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Responsabilità del custode: quando la colpa è tua

Una motociclista chiede il risarcimento per una caduta causata da una buca, ma la sua richiesta viene respinta in tutti i gradi di giudizio. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando che la condotta di guida imprudente della danneggiata ha interrotto il nesso causale, escludendo la responsabilità del custode della strada. La decisione sottolinea l’importanza della diligenza dell’utente della strada e dei requisiti formali per l’ammissibilità di un ricorso.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Responsabilità del Custode e Buche Stradali: Quando la Colpa è dell’Utente

La questione della responsabilità del custode per i danni derivanti da insidie stradali, come buche e dissesti, è un tema ricorrente nelle aule di tribunale. Gli utenti della strada si aspettano giustamente che le vie pubbliche siano sicure, ma cosa succede quando un incidente è causato anche da una disattenzione di chi guida? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, sottolineando come la condotta imprudente del danneggiato possa escludere completamente la responsabilità dell’ente proprietario della strada.

I Fatti del Caso: Una Caduta in Moto e la Richiesta di Risarcimento

Una motociclista cadeva rovinosamente a terra mentre percorreva una via cittadina. La causa, a suo dire, era una buca nel manto stradale, resa invisibile perché coperta da brecciolino. A seguito della caduta, riportava lesioni fisiche significative e decideva di citare in giudizio sia il Comune, quale ente proprietario della strada, sia una società incaricata dei lavori, per ottenere il risarcimento dei danni subiti. La tesi della donna si fondava sull’esistenza di un’insidia stradale imprevedibile e inevitabile.

Il Percorso Giudiziario: Dal Rigetto in Primo Grado alla Conferma in Appello

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano la domanda della motociclista. I giudici di merito hanno concluso che l’incidente non fosse da attribuire alle condizioni della strada, ma alla condotta colposa della stessa danneggiata.
Secondo la ricostruzione emersa in giudizio, l’incidente era avvenuto in pieno giorno, su un tratto di strada rettilineo e con traffico scarso. La buca si trovava in prossimità del margine destro della carreggiata, vicino al marciapiede. Di conseguenza, i giudici hanno ritenuto che la motociclista avesse scelto di transitare in un punto palesemente in cattive condizioni, pur avendo a disposizione il resto della carreggiata, libera e sicura. Questa scelta è stata giudicata imprudente e sufficiente a causare l’evento, rendendo la buca non la causa, ma una mera occasione dell’incidente.

La Decisione della Cassazione e la Responsabilità del Custode

La motociclista ha proposto ricorso per cassazione, ma la Suprema Corte lo ha dichiarato inammissibile, ponendo fine alla vicenda e confermando le decisioni dei gradi precedenti. Le ragioni della decisione sono duplici e toccano sia aspetti procedurali che di merito.

I Difetti Formali del Ricorso

In primo luogo, la Corte ha rilevato gravi carenze nella redazione dell’atto. Il ricorso era stato scritto in modo “atecnico” e non rispettava il principio di autosufficienza. In pratica, non esponeva in modo chiaro e completo i punti della sentenza d’appello che si intendevano contestare, limitandosi a una parafrasi commentata che non permetteva ai giudici di comprendere le censure senza dover consultare altri documenti. Questo vizio formale è stato sufficiente a renderlo inammissibile.

La Condotta Imprudente che Interrompe il Nesso Causale

Anche nel merito, la Corte ha ritenuto infondate le lamentele. La responsabilità del custode, prevista dall’articolo 2051 del Codice Civile, è una forma di responsabilità oggettiva che può essere esclusa solo dalla prova del “caso fortuito”. Il caso fortuito può essere integrato anche dalla condotta dello stesso danneggiato, quando questa sia così imprevedibile e anomala da rappresentare la vera causa del danno, interrompendo il nesso causale tra la cosa in custodia (la strada) e l’evento.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano sul fatto che la Corte d’Appello aveva correttamente valutato le prove. Era emerso che la strada era libera, la visibilità buona e la buca situata in una posizione marginale. La motociclista avrebbe potuto e dovuto evitarla usando la normale diligenza. La sua scelta di percorrere il ciglio della strada, noto per essere spesso meno curato, è stata considerata un comportamento imprudente che ha assunto il ruolo di causa esclusiva dell’incidente. In questi casi, la buca degrada da causa a semplice occasione dell’evento dannoso, e la responsabilità dell’ente custode viene meno.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la responsabilità del custode non è assoluta. L’utente della strada ha sempre un dovere di prudenza e attenzione. Se un pericolo è visibile, prevedibile ed evitabile, la colpa di un eventuale incidente ricade su chi non ha adottato le cautele necessarie per evitarlo. Per gli enti pubblici, ciò significa che, pur essendo tenuti alla manutenzione, non possono essere ritenuti responsabili per incidenti causati primariamente dalla negligenza degli utenti.

L’ente proprietario di una strada è sempre responsabile per i danni causati da una buca?
No. La responsabilità del custode (art. 2051 c.c.) può essere esclusa se l’incidente è causato da un “caso fortuito”, che può consistere anche nella condotta imprudente e imprevedibile del danneggiato. Se il pericolo era visibile ed evitabile con la normale diligenza, la responsabilità dell’ente viene meno.

Cosa significa che la condotta del danneggiato interrompe il nesso causale?
Significa che il comportamento della persona che subisce il danno è talmente imprudente da diventare la causa principale ed esclusiva dell’evento. In questo caso, la condizione della cosa (es. la buca) non è più la causa diretta del danno, ma solo l’occasione in cui si è verificato, e la responsabilità del custode è esclusa.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile per vari motivi, principalmente legati a vizi di forma. Come nel caso analizzato, ciò può accadere se il ricorso non rispetta i requisiti di legge, come il principio di autosufficienza, ovvero se non contiene tutti gli elementi necessari per permettere alla Corte di decidere senza dover consultare altri atti del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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