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Responsabilità del custode: quando sei esonerato?

Un’ordinanza della Cassazione analizza la responsabilità del custode in un complesso caso di incendio causato da una canna fumaria difettosa. La Corte annulla la decisione di merito che aveva esonerato i proprietari, chiarendo che la colpa di terzi (costruttore, direttore lavori) non costituisce automaticamente un caso fortuito. Viene sottolineata l’importanza di valutare la condotta del custode stesso, che con le sue azioni o omissioni può contribuire al danno, interrompendo il nesso causale con le colpe originarie.

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Responsabilità del custode: quando la colpa di terzi non basta a escluderla

La responsabilità del custode, disciplinata dall’articolo 2051 del Codice Civile, rappresenta una delle forme più severe di responsabilità oggettiva nel nostro ordinamento. Chiunque abbia in custodia un bene è tenuto a rispondere dei danni che questo provoca a terzi, a meno che non riesca a dimostrare l’intervento di un ‘caso fortuito’. Ma cosa succede quando il danno è originato da difetti di costruzione o installazione imputabili a terzi? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo complesso tema, chiarendo i limiti entro cui la colpa altrui può, o non può, liberare il proprietario.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un grave incendio divampato nell’immobile di una coppia di coniugi e propagatosi alla proprietà adiacente. Le indagini tecniche hanno rivelato che la causa del disastro era il malfunzionamento di una canna fumaria collegata a un termo-camino. L’installazione, eseguita non a regola d’arte, presentava gravi difetti strutturali: un travetto in legno era stato posizionato troppo vicino alla canna fumaria, portando alla sua combustione per pirolisi a causa delle alte temperature.

La situazione era ulteriormente complicata dalla pluralità di soggetti coinvolti: i proprietari dell’immobile, il loro vicino danneggiato, la società venditrice, il direttore dei lavori (che era anche amministratore della società venditrice), l’impresa costruttrice (poi fallita), la ditta che aveva collegato il termo-camino e rilasciato la certificazione, e diverse compagnie di assicurazione. Anni dopo l’acquisto e l’installazione, era stato effettuato anche un intervento di prolungamento della canna fumaria da parte di un soggetto non identificato, che aveva ulteriormente compromesso la sicurezza dell’impianto.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano riconosciuto la responsabilità della società venditrice, del direttore dei lavori e della ditta installatrice, ripartendo tra loro le colpe. Sorprendentemente, però, avevano escluso completamente la responsabilità del custode, ovvero dei proprietari dell’immobile. Secondo i giudici di merito, la colpa grave dei professionisti coinvolti nella costruzione e installazione dell’impianto costituiva un ‘caso fortuito’ sufficiente a interrompere il nesso causale e a liberare i proprietari da ogni addebito.

Le Motivazioni della Cassazione: una diversa analisi della responsabilità del custode

La Corte di Cassazione ha ribaltato questa impostazione, accogliendo i ricorsi del direttore dei lavori e dell’assicurazione del vicino. La sentenza di appello è stata cassata con rinvio, poiché basata su un’errata interpretazione dei principi che governano la responsabilità del custode.

L’Errata Applicazione del ‘Caso Fortuito’

Il punto centrale della decisione della Suprema Corte è la nozione di caso fortuito. I giudici hanno chiarito che il fatto colposo di un terzo non è di per sé sufficiente a integrare il caso fortuito. Per escludere la responsabilità del custode, è necessario che la condotta del terzo sia stata non solo la causa del danno, ma anche un evento oggettivamente imprevedibile e inevitabile per il custode stesso. Nel caso di specie, la Corte d’Appello non aveva verificato se i difetti, per quanto gravi, fossero tali da non poter essere scoperti o gestiti con l’ordinaria diligenza dai proprietari nel corso degli anni.

La Condotta del Proprietario e il Nesso Causale

La Cassazione ha inoltre censurato la totale omissione di valutazione della condotta dei proprietari. Erano trascorsi circa quattro anni tra l’acquisto dell’immobile e l’incendio. Durante questo periodo, i proprietari avevano utilizzato l’impianto e, soprattutto, era stato eseguito un intervento di modifica sulla canna fumaria che ne aveva invalidato la certificazione di conformità. Secondo la Corte, i giudici di merito avrebbero dovuto valutare se questo comportamento negligente (l’utilizzo di un impianto modificato e non a norma, unito alla mancata manutenzione) potesse aver avuto un’efficienza causale tale da:

1. Concorrere alla produzione del danno, riducendo il risarcimento a loro dovuto (ex art. 1227, comma 1, c.c.).
2. Interrompere il nesso causale con le colpe originarie del costruttore e dell’installatore, assurgendo a causa sopravvenuta da sola sufficiente a determinare l’evento (ex art. 41 c.p. e 1227, comma 2, c.c.).

La Corte d’Appello aveva liquidato queste circostanze come non provate o irrilevanti, una valutazione che la Cassazione ha ritenuto illogica e giuridicamente errata.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Cassazione si fondano sul principio che la responsabilità del custode ha natura oggettiva. Essa non si basa su una presunzione di colpa, ma sul semplice rapporto di custodia con la cosa che ha causato il danno. Il custode ha il dovere di controllare e vigilare sul bene per evitare che diventi fonte di pericolo per terzi. L’unico modo per liberarsi da questa responsabilità è la prova del caso fortuito, inteso come un fattore esterno, imprevedibile e irresistibile. La colpa del costruttore o dell’installatore, sebbene rilevante nei rapporti interni tra i corresponsabili, non assume automaticamente le caratteristiche del caso fortuito nei confronti dei terzi danneggiati. Inoltre, il trascorrere di un significativo lasso di tempo dalla consegna del bene e l’intervento di modifiche da parte del proprietario o di terzi da lui incaricati sono elementi cruciali che il giudice deve ponderare attentamente per stabilire la catena causale degli eventi.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: essere proprietario e custode di un bene comporta oneri di vigilanza e controllo non delegabili. La presenza di vizi originari non esonera il custode dal dovere di adottare tutte le cautele necessarie per prevenire danni, specialmente a seguito di modifiche o del semplice utilizzo prolungato nel tempo. La sentenza chiarisce che la valutazione della responsabilità deve essere dinamica e tenere conto di tutte le condotte, anche quelle del danneggiato/custode, che si sono inserite nella sequenza causale che ha portato all’evento dannoso. Il caso è stato quindi rinviato alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare l’intera vicenda applicando correttamente i rigorosi principi della responsabilità del custode.

La colpa di un terzo (come il costruttore o l’installatore) esclude automaticamente la responsabilità del proprietario di un immobile per i danni da esso causati?
No. Secondo la Corte di Cassazione, per escludere la responsabilità del custode, non basta dimostrare la colpa di un terzo, ma bisogna provare che tale condotta sia stata un evento oggettivamente imprevedibile e inevitabile per il custode stesso, configurandosi quindi come ‘caso fortuito’.

La condotta del proprietario, come una modifica non autorizzata a un impianto, può influenzare la sua responsabilità?
Sì, in modo decisivo. La Corte ha stabilito che la condotta del custode (come l’aver apportato modifiche a un impianto invalidandone la certificazione o la mancata manutenzione) deve essere attentamente valutata. Essa può essere considerata come un concorso di colpa che riduce il risarcimento o, addirittura, come una causa sopravvenuta da sola sufficiente a determinare il danno, interrompendo il nesso causale con le colpe originarie di terzi.

Cosa succede quando un giudice si discosta dalle conclusioni del consulente tecnico (CTU)?
Il giudice può discostarsi dalle conclusioni del CTU, ma deve fornire una motivazione adeguata, logica e non contraddittoria per spiegare le ragioni della sua diversa valutazione. In questo caso, la Cassazione ha ritenuto illogica e immotivata la decisione della Corte d’Appello di ignorare le risultanze della CTU riguardo l’efficienza causale dei comportamenti di tutte le parti, compresi i proprietari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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