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Responsabilità della banca per promotore: il caso

Un istituto di credito è stato ritenuto responsabile per le azioni fraudolente di un suo ex promotore finanziario. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna, sottolineando che la banca non aveva adeguatamente informato la cliente della cessazione del rapporto con il promotore. Tuttavia, il risarcimento è stato dimezzato a causa del concorso di colpa della risparmiatrice, che aveva fornito al promotore i propri codici di home banking. Questa decisione chiarisce i confini della responsabilità della banca e l’importanza della prudenza del cliente.

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Responsabilità della Banca per Fatto del Promotore: Analisi di un Caso di Concorso di Colpa

La questione della responsabilità della banca per gli atti illeciti commessi dai propri promotori finanziari è un tema centrale nel diritto bancario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti, analizzando un caso in cui un promotore ha continuato ad operare ai danni di una cliente anche dopo la cessazione del suo rapporto con l’istituto di credito. La decisione mette in luce non solo gli obblighi della banca, ma anche le conseguenze della negligenza del cliente.

I Fatti: una Fiducia Tradita e un Ammanco sul Conto

Una risparmiatrice aveva sottoscritto nel 2008 un contratto quadro per la negoziazione di titoli con un primario istituto bancario, affidandosi a un promotore finanziario dipendente della banca. Per anni, il rapporto è proseguito con numerose operazioni di acquisto e vendita. Tuttavia, nel 2013, dopo l’allontanamento del promotore, la cliente scopriva un ingente ammanco di denaro dal suo conto di deposito.

Emergeva che il promotore, anche dopo la formale cessazione del suo rapporto con la banca (avvenuta nel 2011), aveva continuato a gestire il patrimonio della cliente, approfittando della fiducia da lei riposta e, soprattutto, del fatto che la cliente gli avesse incautamente fornito i codici segreti per accedere al servizio di home banking.

La Decisione della Corte d’Appello: Responsabilità della Banca e Colpa del Cliente

La Corte d’Appello, riformando parzialmente la sentenza di primo grado, aveva condannato la banca a risarcire la cliente per una somma di circa 87.000 euro. I giudici hanno ritenuto sussistente il “nesso di occasionalità necessaria” tra la condotta del promotore e l’attività della banca. Quest’ultima, infatti, non aveva esercitato un controllo efficace sull’operato del suo incaricato e, soprattutto, non aveva mai informato la cliente della cessazione del rapporto con il promotore, inducendola a credere che egli agisse ancora in nome e per conto dell’istituto.

Tuttavia, la Corte territoriale ha anche riconosciuto una colpa paritaria della cliente, riducendo del 50% il suo diritto al risarcimento. La sua condotta è stata definita di “imperdonabile imprudenza” per aver consegnato al promotore i codici personali di home banking, consentendogli di operare liberamente sul suo conto.

L’Analisi della Cassazione e la piena Responsabilità della Banca

L’istituto di credito ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo di non essere responsabile poiché il rapporto con il promotore era cessato anni prima degli ammanchi più rilevanti. La banca affermava che la cliente era a conoscenza di tale cessazione e che la sua condotta negligente aveva interrotto ogni nesso causale.

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso della banca inammissibile. I giudici supremi hanno chiarito che il ricorso non contestava efficacemente la motivazione della Corte d’Appello, la quale aveva stabilito che la banca non aveva mai fornito prova di aver informato la cliente della fine del rapporto con il promotore. Tentare di dimostrare il contrario in Cassazione equivale a chiedere un riesame dei fatti, compito precluso alla Suprema Corte. Pertanto, la responsabilità della banca è stata confermata sulla base del principio dell’apparenza del diritto e della tutela dell’affidamento del cliente.

Anche il ricorso incidentale della cliente, che contestava la riduzione del risarcimento, è stato dichiarato inefficace perché presentato fuori termine.

Le Motivazioni

La motivazione centrale della decisione risiede nella distinzione tra il giudizio di fatto e il giudizio di diritto. La Corte d’Appello aveva accertato, con una valutazione delle prove non sindacabile in sede di legittimità, che la cliente non era stata messa in condizione di sapere che il promotore non lavorava più per la banca. In assenza di una comunicazione chiara da parte dell’istituto, quest’ultimo rimane responsabile per l’apparenza creata, che ha indotto la cliente a continuare a fidarsi del promotore. La responsabilità oggettiva prevista dall’art. 31 del Testo Unico della Finanza (TUF) mira proprio a proteggere i risparmiatori, ponendo a carico dell’intermediario i rischi derivanti dall’attività dei suoi incaricati, anche quando questi agiscono oltre i loro limiti.

Al contempo, la Cassazione ha avallato la decisione di merito sul concorso di colpa, ribadendo che la valutazione sulla gravità della condotta del danneggiato e sulla sua incidenza causale spetta al giudice di merito e non può essere ridiscussa in Cassazione se logicamente motivata.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti lezioni. Per gli istituti di credito, sottolinea l’obbligo non solo di vigilare attentamente sull’operato dei propri promotori, ma anche di comunicare in modo formale ed inequivocabile alla clientela l’eventuale cessazione del rapporto di collaborazione. L’omissione di tale informazione può estendere la responsabilità della banca anche per fatti commessi dall’ex incaricato. Per i risparmiatori, invece, emerge un chiaro monito sull’importanza della diligenza: la consegna di credenziali personali e segrete, come i codici di home banking, costituisce una grave negligenza che può ridurre significativamente, o in casi estremi azzerare, il diritto al risarcimento del danno.

La banca è responsabile per il danno causato da un suo ex promotore finanziario anche dopo la fine del rapporto lavorativo?
Sì, la banca può essere ritenuta responsabile se non ha adeguatamente informato il cliente della cessazione del rapporto con il promotore, inducendolo a credere che quest’ultimo agisse ancora per conto della banca. La responsabilità si fonda sulla tutela dell’affidamento del cliente e sul principio dell’apparenza giuridica.

Fornire i codici dell’home banking al promotore finanziario può ridurre il risarcimento del danno?
Sì. Secondo la sentenza, consegnare le proprie credenziali personali e segrete costituisce una “imperdonabile imprudenza” e una grave negligenza. Tale comportamento configura un concorso di colpa del cliente che può portare a una significativa riduzione del risarcimento, nel caso specifico del 50%.

Perché il ricorso della banca è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di contestare errori nell’applicazione della legge da parte della Corte d’Appello, mirava a ottenere un riesame dei fatti e delle prove. La Corte di Cassazione non può rivalutare nel merito come si sono svolti i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione delle norme giuridiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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