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Responsabilità del mandatario: la Cassazione decide

Una società cooperativa stipula un contratto con una banca per il trasporto valori, avvalendosi di un’altra società per le aree fuori competenza. Quest’ultima si appropria di oltre 3 milioni di euro. La banca agisce contro la cooperativa, che viene condannata in primo e secondo grado. La Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ritiene la questione sulla natura della clausola di piena responsabilità del mandatario di particolare rilevanza, rinviando la causa a pubblica udienza per una decisione approfondita.

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Responsabilità del Mandatario: Quando la Garanzia Diventa un Rischio

L’analisi di una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui complessi confini della responsabilità del mandatario quando si avvale di terzi per eseguire un incarico. Il caso, che vede contrapposti un istituto bancario e una società di servizi, solleva questioni giuridiche di notevole importanza, in particolare sulla validità delle clausole contrattuali che estendono la responsabilità oltre i limiti previsti dal Codice Civile.

I Fatti del Caso

Nel 2013, un istituto di credito stipulava un contratto con una società cooperativa di servizi per la fornitura e gestione del trasporto e trattamento valori. L’accordo prevedeva che la società cooperativa potesse avvalersi di istituti terzi per operare in ambiti territoriali diversi da quelli di sua diretta competenza. Tuttavia, il contratto specificava che la cooperativa sarebbe rimasta l’unica controparte della banca, assumendosi la “piena e diretta responsabilità” anche per l’operato dei terzi.

In esecuzione del contratto, la società cooperativa incaricava una terza società di vigilanza per i servizi in alcune province. Questa terza società, però, ometteva di restituire una somma ingente, pari a oltre 3,2 milioni di euro, causando una perdita rilevante per la banca.

Di conseguenza, la banca citava in giudizio la società cooperativa, chiedendo il risarcimento del danno sulla base della responsabilità per il fatto del terzo, come stabilito dalle clausole contrattuali. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello davano ragione alla banca, condannando la cooperativa al pagamento della somma perduta.

La Questione Giuridica e la Responsabilità del Mandatario

Il fulcro della difesa della società cooperativa, nel ricorso per cassazione, verteva sulla presunta nullità della clausola che le addossava la piena responsabilità. Secondo i suoi legali, tale pattuizione, derogando all’articolo 1715 del Codice Civile (che regola la responsabilità del mandatario per le obbligazioni dei terzi), si configurava come un negozio di garanzia atipico. In quanto tale, avrebbe dovuto rispettare il requisito imperativo dell’articolo 1938 c.c., che impone la fissazione di un importo massimo garantito per le obbligazioni future, pena la nullità.

La Corte d’Appello aveva rigettato questa tesi, sostenendo che la clausola non fosse qualificabile come garanzia, ma come un’assunzione diretta di un’obbligazione di risultato: assicurare alla banca la corretta esecuzione dei servizi, indipendentemente da chi li svolgesse materialmente. Si trattava, secondo i giudici di merito, di un “unico impegno” contrattuale e non di una garanzia accessoria a un’obbligazione altrui.

Le Motivazioni dell’Ordinanza della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la presente ordinanza interlocutoria, non ha deciso nel merito, ma ha riconosciuto l’estrema rilevanza e complessità delle questioni sollevate. I giudici hanno ritenuto che il caso meriti una trattazione in pubblica udienza, un passaggio riservato alle cause che sollevano dubbi interpretativi di particolare importanza. La Corte ha individuato alcuni punti chiave da approfondire:

1. La portata della deroga all’art. 1715 c.c.: È necessario chiarire fino a che punto le parti possano, tramite un “patto contrario”, derogare alla regola generale che limita la responsabilità del mandatario senza rappresentanza per l’inadempimento dei terzi con cui contratta.
2. La qualificazione del “patto contrario” come garanzia: Bisogna stabilire se una clausola di piena responsabilità possa essere considerata un negozio di garanzia autonomo, soggetto quindi ai limiti imperativi previsti dalla legge, come quello dell’importo massimo garantito (art. 1938 c.c.).
3. L’oggetto dell’obbligazione: Si deve determinare se la clausola in questione si limiti a escludere l’irresponsabilità del mandatario o se arrivi a modificare l’oggetto stesso del mandato, trasformandolo in un’obbligazione di risultato garantito.

Le Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria della Cassazione sospende il giudizio finale, ma delinea un percorso di riflessione fondamentale per il diritto commerciale e dei contratti. La decisione che verrà presa in pubblica udienza avrà implicazioni significative per tutte le aziende che operano tramite subappaltatori o mandatari. Stabilirà con maggiore chiarezza come redigere clausole sulla responsabilità per il fatto del terzo, bilanciando l’autonomia contrattuale delle parti con le norme imperative a tutela del garante. Per ora, il caso evidenzia l’importanza di una redazione contrattuale precisa e consapevole dei rischi legali, specialmente quando si trasferisce l’esecuzione di parte delle prestazioni a soggetti terzi.

Un contraente può essere ritenuto pienamente responsabile per l’inadempimento di un subappaltatore?
Sì, secondo le corti di merito, se nel contratto è stata inserita una clausola specifica che prevede la piena e diretta responsabilità del contraente principale anche per l’operato dei terzi di cui si avvale. La Cassazione, tuttavia, ha ritenuto la questione meritevole di un approfondimento per valutarne la natura e i limiti.

Una clausola di piena responsabilità per il fatto del terzo è considerata un contratto di garanzia?
Questa è la questione centrale. La Corte d’Appello ha escluso che si trattasse di una garanzia, qualificandola come un’assunzione diretta di un’obbligazione di risultato. La società ricorrente sostiene invece che sia una garanzia e, come tale, nulla se non prevede un importo massimo garantito (ex art. 1938 c.c.). La Cassazione dovrà pronunciarsi su questo punto.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La Corte non ha emesso una decisione finale sul caso. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha disposto il rinvio della causa a una pubblica udienza, ritenendo che le questioni giuridiche sollevate siano di “particolare rilevanza” e necessitino di una discussione approfondita prima di essere decise.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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