiltrazioni d’acqua nell’immobile. Dopo alcuni lavori provvisori sul tetto, un violento temporale causava un’inondazione, danneggiando i beni dell’azienda manifatturiera e interrompendone l’attività produttiva.

L’azienda danneggiata citava quindi in giudizio la società proprietaria, chiedendo il risarcimento per i danni patrimoniali e non patrimoniali subiti, invocando la responsabilità extracontrattuale ai sensi dell’art. 2043 c.c. La richiesta veniva però respinta sia in primo grado sia in appello. La Corte d’Appello, in particolare, motivava il rigetto sottolineando che l’azienda manifatturiera si era insediata nell’immobile senza l’autorizzazione della proprietaria e, soprattutto, nella piena consapevolezza delle sue condizioni di pericolosità, come descritto nello stesso contratto di comodato.

Il Ricorso per Cassazione e la Responsabilità Extracontrattuale

L’azienda manifatturiera ricorreva in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Violazione dell’art. 2043 c.c.: Si sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nell’escludere la responsabilità solo per l’assenza di un rapporto giuridico diretto, dimenticando che la responsabilità extracontrattuale presuppone proprio la mancanza di un vincolo contrattuale.
2. Omessa applicazione dell’art. 2053 c.c.: Si lamentava la mancata applicazione della norma specifica sulla responsabilità del proprietario per la rovina di edificio.
3. Vizi di motivazione: Si contestava il rigetto delle richieste istruttorie con motivazione apparente e l’omesso esame di fatti decisivi.

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni della ricorrente.

Sul primo motivo, i giudici hanno chiarito che la ratio decidendi della Corte d’Appello non era la semplice assenza di un contratto, ma il carattere illegittimo dell’occupazione e la volontaria assunzione del rischio. L’azienda si era insediata in un bene altrui senza il consenso della proprietaria e accettando consapevolmente il pericolo di danni derivanti da vizi noti. Il motivo di ricorso, non contestando questo specifico ragionamento, è stato giudicato inammissibile per mancanza di pertinenza.

Sul secondo motivo, relativo all’art. 2053 c.c., la Corte ha rilevato che si trattava di una questione nuova, mai sollevata nei precedenti gradi di giudizio. Introdurre in Cassazione una nuova causa petendi (la responsabilità per rovina di edificio, che ha presupposti diversi dalla colpa generica ex art. 2043 c.c.) non è consentito, poiché richiederebbe accertamenti di fatto preclusi in sede di legittimità.

Infine, il terzo motivo è stato ritenuto inammissibile in quanto consequenziale. Una volta esclusa in radice la responsabilità della proprietaria (an debeatur), ogni discussione sulle prove relative all’ammontare del danno (quantum debeatur) diventa irrilevante.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, evidenzia l’importanza cruciale di impugnare correttamente la ratio decidendi di una sentenza: un ricorso che non centra il nucleo della motivazione è destinato all’inammissibilità. In secondo luogo, ribadisce un principio fondamentale in tema di responsabilità extracontrattuale: chi si pone volontariamente in una situazione di pericolo, accettando i rischi connessi all’uso di un bene che sa essere difettoso e occupandolo per di più senza titolo legittimo nei confronti del proprietario, non può poi pretendere da quest’ultimo il risarcimento dei danni che ne derivano. La condotta del danneggiato assume, in questo contesto, un’efficacia causale esclusiva nell’aver prodotto il danno.

Il proprietario di un immobile è sempre responsabile per i danni causati a chi lo occupa?
No. In questo caso, la Corte ha escluso la responsabilità perché l’azienda che ha subito il danno occupava l’immobile in modo illegittimo (all’insaputa e senza autorizzazione della proprietaria) e si era volontariamente assunta il rischio, essendo a conoscenza delle condizioni di pericolosità dell’edificio.

È possibile introdurre una nuova base giuridica per la propria richiesta (es. Art. 2053 c.c. invece di Art. 2043 c.c.) per la prima volta in Cassazione?
No. La Corte ha dichiarato inammissibile questa richiesta perché l’invocazione di una norma diversa, che presuppone fatti costitutivi differenti (come la responsabilità per rovina di edificio), non è una semplice diversa qualificazione giuridica ma una domanda nuova, inammissibile nel giudizio di legittimità.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Principalmente perché i motivi proposti non contestavano la reale motivazione della sentenza d’appello (la ratio decidendi), basata sull’occupazione illegittima e sulla volontaria assunzione del rischio da parte del danneggiato. Inoltre, sono state sollevate questioni giuridiche nuove e le censure sulle prove erano irrilevanti una volta esclusa la responsabilità in linea di principio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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