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Responsabilità disciplinare notaio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione conferma la sanzione disciplinare di sei mesi di sospensione a un notaio per molteplici violazioni, tra cui l’aver operato al di fuori degli studi autorizzati, aver rogato atti di compravendita basati su usucapione non accertata giudizialmente e aver trasferito immobili rurali non correttamente censiti al catasto. La sentenza ribadisce l’elevato dovere di diligenza che grava sul professionista, sottolineando come la responsabilità disciplinare del notaio sussista indipendentemente dalla validità civilistica dell’atto.

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La responsabilità disciplinare del notaio sotto la lente della Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato i rigorosi doveri professionali dei notai, facendo luce su aspetti cruciali della loro attività. La decisione analizza in profondità la responsabilità disciplinare del notaio, confermando una sanzione di sospensione per violazioni relative alla sede di lavoro, alla gestione di compravendite basate su usucapione non accertata e agli obblighi di conformità catastale. Questo caso offre spunti fondamentali per comprendere i confini dell’operato notarile e le conseguenze di una condotta non conforme.

I Fatti del Caso: le contestazioni al professionista

Un notaio veniva sanzionato dalla Commissione Regionale di Disciplina con un avvertimento e una sospensione di sei mesi per tre distinti addebiti:
1. Violazione del principio di unicità dello studio secondario: Il professionista aveva mantenuto più di uno studio secondario e rogato numerosi atti in luoghi diversi dalla sede principale e dall’ufficio secondario autorizzato, inclusi istituti bancari.
2. Atti di compravendita con provenienza da usucapione non accertata: Aveva ricevuto diversi atti di vendita di immobili in cui la proprietà del venditore derivava da un’usucapione dichiarata ma non accertata giudizialmente, omettendo in alcuni casi la garanzia per evizione.
3. Violazione degli obblighi catastali: Aveva stipulato due atti di trasferimento di terreni su cui insistevano fabbricati rurali censiti al Catasto Terreni ma non al Catasto Fabbricati, nonostante fossero in stato di collabenza.

Il notaio impugnava la decisione, ma la Corte d’Appello rigettava il reclamo, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del notaio su tutti i fronti, confermando integralmente le sanzioni. L’analisi dei singoli motivi di ricorso chiarisce la posizione della giurisprudenza su temi di grande rilevanza pratica.

Responsabilità disciplinare del notaio e l’apertura di più studi secondari

Sul primo punto, la Corte ha stabilito che la valutazione sulla “ricorrenza” degli atti stipulati fuori sede è un apprezzamento di fatto. La Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto che un numero di 112 atti in sei mesi, pari al 18% della produttività annuale, non fosse una percentuale “irrisoria o trascurabile”, ma un’attività consistente che violava le norme deontologiche e la Legge Notarile sulla sede di lavoro.

La questione degli atti di compravendita con usucapione non accertata

Questo è forse il punto più delicato. La Cassazione ha ribadito che il dovere di diligenza del notaio non si esaurisce nel ruolo di “passivo registratore” delle dichiarazioni delle parti. Il professionista deve svolgere un’attività preparatoria adeguata, avvalendosi di tutti gli strumenti disponibili (visure catastali, ispezioni ipotecarie) per raggiungere una “ragionevole certezza” sulla provenienza del bene. Anche se l’atto basato su un’usucapione non accertata non è di per sé nullo civilisticamente, la condotta del notaio che non esegue le dovute verifiche per tutelare l’acquirente integra una violazione disciplinare. L’autonomia della responsabilità disciplinare del notaio rispetto alla validità dell’atto è un principio cardine ribadito dalla Corte.

Gli obblighi catastali per i fabbricati rurali collabenti

Infine, riguardo ai fabbricati rurali, la Corte ha respinto la tesi del notaio. L’art. 29, comma 1-bis, della L. 52/1985 impone, a pena di nullità, l’identificazione catastale e la conformità dei dati per tutti i trasferimenti di fabbricati. Lo stato di collabenza (rudere) non esonera da tale obbligo. L’atto rogato in violazione di questa norma è nullo, e la sua stipula costituisce un illecito disciplinare consumato nel momento stesso della firma. La possibilità, introdotta successivamente, di “confermare” l’atto sanando la nullità, non elimina la responsabilità del notaio per la violazione originaria.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano sul principio fondamentale che il notaio è un garante della certezza dei traffici giuridici e della fede pubblica. La sua funzione non può essere ridotta a una mera formalità. La responsabilità professionale e disciplinare si incentra sul rispetto dei doveri di diligenza, correttezza e preparazione, che sono posti a presidio dell’interesse pubblico e della tutela delle parti, in particolare della parte più debole del contratto, come l’acquirente. La Corte ha sottolineato che le norme deontologiche e quelle della Legge Notarile devono essere interpretate in modo rigoroso per assicurare la serietà e l’affidabilità del sistema.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per la categoria notarile, riaffermando che la responsabilità disciplinare del notaio è un pilastro fondamentale della professione. Il rispetto delle norme non è solo una questione formale, ma sostanziale, legata alla tutela degli interessi delle parti e alla certezza del diritto. La decisione chiarisce che il notaio deve agire con la massima diligenza, andando oltre le dichiarazioni delle parti e compiendo tutte le verifiche necessarie per garantire la sicurezza giuridica delle transazioni immobiliari, anche in contesti complessi come quelli relativi a provenienze da usucapione o a immobili con particolari status catastali.

Un notaio può stipulare atti in luoghi diversi dal proprio studio?
Sì, ma in modo occasionale e non ricorrente. La stipula sistematica di un numero considerevole di atti al di fuori della sede principale o dell’unico studio secondario autorizzato costituisce una violazione disciplinare, poiché contravviene al principio di unicità della sede secondaria.

Qual è la responsabilità disciplinare del notaio in caso di vendita di un immobile la cui provenienza è un’usucapione non dichiarata dal giudice?
Il notaio incorre in responsabilità disciplinare se non svolge un’adeguata attività di verifica per accertare con ragionevole certezza la fondatezza della dichiarata usucapione. Il suo dovere di diligenza impone di utilizzare tutti gli strumenti disponibili (visure, ispezioni) per garantire la sicurezza dell’acquisto, non potendosi limitare a registrare la dichiarazione del venditore.

È obbligatorio censire al Catasto Fabbricati un immobile rurale in stato di collabenza (rudere) prima di venderlo?
Sì. Secondo la Cassazione, la legge impone, a pena di nullità dell’atto, l’identificazione catastale e la dichiarazione di conformità allo stato di fatto per tutti i fabbricati. Lo stato di rudere (collabenza) non esonera da questo obbligo, e la stipula di un atto senza tali requisiti costituisce un illecito disciplinare per il notaio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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