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Responsabilità della banca per diamanti: la sentenza

La Corte d’Appello ha ritenuto un istituto di credito responsabile per i danni subiti da un cliente a seguito dell’acquisto di diamanti da investimento, proposti dalla banca stessa ma venduti da una società terza. La sentenza ha stabilito la piena responsabilità della banca in virtù del ‘contatto sociale qualificato’, riformando la decisione di primo grado sulla prescrizione. La Corte ha chiarito che il termine per richiedere il risarcimento decorre non dall’acquisto, ma dal momento in cui il cliente ha avuto concreta conoscenza del danno, coincidente con il fallimento della società venditrice. Di conseguenza, la banca è stata condannata al risarcimento integrale del danno, comprensivo anche degli acquisti più datati.

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Pubblicato il 3 luglio 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile

Diamanti in banca: quando scatta la responsabilità dell’istituto?

La questione della responsabilità della banca nella vendita di prodotti di investimento anomali, come i diamanti, è da anni al centro di un acceso dibattito legale. Una recente sentenza della Corte d’Appello ha fornito chiarimenti cruciali, affermando la piena responsabilità di un istituto di credito per aver indotto un cliente ad acquistare diamanti a un prezzo gonfiato, e stabilendo un principio fondamentale sul momento da cui far decorrere la prescrizione per il risarcimento del danno.

I Fatti: L’Acquisto dei Diamanti in Banca

Un risparmiatore, fidandosi del rapporto con il proprio istituto di credito, veniva convinto ad acquistare, in più riprese tra il 2008 e il 2011, alcuni diamanti definiti ‘da investimento’. La banca presentava l’operazione come sicura e redditizia, fornendo materiale informativo che mostrava una crescita costante del valore delle pietre. In realtà, la banca agiva come mera intermediaria per una società terza, vera venditrice dei diamanti, il cui valore era stato notevolmente sovrastimato.

Quando la truffa è emersa a livello nazionale, culminando nel fallimento della società venditrice, il cliente ha citato in giudizio la banca per ottenere il risarcimento dei danni. Il Tribunale di primo grado aveva riconosciuto la responsabilità dell’istituto ma aveva dichiarato prescritti i diritti relativi ai primi acquisti, condannando la banca solo per una parte del danno.

La Decisione dei Giudici: Analisi della Sentenza

La Corte d’Appello ha ribaltato parzialmente la decisione precedente, accogliendo l’appello del cliente e respingendo quello della banca. I giudici hanno confermato la responsabilità della banca, ma hanno ricalcolato il termine di prescrizione, portando a una condanna per l’intero danno subito dal risparmiatore.

La Responsabilità della Banca per ‘Contatto Sociale Qualificato’

Il punto centrale della decisione è il riconoscimento di una responsabilità contrattuale della banca, non basata sul contratto di compravendita dei diamanti (di cui la banca non era parte), ma sul cosiddetto ‘contatto sociale qualificato’. La Corte ha stabilito che il rapporto di fiducia e consulenza tra banca e cliente genera obblighi di protezione, informazione e correttezza. Proponendo un investimento e rassicurando il cliente sulla sua bontà, la banca ha violato questi obblighi, inducendolo a un acquisto dannoso. Questa violazione è equiparata a un inadempimento contrattuale.

La Questione Cruciale della Prescrizione: il ‘Dies a Quo’

La parte più innovativa della sentenza riguarda la prescrizione. Il Tribunale l’aveva fatta decorrere dalla data di ogni singolo acquisto. La Corte d’Appello, invece, ha aderito a un orientamento più recente e favorevole al danneggiato. Ha stabilito che il ‘dies a quo’, ovvero il giorno da cui parte il conteggio della prescrizione, non è quello in cui si verifica il fatto illecito, ma quello in cui il danneggiato ha (o avrebbe potuto avere con l’ordinaria diligenza) una percezione concreta e oggettiva del danno subito e della sua riconducibilità alla condotta altrui. In questo caso, tale momento è stato identificato con la data della dichiarazione di fallimento della società venditrice dei diamanti, evento che ha reso palese e innegabile il danno e la natura ingannevole dell’operazione.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte ha motivato la propria decisione sottolineando che la banca ha svolto un ruolo fondamentale di intermediario, violando gli obblighi di protezione e buona fede che nascono dal rapporto fiduciario con il cliente. L’informativa fornita non solo era carente, ma si è rivelata del tutto inattendibile, basata su resoconti fittizi. Per quanto riguarda la prescrizione, i giudici hanno ritenuto che fino al manifestarsi del clamore mediatico e del fallimento della società terza, il cliente non avesse elementi sufficienti per accertare la dannosità dell’operazione e il ruolo di responsabilità assunto dalla banca. Pertanto, solo da quel momento il suo diritto al risarcimento poteva essere effettivamente esercitato, e da lì doveva decorrere il termine decennale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza rafforza la tutela dei consumatori nei confronti degli istituti di credito. Stabilisce con chiarezza due principi fondamentali: primo, la banca è responsabile per i danni derivanti da investimenti che promuove, anche se non è la venditrice diretta, a causa degli obblighi che derivano dal ‘contatto sociale qualificato’. Secondo, e di grande importanza pratica, il termine per agire in giudizio per un danno non immediatamente percepibile decorre solo dal momento della sua effettiva scopribilità. Questo impedisce che il diritto al risarcimento si estingua prima ancora che la vittima sia consapevole di averlo subito.

Una banca può essere ritenuta responsabile per la vendita di un prodotto di una società terza?
Sì. La sentenza stabilisce che la banca è responsabile a titolo di ‘contatto sociale qualificato’. Il rapporto di fiducia con il cliente impone obblighi di protezione e informazione. Se la banca promuove un investimento, deve garantirne la correttezza, e la violazione di questi obblighi la rende responsabile dei danni, anche se il contratto di vendita è con un’altra società.Da quando inizia a decorrere la prescrizione per un danno da investimento ingannevole?
Secondo la Corte d’Appello, la prescrizione non decorre dalla data dell’acquisto, ma dal momento in cui il danneggiato ha avuto una conoscenza concreta ed effettiva del danno e della sua gravità. Nel caso esaminato, questo momento è stato identificato nella data del fallimento della società che vendeva i diamanti, un evento che ha reso palese l’inganno.

Il danno è considerato reale anche se il cliente non ha ancora venduto i diamanti svalutati?
Sì. La Corte ha respinto la tesi della banca secondo cui il danno era solo potenziale. Il danno è considerato attuale e concreto, e consiste nella differenza tra il prezzo pagato per l’acquisto e l’effettivo, e molto inferiore, valore dei beni al momento dell’acquisto. La facoltà di vendere o meno i beni in futuro è una scelta discrezionale del cliente che non incide sulla sussistenza del danno già patito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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