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Responsabilità della banca: nesso con il promotore

La Cassazione conferma la responsabilità della banca per la truffa di un promotore finanziario ai danni di un cliente. È stato ritenuto sussistente il nesso di occasionalità necessaria tra l’illecito e le mansioni del promotore, nonostante le modalità anomale di trasferimento fondi, poiché il cliente ha agito sulla base della fiducia riposta nel rapporto con la banca.

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La Responsabilità della Banca per l’Illecito del Promotore Finanziario

La questione della responsabilità della banca per gli atti illeciti compiuti dai propri promotori finanziari è un tema cruciale nel diritto bancario. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ha recentemente ribadito principi consolidati, chiarendo fino a che punto l’istituto di credito debba rispondere delle somme sottratte da un suo consulente a un cliente. La decisione si concentra sul concetto di “nesso di occasionalità necessaria”, fondamentale per stabilire il collegamento tra l’attività del promotore e l’illecito commesso.

I Fatti del Caso: La Sottrazione di Fondi

Un risparmiatore aveva affidato una somma di 80.000 euro a un consulente finanziario di un noto istituto bancario, con l’accordo che tale importo sarebbe stato investito in prodotti finanziari. Il consulente, tuttavia, si appropriava indebitamente della somma, distraendola dalla sua destinazione pattuita. Il denaro era stato trasferito tramite sei bonifici bancari e quattro assegni. L’investitore, scoperto l’ammanco, agiva in giudizio contro il consulente e, in solido, contro la banca.

La Decisione della Corte d’Appello

In secondo grado, la Corte d’Appello aveva riformato la sentenza del Tribunale, condannando la banca a risarcire il cliente in solido con il promotore. Secondo i giudici, sussisteva un “nesso di occasionalità necessaria” tra l’illecito e le mansioni affidate al consulente. Tale nesso derivava dalla qualifica professionale spesa dal promotore, dai contratti di investimento sottoscritti dal cliente su modulistica della banca e dall’affidamento che il cliente aveva riposto nel consulente proprio in virtù del suo ruolo.

L’Analisi della Cassazione e la Responsabilità della Banca

L’istituto di credito ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su tre motivi principali: la violazione dell’art. 2049 c.c. per insussistenza del nesso di occasionalità, la nullità della sentenza per motivazione apparente e la violazione dell’art. 1227 c.c. per un presunto concorso di colpa del cliente. La Suprema Corte ha rigettato tutti i motivi, confermando la condanna.

Il Principio del Nesso di Occasionalità Necessaria

Il fulcro della decisione riguarda la responsabilità della banca ai sensi dell’art. 2049 c.c. (responsabilità dei padroni e dei committenti). La Corte ha ribadito che la banca risponde dei danni causati dal proprio incaricato quando il fatto illecito è connesso all’esercizio delle sue mansioni. Questo nesso non viene meno solo perché il promotore agisce per un fine personale, abusando dei suoi poteri. L’affidamento del cliente, generato dal rapporto tra la banca e il suo collaboratore, è l’elemento chiave.
La Corte ha specificato che il nesso causale si interrompe solo in due casi:
1. Quando il cliente può percepire chiaramente che il promotore agisce per scopi estranei a quelli della banca.
2. Quando il cliente è consapevolmente coinvolto nell’elusione delle regole o acconsente all’agire irregolare del promotore.

Nel caso di specie, le modalità di trasferimento del denaro (bonifici disposti online e assegni intestati al consulente), sebbene anomale, non sono state ritenute sufficienti a interrompere il nesso, poiché il danno è stato causato dal comportamento del consulente che, sfruttando la fiducia ingenerata dal suo ruolo, ha indotto il cliente a confidare nella corretta gestione delle somme.

L’Inammissibilità delle Altre Censure

La Cassazione ha giudicato infondato anche il motivo relativo alla motivazione apparente, ritenendo che la Corte d’Appello avesse spiegato in modo chiaro e comprensibile le ragioni della propria decisione. Infine, ha dichiarato inammissibile la censura sul concorso di colpa del cliente, poiché richiedeva una nuova valutazione dei fatti, preclusa in sede di legittimità. La Corte territoriale aveva già escluso una condotta colposa dell’investitore, non essendo emersi elementi di anomalia tali da far sorgere in lui un dovere di vigilanza.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato che mira a tutelare l’affidamento del risparmiatore. La banca, delegando l’attività di intermediazione a un proprio consulente, crea un’apparenza di affidabilità che giustifica la sua responsabilità oggettiva. Il fatto che il promotore utilizzi strumenti o modalità non conformi alle prassi operative standard non è sufficiente a esonerare la banca, se tali azioni sono state rese possibili proprio dalla posizione di fiducia che il consulente ricopriva grazie al suo mandato. La Corte ha valorizzato elementi come la qualifica del consulente e l’uso di modulistica intestata alla banca quali fattori che hanno ingenerato nel cliente un legittimo affidamento sulla riferibilità dell’operato del promotore alla banca stessa.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione rafforza la tutela degli investitori, ponendo a carico degli intermediari finanziari una rigorosa responsabilità per l’operato dei loro collaboratori. La decisione sottolinea che la responsabilità della banca non è esclusa da eventuali negligenze formali o anomalie nelle modalità di pagamento, a meno che non si provi una connivenza o una colpa grave e inescusabile del cliente. Gli istituti di credito sono quindi chiamati a un’attenta vigilanza sui propri promotori, poiché il rischio di condotte illecite ricade primariamente sulla loro sfera patrimoniale.

Quando una banca è responsabile per l’atto illecito del suo promotore finanziario?
La banca è responsabile quando l’illecito del promotore è connesso da un “nesso di occasionalità necessaria” alle mansioni affidategli. Ciò accade quando le mansioni hanno reso possibile o agevolato l’atto dannoso, a causa dell’affidamento che il cliente ripone nel rapporto tra il promotore e la banca stessa.

L’uso di metodi di pagamento anomali, come assegni intestati direttamente al promotore, esclude la responsabilità della banca?
No. Secondo la Corte, tali modalità non sono di per sé sufficienti a interrompere il nesso di causalità e quindi a escludere la responsabilità della banca, se il promotore ha sfruttato la fiducia derivante dal suo ruolo per indurre il cliente a utilizzarle.

La negligenza del cliente, come la mancata custodia delle credenziali di home banking, può ridurre o escludere la responsabilità della banca?
No, non necessariamente. La Corte ha ritenuto che, in assenza di prove di un comportamento doloso o gravemente colposo del cliente, o di anomalie tali da far sorgere un evidente dovere di vigilanza, la responsabilità rimane in capo alla banca. Nel caso specifico, la condotta del cliente non è stata considerata tale da interrompere il nesso causale o da configurare un concorso di colpa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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